Interviene anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano sul referendum costituzionale. Alfano, come riporta il Giornale di Sicilia, ha sottolineato al margine di un seminario a Taormina, che “questo governo in caso di vittoria del no, non cade. E penso sia anche giusto, perché il voto sul governo si dà alle elezioni politiche, quando viene sommato tutto quello che si è fatto, non in questa occasione, dove si discute una pure importantissima Riforma”. Poi Alfano ha ribadito quali sarebbero le ragioni per votare sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre: “Votare sì vuol dire cogliere l’ultimo treno che ha come destinazione il cambiamento. Se lo si perde, dalla stazione non ne riparte un altro immediatamente. Ed è una grande bugia, un grande imbroglio quello che sento dire in giro, che fallita questa riforma, se ne fa un’altra. Si discute da decenni, non è stata fatta. Adesso c’è l’occasione buona, perché perderla?”.
Si avvicina il voto per il Referendum costituzionale 2016 previsto il prossimo 4 dicembre. E si fa sempre più intenso il dibattito tra i sostenitori del sì e quelli del no alla riforma voluta dal governo Renzi. Il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio, in un’intervista al Corriere della Sera, propone oggi un accordo prima del voto: “L’elezione indiretta dei nuovi senatori non sarebbe uno scandalo. Basti guardare al Senato francese e quello tedesco. Ma siamo pronti a lavorare, come ha detto il premier, sulla proposta della minoranza Chiti-Fornaro. Che prevede due schede: una per l’elezione dei consiglieri regionali, una per i senatori. Si può fare un accordo con ordine del giorno vincolante in Parlamento, prima del referendum. Per me la politica non è fatta di ricatti e minacce, ma di strette di mano”. Il ministro Delrio ha poi aggiunto: “Fa tremare i polsi l’idea che non troviamo un’intesa. Vorrei trasmettere agli amici della minoranza del Pd il grido che arriva dai territori. Bisogna abbassare i toni, anche nella maggioranza, e trovare un’intesa. Perché se non si trova, un no al referendum può mettere a rischio l’unità del partito”.
Il referendum costituzionale che andrà di scena il prossimo 4 dicembre 2016 potrebbe essere l’ultimo, quantomeno con il vecchio sistema referendario: ovvero? Mentre Renzi, la minoranza dem e le opposizioni tutte, discutono e rilanciano sui contrasti da Sì/No, in molto pochi si concentrano sul tema di base di questa tornata elettorale. Ovvero che posta in gioco tratta il voto del 4 dicembre: cosa viene deciso dalla nuova riforma costituzionale? Cosa cambia il con il Sì? Ecco, ci teniamo per oggi uno dei punti inseriti nel macrotema della revisione del titolo V della parte II della Costituzione: come cambiano infatti i referendum e le leggi di iniziativa popolare? La modifica traccia dal governo è molto chiara e intende provare a rilanciare l’adesione al voto e il ritorno graduale alle urne del popolo italiano: «Per quelli abrogativi rimane invariato il tetto di 500 mila firme per indirlo e il quorum è al 50% +1. Se però i promotori riescono a raccogliere 800 mila firme, il quorum si abbassa: non più il 50% più uno degli aventi diritto, ma il 50% più uno dei votanti all’ultima tornata elettorale», come riporta la scheda riassuntiva di Nano Press. Ma a tal proposito verranno creati due nuovi tipi di referendum, di indirizzo e propositivo che però per essere decisi dovranno avere modalità diverse: legge ordinaria per il primo, legge costituzionale per il secondo (molto simile a quello del 4 dicembre prossimo). Ultimo punto che cambia sulle leggi proposte dai cittadini: le iniziative popolari sulle leggi dello stato, vedono anche qui una modifica, in particolare dell’articolo 71 della Costituzione. Se vincerà il Sì, ci vorranno 150.000 le firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare, con la garanzia che tutte le proposte saranno discusse e votate. Ora almeno, quando vi troverete nella cabina elettorale, davanti al “vostro” referendum potrete decidere se quello di fronte sarà l’ultimo del “vecchio” sistema o il semplice mantenimento di quello attuale.