“Se si spezza anche il Pd, avremo una situazione di frantumazione che metterà realmente a rischio la vita democratica in Italia. Purtroppo in questo Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema sono tutti prodotti, pur diversi, che vengono dallo stesso marchio di fabbrica”. Lo afferma Emanuele Macaluso, 92 anni, ex direttore de l’Unità ed ex parlamentare di Pci e Pds. Per Macaluso, man mano che ci avviciniamo al 4 dicembre “stiamo assistendo da una parte e dall’altra a una campagna elettorale basata su slogan e su esasperazioni indecenti”.



Macaluso, in Italia esiste ancora la sinistra?

La sinistra esiste nel popolo, ma non ha più un’organizzazione né una rappresentanza. Pezzi della sinistra sono sia dentro sia fuori dal Pd, altri pezzi sono disillusi e non vanno più neanche a votare. La sinistra in Italia attraversa quindi un momento molto difficile.



Qual è il suo giudizio sull’operato di Matteo Renzi?

Innanzitutto io ho scelto di non iscrivermi al Pd, di cui Renzi è un figlio e un prodotto. D’Alema pensa che Renzi sia un marziano caduto dal cielo, ma non è così. Io non posso certo dire che i suoi predecessori mi piacessero, e che l’unico che non mi piace è Renzi. Io sono critico nei confronti del modo d’essere di questo partito, del modo in cui è nato e cresciuto, di come si comporta. Sono quindi critico nei confronti di Renzi come lo ero nei confronti di quanti sono venuti prima di lui.

Se il Pd si spacca, che cosa accadrà allo quadro politico italiano?



Avremmo un ulteriore spappolamento politico. In Italia non ci sono più partiti, quelli che abbiamo sotto gli occhi sono aggregati politico-elettorali e grandi comitati elettorali. Se si spezza anche il Pd avremo una situazione di frantumazione che metterà a rischio la vita democratica in Italia. Io spero che sia la sinistra sia la destra formino due aggregazioni, perché la democrazia ha bisogno di partiti forti per poter funzionare. Altrimenti ci aspetta una disgregazione senza più nessuna possibilità della vita politica di incidere.

Renzi è davvero intenzionato a cambiare la legge elettorale?

Ne sarei certo solo se lo avesse fatto prima del referendum. Poteva mettere la fiducia come l’ha messa a suo tempo sull’Italicum, e la legge sarebbe passata. Poiché però ha detto che la modificherà dopo il voto, la cosa a mio avviso è del tutto incerta. Non sono sicuro del fatto che Renzi manterrà la sua promessa. Se vincesse il Sì, si creerebbe un clima di euforia nell’elettorato del Pd che potrebbe far decidere di non cambiare più l’Italicum.

Chi vincerà al referendum?

E’ ancora una battaglia incerta. Da questo punto di vista i sondaggi sono irrilevanti, perché la gente deciderà che cosa votare all’ultimo momento.

 

Per Berlusconi e D’Alema, la riforma costituzionale comporta un’involuzione autoritaria. E’ davvero così?

Non ci sono pericoli di autoritarismo o di dittatura. Non è questo il punto. La realtà è che stiamo assistendo da una parte e dall’altra a una campagna elettorale basata su slogan e su esasperazioni indecenti.

 

Se vince il Sì?

In tal caso Renzi si rafforzerà sia in Italia sia nell’Unione Europea, ma escludo che possa esserci una perdita di sovranità né tantomeno dei cambiamenti nella stessa Ue. I problemi dell’Unione Europea sono molto più complessi, dipendono dalla politica di Germania, Francia, Spagna e degli altri Paesi. Ed escludo che l’Italia possa essere determinante.

 

(Pietro Vernizzi)