“Un’amicizia nata nella difficoltà, di quelle che possono prolungare i loro effetti ben oltre l’emergenza. Del resto non è da oggi che il presidente tiene d’occhio quel ragazzo (classe 1975) così “promettente” e di successo, come piacciono a lui. Cena insieme con tanta carne al fuoco, dalle riforme allo scenario internazionale, al ruolo dell’Italia nel mondo.



È la cronaca futura della attesissima cena Obama-Renzi? No, è il racconto ormai stantio della prima cena Renzi-Berlusconi. Da Villa San Martino alla Casa Bianca la logica comunicativa del giovin signore di Rignano non cambia. Quando sei in difficoltà (nel 2010 aveva preso botte in casa Pd ed era sotto schiaffo della magistratura contabile) cosa c’è di meglio di una cena con un Supermegapresidente che ti rimette al centro della pubblica opinione come un politico tanto ambizioso quanto “figo”? La diplomazia italiana ha ricevuto precisi ordini e da primavera sta preparando con cura questa cena-evento in cui anche Obama potrebbe chiedere al presidente del Consiglio italiano un impegno in favore di Hillary Clinton presso le numerose comunità italiane degli Usa da anni orbitanti — a differenza del passato — in area repubblicana. 



Ciliegina sulla torta: non ritenendo la cena sufficientemente “elegante”, Matteo si farà accompagnare da quattro italiane di eccezione. Ma guai a fare ironia. Non è lui il presidente del Consiglio italiano di cui le amministrazioni democratiche statunitensi si possono prendere gioco. I bene informati dicono comunque che il vero argomento della serata sarà la proposta di modificare la legge statunitense che vieta di eleggere presidente Usa chi è nato fuori dal suolo americano e che tanti dispiaceri ha dato ad Obama a lungo rimproverato di essere nativo africano. 

Il ragionamento che Matteo ha pronto è semplice: “hai subito una grande ingiustizia. Non puoi permettere che accada ancora. Apri all’elezione a presidente a chi è nato fuori dagli Usa”. Metti una sera a cena…