Forse la tempistica l’aveva decisa Renzi in persona. Esibire durante Porta a Porta la famosa lettera di dubbi della Ue cui rispondere in diretta con fare sdegnoso a favore di telecamera e per uso e consumo della platea italica. Ma Porta a Porta è una trasmissione registrata e a partire dal tardo pomeriggio le agenzie di stampa hanno invaso subito le scrivanie dei burocrati di Bruxelles, celebrando il novello euroscettico alla ribollita che minacciava di veto gli stupidi europei. Già nella serata di martedì il più importante degli euroburocrati si sintonizzava col Colle più alto ed in un cordiale colloquio tra veterodemocristiani sociali poneva le premesse per la dura reprimenda del Quirinale del mattino dopo contro chi minaccia e sul serio, non come le innocue Le Pen, la costruzione europea.
Già perché a Bruxelles proprio non piace la postura del Bomba fiorentino. Ma come: sputi nel piatto in cui mangi? Ti abbiamo sostenuto provvedimenti colabrodo e ci ricambi minacciando il veto. Renzi uguale zero affidabilità. Questo il ragionamento anche di molti capi di governo (socialisti compresi). E tanto per gradire, l’estensore materiale della missiva, il gelido lettone Valdis Dombrovskis, si è espresso a tarda notte in modo perentorio con vecchi euroamici.
“Io quello lì lo sfascio”. Parafrasando il grido del Tonino nazionale quando prometteva sfracelli contro Berlusconi. Perché questo è il vero europensiero. Come fidarsi di uno che nel chiuso delle riunioni in Belgio trangugia di tutto anche perché si ostina a non indossare l’auricolare per le traduzioni, supponendo di conoscere l’inglese, tra le risa dei diplomatici, ed in conferenza stampa parla con veemenza alle italiche genti minacciando di tutto?
Certo Bruxelles pagherà per le spese relative agli immigrati, ma è fin troppo chiaro che ha mangiato la foglia. Il governo italiano sta facendo incetta di disperati per gonfiare il proprio Pil e la posizione europea è ineludibile: li volete per spendere di più e fingere crescita economica fuori dal rapporto deficit-Pil? Bene, ma ve li tenete per sempre, altro che ricollocazioni. Per non parlare dei buchi di bilancio una tantum che schiantano qualsivoglia tendenza a tutelare i conti pubblici.
A Bruxelles bastava un sì. Per illudersi su una Italia stabile, quantomeno in assenza di un Belpaese competitivo. Ora più di uno è tentato di dire no, considerando i rischi a cui lo scialacquatore espone l’eurozona. E non è un no sul referendum costituzionale ma su una politica economica dilettantesca e ambigua che porterà al collasso i conti, determinando il rialzo dei tassi di interesse sul debito. Mattarella deve averlo capito. E mercoledì ha fatto chiarezza. Previo consulto emerito, of course. Ieri, intanto, per la prima volta ha ricevuto Berlusconi.