Non lo convince il referendum costituzionale anche se afferma come la vittoria di un eventuale Sì non metterebbe a rischio alcuna democrazia, come invece larga parte dell’opposizione al voto del 4 dicembre afferma fa tempo: è Mario Monti che sul Corriere della Sera ribadisce il suo No alla riforma Boschi sottolineando i punti in cui sarebbe deficitario il referendum. «Il beneficio che la nuova Costituzione arrecherebbe, in termini di qualità della governance, è a mio giudizio nullo o negativo, in quanto le modifiche peggiorative prevalgono su quelle migliorative. Elevato è peraltro il costo che il Paese sta già pagando da qualche tempo, a carico del bilancio dello Stato, per la creazione di un clima di consenso inteso a favorire il Sì al referendum». Secondi Monti per Per superare il bicameralismo paritario bisognava fare ben altro, dato che se vincesse il Sì «accrescerebbe di molto, nell’architettura della Repubblica Italiana, il ruolo degli esponenti politici dei Comuni e soprattutto delle Regioni, proprio di quel segmento della classe politica che negli anni scorsi, con le dovute eccezioni, non ha offerto l’esempio migliore di gestione corretta e avveduta della cosa pubblica». Interessante poi il passaggio dell’ex premier sulla attuale costituzione, tutt’altro che la Più Bella del Mondo: «Non sono mai stato tra coloro che hanno esaltato la Costituzione attuale come ‘la più bella del mondò. Ne vedo i limiti. Ma so anche che essa non ha mai impedito la governabilità dell’Italia, quando i governi sono stati sufficientemente risoluti. Con le molte decisioni che ha preso, diverse delle quali ho condiviso e sostenuto, il governo Renzi lo ha dimostrato chiaramente».
Sul referendum costituzionale e sulla campagna elettorale verso il voto del prossimo 4 dicembre 2016 è ripiombato l’ombra del terremoto che in centro Italia non lascia tregua neanche dalla giornata di ieri, forse la peggiore assieme a quella del 24 agosto scorso, con la bella notizia che almeno questa volta i morti sono allo zero. La campagna elettorale referendaria dunque, dopo il sabato dominato dal Renzi show in Piazza del Popolo, ha visto una brusca frenata nella giornata di domenica: si apre per una settimana importante non solo per i risultati degli ultimi ricorsi contro il quesito del referendum, ma anche per i possibili scontri all’interno della maggioranza per il compianto disposto su Italicum e riforma Boschi. «Ora non si usi la legge elettorale come alibi perché siamo pronti a cambiarla. Il punto non è più questo ma è se vogliamo continuare a guardare soltanto la nostra storia o ci va di parlare finalmente del futuro del Paese», aveva detto Renzi in piazza a Roma sabato anche se ora oltre allo scontro interno potrebbe essere in vista un intrigante confronto, questa volta in tv, con il leader di Forza Italia in un clamoroso Renzi vs Berlusconi, per la prima volta nella storia politica d’Italia. A proporlo è il direttore di Tg La7 Enrico Mentana in una intervista al quotidiano Libero, dopo che in queste settimane ha ospitato già due volte il premier Renzi in trasmissione contro Ciriaco De Mita e Gustavo Zagrebelsky, in una lotta tra ragioni del Sì e del No alla riforma Boschi. «Sto lavorando per portarlo in trasmissione. Solo che l’ ex presidente del Consiglio ha dato la sua disponibilità solo per le ultime settimane di campagna elettorale. Non prima. Sarebbe una cosa molto interessante. Anche perché esiste una foto che documenta il rapporto storico fa fra Renzi e De Mita mentre non esiste una che immortala il premier con il leader di Forza Italia. Sarebbe una prima volta, al di là degli incontri al Nazareno o a Palazzo Chigi», il giudizio di Mentana rispetto al possibile grande scontro in tv. Ma secondo lo stesso direttore varrebbe più dal punto di vista simbolico e spettacolare, visto che il voto dalla televisione non guadagna molto, «Sono convinto che le scelte maturino in mille altri modi, leggendo i giornali e seguendo il libero dibattito sui social network. Conta più la lettura della televisione». (Niccolò Magnani)