“L’aspetto più clamoroso di questi primi cento giorni della giunta Raggi non è che M5s abbia commesso degli errori di inesperienza, ma che non è stato fatto assolutamente nulla a livello di governo della città, e questo mentre i problemi di Roma si aggravano sempre di più”. E’ il giudizio di Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, sull’attuale momento che sta attraversando l’amministrazione comunale guidata da Virginia Raggi. Venerdì il sindaco ha scelto il nuovo assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, e il suo collega alla Riorganizzazione delle partecipate, Massimo Colomban. Intanto si è venuto a sapere che l’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, è sotto inchiesta con l’accusa di abuso d’ufficio insieme a Giovanni Fiscon, direttore generale di Ama.



Dopo la nomina dei due nuovi assessori possiamo dire che la tempesta nelle acque romane si è placata?

Non credo che ci sarà altra tempesta rispetto alla formazione della giunta. Le nomine ci sono, e non so se partiranno altre iniziative per impallinare pure i due ultimi nominati. Spero per Roma che non sia così. Quello che è stato il capitolo peggiore della giunta Raggi dovremmo averlo superato.



Il comitato trasversale a favore delle Olimpiadi continuerà a fare nuove pressioni?

Ormai sono pressioni essenzialmente propagandistiche. Non sono un attento conoscitore dei meccanismi giuridici, di chi decide o come, però onestamente credo che la candidatura alle Olimpiadi sia una cosa sulla quale è stato messo un punto. Credo quindi che questi strascichi siano piuttosto una sacra rappresentazione. Mi fa un po’ ridere Roberto Giachetti che in consiglio comunale chiede scusa al Coni a nome dei romani, in quanto la trovo una cosa senza senso.

L’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, è indagata per abuso d’ufficio. Quali conseguenze può avere questa indagine?



Sulla Muraro la giunta Raggi sta andando avanti su una linea clamorosamente opposta rispetto a quella che ha sempre avuto nei confronti di tutti gli indagati di ogni tipo. Ci sono state anche dichiarazioni un po’ comiche come quella della Muraro, la quale ha spiegato che il problema non è lei ma la gestione dei rifiuti a Roma.

La Muraro si dovrebbe dimettere?

Personalmente sono un garantista, e non condivido la linea di M5s in base a cui se uno è indagato va chiuso in una cella a Castel Sant’Angelo e le chiavi vanno gettate via. E’ una posizione che non ho mai approvato quando M5s l’applicava nei confronti degli altri, e resto un po’ sorpreso nel vedere viceversa come la applichino a casa propria soltanto nei confronti di chi vogliono loro.

Lei come valuta i primi cento giorni della giunta Raggi?

A parte il fatto di dire no alle Olimpiadi, nei primi cento giorni della giunta Raggi noi ci siamo occupati quasi solo di questa tragicomica vicenda degli assessori nominati, dimessi e abbandonati al loro destino. La Raggi e M5s avevano chiesto e ottenuto il voto di 700mila romani con la promessa di un cambiamento radicale e di un modo di governare diverso da quello seguito fin qui dai loro predecessori di destra e di sinistra.

 

M5s ha peccato per inesperienza?

Magari fosse così. Sarei stato molto più indulgente nei loro confronti se avessero commesso dei meri errori di imperizia o di eccesso di entusiasmo, con errori da neofiti o proposte così radicali da non poter essere praticate. Una forza radicalmente nuova che arriva e che vuole disegnare un nuovo mondo può peccare in questo senso di inesperienza, ingenuità e accesso di ardore. Il vero problema è un altro, e cioè che in questi primi cento giorni non c’è stato assolutamente niente, anzi i problemi di Roma si sono aggravati al limite dell’intollerabilità.

 

Come spiega l’ultima mossa di Beppe Grillo, il ritorno in campo alla guida di M5s?

Ultimamente ha deciso di prendersi il movimento sulle spalle. Grillo però non è un dirigente politico di tipo classico e nemmeno un Gianroberto Casaleggio, il quale era una specie di Signor No il cui parere insindacabile decideva le sorti di chiunque. E’ quindi molto difficile dire in che cosa si possa concretizzare questo ritorno alla “prima linea” da parte di Grillo. Anche perché M5s non ha alcun tipo di dinamica interna visibile, strutturata secondo regole note, e non dirò trasparenti perché in politica la trasparenza è una merce rara.

 

M5s si è appena dotato di un Regolamento e di un Non Statuto. Basterà a dare vita a un confronto interno positivo?

Regolamento e Non Statuto non sono in grado di fare la differenza. Per M5s il passaggio dalla protesta al governo di Roma sembra un salto troppo grande perché sia in grado di reggerlo senza lacerazioni interne come quelle cui stiamo assistendo. Se non avviene qualcosa a livello di governo della città, Grillo non può farci nulla. Non può infatti né ordinare alla Raggi di andarsene né dettare le misure che a suo parere dovrebbe prendere la giunta comunale. Anche se non nel brevissimo periodo, alla lunga se la situazione non si sblocca diventerà un caso nazionale vistosissimo per una forza che si candida a governare il Paese.

 

(Pietro Vernizzi)