Sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 interviene a gamba tesa il presidente emerito della Consulta, Valerio Onida, che si è rivolto al Tar del Lazio per rimettere alla Corte Costituzionale la questione di legittimità del quesito referendario. «Con un quesito cosi’ eterogeneo non si rispetta la liberta» sono le parole dure di Onida nell’intervista al Corriere della Sera. Secondo il presidente emerito, l’elettore non è ingannato tanto dal quesito ma leso proprio nella sua libertà di voto, «per non potersi esprimere in modo diverso sui diversi aspetti di una riforma eterogenea». Onda riflette anche sui molti punti della legge non inseriti nel titolo del referendum: ad esempio? «l’elezione del presidente della Repubblica, l’approvazione a data certa dei ddl governativi, il controllo preventivo di costituzionalità della legge elettorale, la disciplina del referendum». Nel giorno in cui il Parlamento ha discusso e litigato sui temi di Europa e ancora referendum, dopo l’intervento di Matteo Renzi, il premier stesso è sempre più “accerchiato” con la sua creatura politica che si avvicina al voto con molti dubbi e tanti attacchi.
Matteo Renzi è scatenato e gira l’intera Italia per difendere il “suo” referendum costituzionale che il prossimo 4 dicembre segnerà una buona parte della sua carriera politica, al netto di ogni personalizzino o presunta tale. Ieri sera a Politcs ha risposto ad un parterre di giornalisti e direttori rilanciano una volta in più sui motivi perché il Sì anche se non sistema i problemi dell’Italia quantomeno li migliora. «siamo l’unico Paese ad avere due fiducie, ma non solo. Se vince il sì ci saranno 730 persone con l’immunità parlamentare, se vince il no resteranno le 950 che sono adesso. Questa è matematica». Aggressivo e in “palla”, il premier rilancia anche sulla possibilità del ormai celebre combinato disposto tra Italicum e referendum, smentendo i tanti che lo accusano di formare così un regime più che una democrazia: «se la minoranza non si fida delle mie promesse di modificare una legge elettorale che a me sarebbe comunque andata bene così, allora è giusto che voti no. Siamo un partito democratico e meno male, io da segretario cerco di tenere unita la squadra ma se uno non è convinto voti No». L’allerta finale però è ancora contro la sua minoranza, dove continua il “bastone e carota” delle ultime settimane: «Penso sia contraddittorio aver votato Sì in parlamento e ora dire No ma penso anche che un cittadino a casa sia capace di farsi un’idea nella propria testa. Non votano le correnti». E qui è decisamente “bastone”, nulla da nascondere…
Il Pd, le opposizioni e i comitati sul referendum costituzione del prossimo 4 dicembre 2016 sono sempre più divisi: sulle ragioni principali, il Sì e il No, sulla personalizzazione o meno del voto, ovvero il pro/contro Renzi, ma anche per un terzo punto che sta di fatto prendendo larga aggiornata degli interessi sugli altri due. Di cosa si tratta? Ma ovviamente dell’ormai celeberrimo “combinato disposto”: ne avrete sentito parlare e ogni volta vi sarete chiesti, ma di che si tratta? Invece che trattare di senato, abolizione Cnel o revisione del Titolo V della Costituzione, ovvero i reali contenuti del referendum e della riforma Boschi, si torna sempre a parlare di combinato disposto. Letteralmente significa “coordinazione di due o più disposizioni, ciascuna materialmente indipendente dall’altra”, come riporta l’Agi. Ma nient’altro che il combinato disposto tra l’Italicum e la riforma costituzionale, di questo si tratta e di questo si torna a parlare in tutte le divisioni di qui sopra: il Pd ci sta costruendo un’autentica crisi interna che potrebbe anche portare ad una mini scissione della minoranza dem. la legge elettorale, avente piena funzione insieme alla riforma della costituzione sul nuovo Senato non più eleggibile e con molti poteri che tornano dalle regioni fino allo stato centrale vede il rischio di consegnare al governo un potere troppo grande. Questa è l’accusa principale e la stessa agenzia Agi ha provato a fare una sorta di crasi tra le posizioni di Sì e No rispetto al combinato disposto: «i sostenitori del No vedono nel nuovo sistema che nascerebbe un eccesso di poteri in mano al governo e al partito più votato, anche se potrebbe aver avuto sia al primo che al secondo turno percentuali di voti molto basse. I sostenitori del Si’, invece, ritengono che con il ‘combinato disposto’ si avrebbe un sistema più efficiente e stabile, quindi con la garanzia della governabilità». Ora la parola resta ai cittadini che il prossimo 4 dicembre nelle urne avranno la possibilità di confermare questo “disposto” o di “distruggerlo” definitivamente. (Niccolò Magnani)