Il 4 dicembre si avvicina e scattano anche i tanti incontri sul referendum costituzionale che porteranno gli italiani alle urne per decidere sul Sì o il No alla riforma Boschi: tra it anti incontri a tema, spesso occasioni di dibattiti un po’ sterili sulle due ragioni contrastanti sul voto costituzionale, quello di oggi organizzato dal Cmc – Centro Culturale di Milano – in collaborazione con Cdo Milano e Fondazione per la Sussidiarietà vuole riflettere su una domanda iniziale che proverà a guidare gli interventi di due relatori di eccezione. “La Costituzione italiana deve cambiare?“, è la domanda-provocazione che dà il titolo all’incontro di questa sera organizzato dal Cmc a Milano, in via Sant’Antonio 5 alle ore 20.30. Interverranno l’onorevole Luciano Violante (Presidente Emerito della Camera dei Deputati) e Antonio Polito (Vicedirettore del Corriere della Sera) distanti dal punto di vista della scelta finale sul voto al referendum, ma vicini nell’aver a cuore prima di tutto una riflessione utile e non urlata sulla riforma principale del governo Renzi. Non un dibattito ma una discussione sul tema del futuro politico e sociale di questo Paese: coordina il tutto Giorgio Vittadini (Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà). Ricordiamo che l’incorno è aperto al pubblico e gratuito, anche se i posti sono rimasti molto pochi ed è consigliabile la prenotazione tramite iscrizione sul sito del Cmc milanese. In alternativa, è possibile – organizzandosi in gruppi e gruppetti – seguire l’incontro in diretta streaming video registrandosi a partire dal 20/10 scorso alla pagina web qui sotto: l’intero incontro invece sarà disponibile on demand sul sito del Cmc da domani mattina.
L’incontro di oggi sul referendum costituzionale vedrà contrapposti per dialogare insieme al pubblico in sala sui pro, i contro e le varie problematiche di questa importante riforma indetta dal Governo e messa sotto prova delle urne con il referendum confermativo. Luciano Violante non lo nasconde, è a favore di una legge che corrisponde tra l’altro sotto alcuni punti anche alla “bozza Violante” che fu approvata senza voti contrari nella Commissione Affari Costituzionali alla Camera. Il suo Sì è una risposta più che alla perfezione della legge – tutt’altro, come dice lo stesso Violante – quanto alla possibilità di uscire dal pantano dell’immobilismo e rilanciare le tematiche più importanti per i prossimi anni di politica interna ed europea. «È un complesso di norme equilibrate tra di loro. Sono state sottratte alcune competenze alle Regioni ma esse, attraverso i consiglieri regionali, parteciperanno alla legislazione nazionale e al controllo dell’azione del Governo. In secondo luogo, la riforma pone finalmente un freno decisivo all’abuso dei decreti legge. In complesso, ne esce un sistema di poteri equilibrato», così rispondeva in una intervista all’Unità. Di contro, il giornalista Antonio Polito dopo un iniziale interessamento positivo al Sì per il referendum “renziano” ha cambiato idea definendo i termini problematici della riforma: «il referendum che dovrebbe mettere fine all’instabilità politica italiana sta creando un elevato grado di instabilità. Oggi tutt’Europa si interroga su scenari (crisi di governo, esecutivi d’emergenza, elezioni anticipate), che fino a qualche mese fa erano fantascienza», esprimeva in un editoriale del 6 ottobre scorso sul Corriere della Sera tutti i dubbi politici in questione. «Lanciata a maggio per concludersi in ottobre, poi rilanciata a settembre per concludersi in dicembre, sette mesi di guerra senza quartiere, del generemors tua vita mea, sono decisamente troppi nelle nostre condizioni. Questo errore nasce dall’ansia del governo prima e dell’opposizione poi di trasformare la riforma costituzionale nel regolamento di conti finale di una fase politica: tra chi promette un nuovo mondo e chi annuncia la fine del mondo, secondo la felice metafora di un parlamentare. Uso improprio della Costituzione». disamine, riflessioni e non comizi: il senso dell’incontro di oggi ma anche l’augurio per l’ultima fase della campagna elettorale referendaria.