Negli ultimi sondaggi politici ed elettorali prodotti per il referendum costituzionale 2016, prodotti da Eumetra Monterosa ma commissionati dal Comitato per il No alla riforma Boschi i risultati sono nella norma dell’ultimo periodo ma con delle differenze sorprendenti sulla qualità di indecisi rispetto al voto referendario. Secondo i dati dei sondaggi prodotti due giorni fa, il Sì al referendum – ovvero per confermare la riforma costituzionale proposta dal Governo – viene scelto dal 23% del campione intervistato, mentre solo il 27% è per il No al referendum, senza molta distanza ma comunque in vantaggio sulla riforma Renzi-Boschi. Ma attenzione al dato degli indecisi su cosa votare, se convinti dalle ragioni del Sì o dalle proposte del No come quasi tutte le opposizioni al Pd renziano: il 26% si dimostra ancora indeciso, e il dato comprende sia chi è poco informato sui temi e preferisce dirsi indeciso e chi invece è del tutto insicuro su quale strada prendere alle urne il prossimo 4 dicembre. Il 15% afferma di non andare affatto a votare, dato abbastanza basso a dir la verità, mentre il sondaggio si chiude con il 9% che si dice ancora indeciso sull’andare o meno al voto tra un mese e mezzo.



Si avvicina il referendum costituzionale e i sondaggi politici ed elettorali prodotti dimostrano come il campione di italiani intervistati è cresciuto nella conoscenza dei temi della riforma Boschi, testo in giudizio il prossimo 4 dicembre alle urne. Stando ai dati prodotti dai sondaggi di Ipr Marketing scopriamo che in una settimana sola la “buona conoscenza” dei vari temi inseriti nel referendum è cresciuta del 1%, salendo dal 15 al 16%. Abolizione del Cnel, rivisitazione del Titolo V della Costituzione, abolizione dell’elezione per il Senato e riduzione dei costi dei parlamentari: solo alcuni dei temi inseriti nella riforma, ma per gli italiani intervistati ancora il 41% li conosce in maniera superficiale (era il 39% la scorsa settimana), il che certifica come la conoscenza sia comunque aumentata nel giro di 7 giorni, ma non in maniera perfetta. La non conoscenza invece dei temi è ancora al 38%, dato troppo alto anche se sceso dal 41% di sette giorni fa, mentre senza opinione rimane il 5% degli italiani, stabili rispetto al sondaggio politico di Ipr del 17 ottobre.



La corsa è cominciata e i sondaggi politici elettorali sul referendum del prossimo 4 dicembre 2016 mostrano una campagna elettorale nel pieno e vivo dibattito: nonostante il terremoto abbia rallentato per 48 ore, come giusto che sia, le operazioni della campagna referendaria. Mai consensi non si fermano e la convinzione degli italiani rispetto al voto elettorale decisivo di questo 2016 che sta per arrivare alle urne continua ad evolversi. Con gli ultimi sondaggi prodotti da Ipr Marketing, di fronte al quesito del referendum costituzionale un campione consistente di italiani ha risposto alla semplice domanda: Sì o No all’intero pacchetto di riforma? E i risultati sono interessanti, se combinati agli stessi di Ipr del 17 ottobre scorso. In sostanza in soli 7 giorni il Sì è cresciuto dal 48,5% al 49,2% delle preferenze, recuperando parte dello svantaggio al No, che infatti resta in testa con il 50,8%, ma soli sette giorni fa registrava un 51,5%. La volata si fa complessa e non è assolutamente scontato il voto finale: in tutto questo vanno aggiunti anche i dati sull’affluenza, leggermente in salita al 49%, mentre a pari restano gli indecisi sul voto Sì o NO, al 17%.



Con gli ultimi sondaggi elettorali e politici prodotti in vista del referendum 2016 una nota di rilievo l’assume il dato sulla fiducia nei leader politici italiani: un dato spesso usato come elemento a se stante ma se letto insieme all’andamento della posizione tra Sì e No del tale politico può dare un’indicazione importante anche sul voto prossimo del 4 dicembre. Stando dunque ai sondaggi prodotti all’Istituto Piepoli, è stato chiesto l’indicatore di fiducia, ovvero quella particolare percentuale di italiani che dichiarano di avere molta o abbastanza fiducia in ciascuno dei leader politici indicati (Base: coloro che dichiarano di conoscere il leader). Sergio Mattarella è il primo come sempre tra i politici, al 58%, con un punto in più rispetto a settembre, ma la bagarre inizia subito sotto: Matteo Renzi in un periodo tra difficoltà di manovra economica con la Ue e con le fratture interne al Pd, ottiene un ottimo risultato salendo del 3% rispetto alla scorsa rilevazione, 36% staccando così sia Beppe Grillo fermo al 26% e sia soprattutto Luigi Di Maio, al 33% e in calo rispetto ad un mese fa. I leader M5s pagano una campagna elettorale e i problemi di Roma ancora per niente risolti. Il campione di italiani boccia poi anche i politici del centrodestra, con Silvio Berlusconi che nonostante il mezzo rientro in campo perde l’1% e rimanendo al 14% e con Matteo Salvini, leader della Lega, che i sondaggi danno ora al 20% di fiducia rispetto al 22% di settembre.