Oltre la logica del disimpegno e quella dello schieramento, il nostro contributo è mostrare la bellezza di aprirsi all’altro. Il documento di CL in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
In un clima generale travagliato, con rilevanti mutamenti politici in corso, con una ripresa economica debole, che lascia tante persone in condizioni di incertezza e sofferenza, in una situazione internazionale sempre più complicata e drammatica, il 4 dicembre saremo chiamati a pronunciarci con un referendum sulla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento. In particolare, tutti i cittadini dovranno esprimersi sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riformulazione delle competenze Stato-Regioni.
1. Oltre la logica del disimpegno e quella dello schieramento
Il dibattito sulla riforma è da mesi appesantito da forzature e strumentalizzazioni, che hanno condotto le formazioni politiche a una forte polarizzazione e a trasformare il referendum in un test sull’attuale governo e sul premier in particolare. A questo si aggiunga la sempre crescente disaffezione, carica di sfiducia e risentimento, alla partecipazione politica, che verosimilmente, anche in questo importante appuntamento con le urne, consoliderà la tendenza all’astensionismo.
In queste condizioni, sembrano possibili solo due posizioni antitetiche: da un lato, una sterile indifferenza e un cinico disimpegno; dall’altro, la logica dello schieramento a priori che impedisce un reale confronto con l’altro e le sue ragioni. Entrambe le posizioni ci appaiono umanamente e politicamente aride e improduttive, se non addirittura dannose, anche per chi le sostiene.
Ancora prima dei giudizi di merito sulle soluzioni adottate dalla riforma soggetta a referendum (che meritano attenti approfondimenti), nessuno può ignorare la vera urgenza del momento: la necessità, che si è fatta strada negli ultimi anni, di una maggiore stabilità ed efficienza del sistema politico a favore di migliori condizioni di vita per ogni cittadino e per il Paese, in vista dell’obiettivo fondamentale di sempre, vale a dire la promozione del bene comune. Come osservava don Giussani, «il contratto che regola la vita comune (la “Costituzione”) deve cercare di dare norme sempre più perfette che assicurino ed educhino gli uomini alla convivenza come comunione».
2. La necessità del cambiamento
L’esigenza di cambiamento, riconosciuto come necessario e urgente, attraversa schieramenti e posizioni opposte, a prescindere dalle valutazioni che ciascuno può dare sull’adeguatezza di questa riforma. Un semplice realismo evidenzia che il Paese ha bisogno di essere riformato per poter stare al passo con un mondo globale, una società che cambia e si rinnova sempre più rapidamente.
Il Presidente Mattarella, durante le celebrazioni per il 70° della Repubblica Italiana, ha identificato il bisogno più grande che ha l’Italia oggi: «Recuperare interamente il senso del vivere insieme», perché «le grandi sfide di oggi si possono affrontare e governare soltanto ricercando e trovando politiche comuni e impegni condivisi». Richiamo quanto mai urgente in un contesto politico caratterizzato da molto tempo dalla delegittimazione dell’altro, dal definire se stessi innanzitutto “contro” qualcuno o qualcosa. Occorre imparare dalle espressioni migliori della nostra storia: coloro che hanno scritto la Costituzione del 1948 sono stati animati dalla tensione a immaginare soluzioni realistiche e ragionevoli in vista di un cammino comune. Realtà molto diverse tra loro furono capaci di un dialogo pieno di rispetto reciproco, che ha consentito di riconoscere come fondamento condiviso il valore della persona e la sua libertà espressiva e associativa.
Occorre far tesoro di quanto ha sottolineato il Presidente della Repubblica, inaugurando il Meeting di Rimini: il nostro Paese «ha bisogno di rinnovato entusiasmo, di fraternità, di curiosità per l’altro, di voglia di futuro, del coraggio di misurarsi con le nuove sfide che abbiamo di fronte (…) in un tempo di cambiamenti epocali. (…) Senza farci vincere dalle paure».
Senza la presenza di persone autenticamente aperte all’incontro, al dialogo e alla collaborazione con gli altri, ogni riforma può ridursi a mero tecnicismo o a lotta per il potere.
3. Il nostro contributo: la bellezza di aprirsi all’altro
È evidente che un sì o un no alla riforma costituzionale non potranno risolvere magicamente nessuno dei nodi attuali, dalla crisi dello Stato sociale alla messa in discussione del progetto europeo, dal crollo demografico ai flussi migratori… Tuttavia siamo consapevoli che attraverso il voto, e ancor prima attraverso la ricchezza di vita, di incontri e di approfondimenti che sapremo promuovere intorno a noi, ciascuno potrà dare il proprio contributo per il bene comune del nostro Paese. In questo consiste la sfida. A ognuno di noi è data l’opportunità di non mancarla.
A partire dall’evidenza che «l’altro è un bene, non un ostacolo, per la pienezza del nostro io, nella politica come nei rapporti umani e sociali» (don Carrón), desideriamo che anche il referendum divenga occasione per ciascuno di scoprire la bellezza e la convenienza dell’aprirsi all’altro, in un dialogo vero, senza preventivi arroccamenti e partiti presi, collaborando con chiunque si adoperi nella ricerca di un meglio per tutti. La riscoperta del «senso del vivere insieme» è l’autentica posta in gioco del momento che attraversiamo: niente è più vitale per un Paese che vuole continuare a esistere e crescere.