Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha deciso di lasciare definitivamente il Movimento 5 Stelle. In conferenza stampa il primo cittadino ha spiegato: “Sono sempre stato un uomo libero. Da uomo libero non posso che uscire da questo M5s, da quello che è diventato oggi e che non è più quello che era quando è nato”. A replicare alle accuse di Pizzarotti è stato Roberto Fico, il quale ha annunciato che Beppe Grillo incontrerà il sindaco di Parma e quindi ha aggiunto: “Non ci sono norme ad personam nel Movimento. C’è una procedura. Pizzarotti era sospeso da un po’ di mesi, ma so che c’è stato un carteggio con lo staff e Grillo rispetto alle richieste e alle risposte”. Ne abbiamo parlato con Antonio Padellaro, giornalista e scrittore, ex direttore de l’Unità e de Il Fatto Quotidiano.



Che cosa ne pensa del tempismo scelto da Pizzarotti per l’addio a M5s?

C’è stata tutta una serie di problemi che non sono stati risolti nel rapporto tra Pizzarotti e M5s, e che nascono soprattutto dopo l’avviso di garanzia e dopo l’indagine che poi è stata archiviata. C’è una sospensione che dura da mesi e dopo l’archiviazione dell’indagine nessuno in M5s si è fatto sentire. A questo punto Pizzarotti ha capito che ormai è considerato dal vertice del Movimento come una persona che non appartiene più allo stesso M5s. Pizzarotti quindi ha preso atto di una situazione che è maturata nel corso del tempo.



La posizione di Pizzarotti, che da un lato accusa Grillo e dall’altra lo ringrazia, non le sembra in qualche modo contraddittoria?

Non direi, anche se non so esattamente quali siano i rapporti tra Pizzarotti e Grillo. Fatto sta che il sindaco di Parma comunque ha ringraziato Grillo per il fatto di averlo incitato alla politica, dicendo: “Mi ha fatto alzare dal divano e mi ha spinto a impegnarmi direttamente”. C’è una riconoscenza nei confronti di Grillo, ma è evidente che poi anche quest’ultimo non ha fatto nulla per evitare che nascesse questa frattura. C’è quindi un’ambivalenza, come può sempre succedere nei rapporti che sono sia umani sia politici.



Chi ci rimette di più da questo addio, Pizzarotti o M5s?

Senz’altro i 5 Stelle. Pizzarotti non aveva nulla da perdere. Il Movimento, continuando questo silenzio e questo vuoto intorno a lui, non lo avrebbe certamente ricandidato alle prossime elezioni, e quindi in ogni caso Pizzarotti non aveva più un futuro in M5s. Con la sua uscita i 5 Stelle vedono un altro elemento negativo, come se non bastassero le vicende della giunta Raggi che oggi offrono un nuovo spaccato inquietante. Da ieri quindi abbiamo anche un sindaco “perbene” come Pizzarotti, che ha una sua immagine positiva, ma che saluta e se ne va.

Il significato dei casi Pizzarotti-Raggi è che i sindaci eletti in M5s per ben governare devono ignorare le direttive del Movimento?

Sarebbe grave se fosse così, ma in effetti un dato sembra confermarlo. Mi riferisco al caso della sindaca di Torino, Chiara Appendino, che viene giustamente sottolineato come un esempio positivo della capacità di governo da parte di M5s. Anche se in realtà non risulta che ci sia una cinghia di trasmissione tra il Movimento e la sindaca. La Appendino ha saputo prepararsi meglio a un compito così gravoso come essere il sindaco di una grande città, tanto che M5s in questo caso non ha avuto bisogno di darle indicazioni perché sapeva lei bene quello che doveva fare. A Roma invece abbiamo visto che la sindaca Raggi si è trovata dentro a una situazione che forse ha creato anche lei.

 

Quanto può durare un M5s che vince e ha successo solo quando non governa?

Come documentano i sondaggi, malgrado i problemi e la fase negativa che stanno attraversando, i Cinque Stelle continuano ad avere un forte e consistente consenso e ciò grazie alla pochezza e al discredito della cosiddetta politica tradizionale. Se Pd e centrodestra avessero un appoggio convinto dei cittadini, facessero delle battaglie di trasparenza e onestà e non fossero accusati a ragion veduta di fare parte di una casta, M5s non avrebbe spazio. Finché invece ci sono questi problemi si sarà anche M5s.

 

(Pietro Vernizzi)