Le ultime dichiarazioni di Pierluigi Bersani sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 non faranno piacere al fronte del Sì e in particolare a Matteo Renzi, destinatario di molte delle accuse rivolte da uno degli esponenti di spicco della cosiddetta minoranza dem in un’intervista rilasciata a La Repubblica. L’ex segretario del Pd ha infatti ribadito il suo No alle riforme renziane, sottolineando di non vivere alcun imbarazzo nel muoversi all’interno di uno schieramento allargato che va da Beppe Grillo a Renato Brunetta:”Il Sì va da Obama a Verdini, dunque… Ripeto che non farò comitati. Ma, a domanda secca, tra Grillo e Verdini io scelgo il primo. E comunque sarò in compagnia dell’Anpi, della Cgil, dell’Arci”. Bersani ricostruisce anche le circostanze che lo hanno portato a prendere posizione contro l’esecutivo:”Un anno e mezzo fa ho iniziato a denunciare i rischi del combinato disposto tra Italicum e riforma costituzionale. Dai vertici del partito hanno risposto che erano capricci di Bersani. Non pensino di dire a me cose tipo stai sereno. La verità è che definisono l’Italicum una legge ottima e la maestra mi ha insegnato che meglio dell’ottimo non c’è nulla”.
È tornato sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 il leader di Forza Italia dopo la prima intervista post-intervento al cuore fatta giorni fa al Tg5: Silvio Berlusconi parla ancora di referendum, della riforma Boschi e del pericolo dittatura che vede nel futuro di Renzi e di un Paese con la vittoria del Sì alle urne. Lo fa con un videomessaggio su Facebook appare ieri ius serata e che ha subito scatenato reazioni e critiche, come del resto qualche approvazione arrivate anche da chi non è di Forza Italia. «pasticciata, frettolosa, malscritta, sbagliata e addirittura pericolosa, la riforma non va bene così. Non risolverebbe nessuno dei problemi dell’Italia. Non renderebbe le istituzioni meno costose e più efficienti, ma soprattutto potrebbe dar vita a una deriva autoritaria, a una dittatura dell’uomo solo al comando e alla dittatura della sinistra», afferma il Cavaliere durissimo contro il suo “simil” contendente a Sinistra di estrazione fiorentina. Da un lato il bastone – “Renzi trasforma così il Paese in una dittatura” – e dall’altro la carota, con cui prova il rilancio con una nuova riforma realmente condivisa, «vogliamo aprire alla possibilità di una nuova vera riforma che deve essere condivisa. Magari con una vera costituente che possa ridisegnare la Costituzione con una maggioranza reale». La minaccia, secondo il “Berlusca” è che possa passare una riforma costituente senza il mandato del popolo al farlo. Il rilancio servirà a qualcosa o è solo un modo di andar contro a Renzi e alla sinistra? Il dubbio rimane ma di certo le critiche mosse alla riforma sono legittime e anche a condivise sul vario arco istituzionale e politico, specie quando si ascolta l’ultimo affondo di Berlusconi nel messaggio «Renzi ha trasformato il referendum nell’ultima occasione di rilancio per ottenere quella legittimazione popolare che non ha mai avuto: ha trasformato il referendum in una sfida politica. Il voto per il referendum, per sua scelta, è anche un voto per il governo».