La titolare unica della riforma costituzionale, il referendum discusso del 4 dicembre 2016, Maria Elena Boschi ha presentato questa mattina in Senato il progetto conseguente alla possibilità vittoria del Sì. «Basta un Sì per sviluppo e lavoro», è il titolo del tema lanciato da Boschi e dal comitato del Referendum per il Sì, mentre le opposizioni all’uscita dal Senato la contestano notevolmente. «Queste riforme costituzionali sono una occasione da non perdere. Certo dopo potranno esserci degli aggiustamenti, vedere se funzionano bene, ma è un incredibile passo in avanti a partire dal rapporto tra Stato e regioni», mentre la bella ministra presenta i comitati che nel prossimo mese porteranno le ragioni del Sì in giro per l’Italia. «La riforma costituzionale non e’ lontana dalla quotidianita’ dei cittadini, non e’ una riforma per addetti ai lavori, ma incidera’ in modo molto tangibile», ha concluso il ministro Boschi, affermando il vero fulcro della sua riforma che deciderà, di fatto, le sorti del governo Renzi.



Se il referendum costituzionale vede la sua campagna elettorale parzialmente bloccata per evidenti e giusti motivi – il terremoto in centro Italia che è tornato a tempestare le aree di Marche e Umbria – con ad esempio Renzi che ieri ha passato tutto il giorno presso i luoghi colpiti dal sisma e prima al Consiglio dei Ministeri. Ma non solo, l’intera politica per qualche giorno ha fermato le attenzioni sul referendum: nello stesso tempo però la giustizia continua a fare il suo corso e allora interessante riviene a galla la questione dei ricorsi. Bocciati quelli contro il quesito e lo spacchettamento fatto da M5s e Sinistra Italiana il primo e il Codacons il secondo, non è certo finito l’iter di ostacoli legali che vengono presentati contro il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. La battaglia giuridica è tutt’altro che morta, nonostante le due importanti bocciature ricevute dal Tar del Lazio e dalla Cassazione. Come riporta Ansa, gli ultimi due ricorsi presentati “nuovi nuovi” arrivano da due esponenti del Comitato per la liberà di voto e promotori entrambi dello spacchettamento del quesito referendario nei vari sottoposti della riforma Boschi – anche se va ricordato come questa proposta fu già fatta ma non ottenne il numero di firme necessario -.



Si chiamano Fulco Lanchester e Mario Staderini che rispettivamente al Tar del Lazio e all’Ufficio Centrale per il referendum della Cassazione hanno presentato due ricorsi distinti per bloccare il voto del referendum: i ricorsi “chiedono di rinviare il referendum e di sottoporre alla Corte Costituzionale la valutazione se il quesito unico non violi la libertà di voto e vada quindi spacchettato, cioè diviso. Alla Cassazione si chiede anche la revocazione dell’ordinanza che ha ammesso il quesito”, riportano i colleghi di Nano Press. Ma da ultimo va anche detto che un terzo ricorso contro il referendum-Renzi rimane attivo dopo la giornata di ieri e la “riserva” che si è preso il giudice della prima sezione civile di Milano Loreta Dorigo, che si è appunto riservata di decidere sul ricorso presentato dal Presidente emerito della Consulta Valerio Onida. In questo terzo e ultimo ricorso rimasto ancora in piedi contro la riforma Boschi, Onida chiede di sollevare davanti alla Consulta l’eccezione di legittimità della legge 352 del 1970 istitutiva del referendum, che non prevede l’obbligo di formulare più quesiti quando ci sono più temi. Nei prossimi giorni le decisioni su tutti questi temi… e la campagna elettorale sarà inevitabilmente toccata da queste decisioni, in qualsiasi direzioni vadano.