La vicenda delle note spese di Luigi Di Maio da circa 100mila euro in tre anni è solo l’ultima di una lunga serie di contrasti e fastidi interno al Movimento 5 Stelle. La vicenda di Roma e i silenzi sulle indagini all’assessore Paola Muraro, il rapporto teso con Virginia Raggi e le critiche di eccessivo protagonismo mosse dalla base del Movimento contro il cosiddetto “leader in pectore” che dovrebbe anche essere il candidato premier a Cinque Stelle. Qui sotto vi abbiamo raccontato perché e da dove nasce la vicenda dei 100mila euro, mentre ora ci concentriamo sulla possibile frattura M5s che potrebbe trarsi da questa strana vicenda. Protagonista assoluto è Roberto Fico, membro del Direttorio “deposto” ufficiosamente da Grillo durante la recente kermesse M5s di Palermo. Fico non ha mai nascosto di parteggiare per un vero ritorno alle origini movimentiste dei Cinque Stelle contro la deriva da vip di Di Maio e anche Di Battista. La “fronda” che sembra muoversi, secondo l’Ansa, alle spalle di questa deriva vede un nutrito numero di grillini in Parlamento: Carla Ruocco, Roberta Lombardi, Carlo Sibilia ma anche le senatrici Elisa Bulgarelli e Paola Nugnes fino proprio a Roberto Fico che guiderebbe questa fronda interna. ovviamente i responsabili smentiscono assicurando, «il movimento rimane leale a se stesso, tutto il resto sono chiacchiere da bar». Ma il problema rimane e la candidatura in pectore per Luigi Di Maio ad eventuali elezioni politiche non sarà certamente così tanto scontata come poteva parere solo qualche mese fa.
Continuano i disordini interni al M5S, ma questa volta si tratta delle spese di Luigi Di Maio, il vicepresidente della Camera, accusato di aver sperperato 100 mila euro in tre anni per gli eventi sul territorio. Un pugno allo stomaco per i pentastellati, che si sono sempre vantati di un’oculato discernimento delle spese di deputati e politici. Durante la conferenza stampa di ieri, citata da Supernova, Luigi Di Maio ha respinto ogni accusa, sottolineando che si tratta invece di “meno di tremila euro al mese”, una spesa normale per qualsiasi parlamentare e le attività previste. Secondo La Repubblica il dato nasconderebbe in realtà un altro problema, venuto alla luce solo in questi giorni. I Parlamentari grillini continunano, infatti, a restituire una forte percentuale dell’indennità fissa prevista per il loro ruolo, ma è anche vero che l’entrata in Parlamento ha provocato una drastica diminuzione di sudette restituzioni. Il dato proviene direttamente dallo strumento di analisi del M5S, maquantospendi.it, che con un grafico dimostra come nello scorso maggio siano stati solo 460 gli euro restituiti da Luigi Di Maio. Considerando la somma dei deputati del suo stesso partito, si tratta tuttavia di una somma di gran lunga maggiore. La spesa del vicepresidente è inoltre cospicua ed ingiustificata alla luce della gratuità con cui può disporre dei mezzi privati e pubblici. Quei 100 mila euro di spesa, superano infatti di gran lunga i 31.600 euro attribuiti a Roberto Fico, Presidente della Vigilanza Rai, o dei 25 mila euro di Carla Ruocco.