Il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si giocherà proprio tutto, come sembra aver dichiarato nella sua ultima conferenza stampa, sul referendum costituzionale, che presumibilmente si terrà a ottobre 2016? E’ un passaggio delicato quello che sta affrontando Renzi, tra questione bancaria e proteste che non si placano. In più, deve fare i conti con l’incertezza di una situazione economica dove la discesa della recessione si è fermata, ma i numeri positivi rappresentano soltanto dei “rimbalzini” e sono in media la metà del piccoli “rimbalzi” che si registrano in altri Paesi della stessa Europa. Ma pur con le critiche che si fanno a Renzi, con la sua spavalderia spesso fuori luogo, non si può negare che il presidente del Consiglio sia un “animale politico”, che ha saputo anche districarsi in questa confusione generale. Giulio Sapelli è docente di Storia economica nell’Università Statale di Milano, ma è soprattutto un grande personaggio che “mastica” economia e politica come pochi in questo avventurato Paese. E dice sempre la sua opinione a testa alta, con una libertà di giudizio e di pensiero, in un tono eretico rispetto al “parco buoi” (è un’immagine borsistica, che può oggi adattarsi al pensiero unico degli accademici e dei media economici) che ti coinvolge e ti costringe a ragionare.



Che ne pensa, professor Sapelli, di Renzi che punta tutto sul referendum costituzionale?

Non mi pare, non sarei così categorico. Io credo che Renzi in questo momento sia concentrato e preoccupato su queste prossime elezioni amministrative, sul passaggio del voto di primavera che può indubbiamente assumere un significato politico rilevante. Ci sono un paio di grandi città che vanno alle urne e che rappresentano un’incognita.



Personalmente pensavamo a Milano e alla situazione che si è sviluppata nel capoluogo lombardo.

Al contrario, io non credo che Renzi avrà problemi a Milano. Giuseppe Sala è un candidato che a me appare fortissimo. Mi sbilancio e sostengo che quasi sicuramente vincerà e diventerà sindaco. Sala è un personaggio che va bene a molti ambienti; non solo, sarà utile agli investimenti esteri. Non è quindi Milano il vero problema per Renzi. I problemi arrivano da Roma e poi da Napoli. Roma è un banco di prova non indifferente, dove se si dovesse votare adesso sarebbero i cinque stelle a vincere. Il risultato potrebbe avere delle conseguenze di vario genere.



Come poteva muoversi Renzi nella capitale, dopo tutto quello che è successo?

Poteva giocare una carta interessante: quella di Alfio Marchini. A mio parere Marchini poteva essere il Sala di Roma. Ha la competenza dei lavori consiliari, una certa rappresentatività, credo che conosca bene la macchina comunale. Certo, le possibilità di vittoria sono inferiori, a mio avviso, a quelle di Sala a Milano, ma il candidato si prestava alla prova.

C’è chi si domanda se il M5s non si stia sfilando da queste amministrative romane. 

Non lo so. Vedo che sta cambiando qualche cosa al suo interno, mi sembra che Grillo conti sempre di meno. I segnali ci sono.

 

Poi c’è la morte del centrodestra.

Sì, il centrodestra è proprio scomparso e questo è un problema non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale. Il centrodestra ha creato un vuoto politico impressionante nella politica italiana. Non c’è più e questo, ripeto, è un vero problema.

 

Resta quindi sul tappeto il “problema dei problemi”, quello della ripresa economica. Come si presenta la situazione?

E’ vero che si è fermata la recessione e che compaiono i primi numeri positivi, che rappresentano appunto dei “piccoli rimbalzi”, che sono in media la metà, come consistenza, di quelli che vediamo in altri Paesi europei. Ci sarà ancora una frenata dei Paesi emergenti, la Cina innanzitutto. Ma possiamo considerare che in questa fase si moltiplicheranno, con le nuove tecnologie, lavori e occasioni di crescita legate a piccole e medie aziende, soprattutto le nostre, quelle italiane. E’ un settore questo tipicamente anticiclico e può aiutare la realtà economica del nostro Paese. C’è quindi la possibilità di una ripresa un po’ più consistente. Intendiamoci, non siamo in una situazione facile, siamo passati dal sesto al nono posto nella graduatoria dei grandi Paesi. Ma qualche chance si può cogliere.

 

Come giudica complessivamente la politica del nostro presidente del Consiglio?

Io vedo molti chiaroscuri nel modo in cui si muove Renzi. Non c’è dubbio che abbia rotto alcuni tabù. Non c’è dubbio che abbia fatto bene a prendere posizione contro la politica dell’austerità, che in Europa si è predicata a vanvera e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E vanno fatte altre considerazioni sulla politica estera: buona la posizione sulla Libia, la difesa della nostra politica energetica e dell’Eni. Credo che Renzi veda politicamente bene le cose. Poi ha alcuni suggeritori. Oppure ascolta alcuni suggeritori che sarebbero quelli che dovrebbe realmente “rottamare”. 

 

Che significa, professore?

La smetta di “rottamare” politici, piuttosto “rottami” tutta la tecnocrazia che da Ciampi in avanti anche lui ha ereditato e che gli gira intorno.

 

Sulla situazione bancaria non sembra vedere bene le cose.

Non vede, o non gli spiegano bene, che ci sono realtà problematiche anche nella grandi banche, se si toglie la realtà di Intesa. Invece è intervenuto solo sulle piccole.

 

In questo momento, che ruolo può svolgere il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?

Mattarella rappresenta il ritorno alla normalità della funzione del presidente della Repubblica. E’ un uomo che capisce i problemi reali del Paese. Quindi il ruolo di Mattarella non può che essere ampiamente positivo.

 

(Gianluigi Da Rold)