I sondaggi sul referendum 2016 si sprecano ovviamente essendo il vero appuntamento politico ed elettorale dell’anno: interessanti, dopo avervi mostrato l’ultimissimo scenario che premierebbe il No di un solo punto percentuale, ora ci concentriamo sul sugli ultimi dati di Eumetra Monterosa dal soggetto acquirenti di Mario Razzanelli. In sostanza, è stato chiesto al campione di italiani intervistati, cosa potrebbe succedere dopo l’eventuale voto No al referendum del 4 dicembre prossimo. «Alcuni osservatori politici sostengono che una vittoria del NO al referendum, porterebbe ad uno stato di crisi economica e sociale per l’Italia. Altri non sono d’accordo. Secondo lei…» rifletta la domanda dei sondaggi da poco pubblicati a cui la risposta degli italiani è abbastanza netta, almeno su questo punto. Secondo il 31% degli intervistati, la vittoria del No al referendum porterebbe ad un reale stato di crisi economica e sociale, mentre per il 69% l’eventuale No non avrebbe affatto gravi conseguenze.
Gli ultimi sondaggi sul referendum costituzionale usciti questa mattina e forniti dalla trasmissione Agorà su Rai3, con i dati di Ixè mostrano una guerra fino all’ultimo voto per quanto riguarda i contrari o i favorevoli alla riforma costituzionale del governo Renzi. L’agenda politica già importante degli ultimi mesi e anche dei prossimi due, gli italiani ad oggi sceglierebbero così: 38% per il No, 37% per il Sì, indecisi o astenuti gli altri. Un punto, un solo punto di vantaggio per il circolo del No che comprende tutto l’arco istituzionale tranne ovviamente Pd – ma solo in parte, data la pressione della minoranza verso il No anti-Renzi – e Area Popolare. Eppure un punto solo, la particolarità dei singoli elettori dei partiti che ad oggi voterebbero in maniera definita. il 71% degli elettori Pd voterebbero Sì, mentre M5s e Lega Nord vedono vincere il No per il 64% e il 67% rispettivamente. Una battaglia politica che anche evidentemente una battaglia mediatica: la campagna elettorale prosegue con i prossimi sondaggi sul referendum che a livello politico ed elettorale diventeranno sempre più interessanti e importanti.
I sondaggi sul referendum costituzionale 2016 sono vari e mostrano come in Italia la riforma Boschi-Renzi ancora non sia perfettamente chiara e netta per potercisi opporre oppure accettare in toto: gli ultimi sondaggi politici ed elettori pubblicati su questo tema sono alquanto indicativi di questa situazione di incertezza che regna quasi sovrana nel popolo elettore: stando ai dati di Eumetra Monterosa da poco resi noti, rispetto al referendum confermativo sulla riforma costituzionale gli italiani intervistati direbbero al momento Sì per il 17%, No per il 21% e la restante fetta rimane altamente indecisa, ma anche qui con una distinzione. Il 33% degli elettori è ancora indeciso su cosa votare davanti alle urne il prossimo 4 dicembre, mentre il restante 19% è indeciso addirittura sull’andare a votare o meno. Sorprende un dato di questo sondaggio, ovvero che al momento solo il 10% si asterrebbe e ha già deciso di non andare ad esprimere il proprio parere sulla riforma del governo Renzi.
Gli italiani conoscono poco, secondo gli ultimi sondaggi referendum 2016, i quesiti della consultazione del prossimo 4 dicembre. In quella data infatti gli elettori saranno chiamati alle urne per approvare o bocciare la riforma voluta dal governo Renzi. In base però alla rilevazione effettuata da Ipr Mrketing per il programma di Rai 1 Porta a Porta a metà ottobre, i temi referendari non sarebbero chiari agli elettori. Il campione intervistato ha infatti dichiarato, per il 41% di non conoscerli. E il 39% afferman di conoscere qualcosa ma in maniera superficiale. Solo il 15% sostiene di conoscere bene i requisiti referendari e il restante 5% non ha opinione in merito. In questi ultimi sondaggi referendum 2016 agli elettori sono stati poi indicati alcuni temi del referendum costituzionale e per ciascuno è stato chiesto se ne erano a conoscenza. La riduzione del numero di parlamentari è conosciuta dal 61%, il superamento del bicameralismo perfetto dal 55%, la soppressione del Cnel dal 30%, il contenimento dei costi del funzionamento delle istituzioni dal 10%, la riforma del titolo V dal 5%.