“Matteo Renzi uscirà vincitore dal referendum anche se dovesse perderlo. All’indomani del 4 dicembre il premier dirà che è l’unico rappresentante degli italiani che vogliono il cambiamento, quand’anche minoritari, mentre nel fronte del No inizierà una disputa tra i vari D’Alema, Bersani, Cuperlo, Civati, Brunetta e Grillo per accaparrarsi il merito della vittoria”. E’ quanto prevede Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità ed ex parlamentare dei Ds. In un’intervista a Radio Popolare, il presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato: “Per me l’Italicum è un’ottima legge ma se tutti pensano di riaprire il tema, Il Pd è pronto non a presentare un’altra proposta sennò fai come il carciofo, con gli altri che dicono solo no; ma siamo disponibili veramente ad andare a vedere le carte e a confrontarci”.
Sull’Italicum Renzi intende temporeggiare fino al referendum?
Il premier non si fida degli altri, come gli altri non si fidano di lui. Piuttosto che fare una proposta che potrebbe essere bocciata preferisce dire che lui è pronto a cambiare l’Italicum a condizione che ci sia l’accordo. Il premier spinge gli altri a trovare l’intesa che lui avvallerebbe. Da parte sua Renzi ha fatto cadere il tabù dell’Italicum indiscutibile, ma teme che ci sia un gioco del cerino acceso e non intende starci.
Giorgio Napolitano ha detto: “Le coalizioni non sono una bestemmia”. Ancora per quanto Renzi può continuare a disattendere questa indicazione?
Renzi ha un margine abbastanza ampio per disattenderla, proprio perché Napolitano è il vero padre di Italicum e riforma costituzionale, e quindi è difficile che possa dissociarsene. Quando dichiara la disponibilità a cambiare la legge elettorale, Renzi fa realmente un passo avanti verso la sinistra Pd e raccoglie l’invito alla discussione di Napolitano. Il resto però è ormai tutto gioco politico.
In che senso?
Ormai mancano due mesi al referendum costituzionale e tutte le forze devono decidere quale partita giocare. La sinistra Pd per esempio ha proposto il Mattarellum 2.0, ma se su questa proposta non ci fosse convergenza dovrebbe trovare un’altra strada. Renzi considera inamovibile un premio maggioritario, accetta l’idea che possa essere affidato non a un partito ma a una coalizione, mentre non ha voglia di aprire a un sistema proporzionale.
Qual è la strategia di Renzi per recuperare lo svantaggio al referendum che emerge dagli ultimi sondaggi?
Non sono così convinto che i sondaggi sul referendum siano azzeccati: possono essere veritieri se il voto diventa interamente politico, e quindi siccome c’è un’area critica verso il governo che è molto ampia è credibile che prevalga il No. In ogni caso il No deve per forza vincere in quanto non ha a disposizione un piano B. Mentre Renzi paradossalmente ha a disposizione un piano B anche se perde.
In che cosa consiste?
Nell’ipotesi di una sconfitta di Renzi, il campo dei vincitori sarebbe affollatissimo. Ci sarebbero D’Alema, Bersani, Cuperlo, Civati, Brunetta e Grillo. E’ un campo che poche ore dopo il voto si contenderebbe il successo. Il No non è omogeneo, perché si tratta di forze di sinistra e di destra molto contrapposte tra loro. Il Sì, anche se sconfitto, è invece interamente renziano.
E quindi?
Se Renzi perdesse il referendum diventerebbe comunque il titolare di una maggioranza relativa nel Paese. Sia pure dimettendosi, può dire di rappresentare da solo il 48% degli italiani che vogliono le riforme. I leader del No invece dovrebbero spartirsi una fettina di quel 52% risultato vincente.
Come valuta la strategia del fronte del No?
Il fronte del No sta facendo i conti senza l’oste, e può incappare persino in una vittoria che si tramuterebbe in un regalo per Renzi. All’indomani del 4 dicembre il premier si presenterebbe come il titolare della minoranza compatta che ha votato Sì, mentre la maggioranza dei No sarebbe comunque frastagliata. In caso di sconfitta Renzi prenderebbe un ceffone nei denti, sicuramente dovrebbe lasciare il governo ma ripartirebbe da una posizione più forte di quella di D’Alema e soci.
Nel weekend Renzi è andato all’attacco della giunta Raggi. Fa parte della sua strategia per vincere il referendum?
Da un lato Renzi è sempre lo stesso: ha bisogno di una battaglia e di un nemico al giorno. M5s a Roma gli offre una sponda senza precedenti grazie a uno spettacolo abbastanza indecoroso. Renzi inoltre può sempre dire: “Io con Roma non c’entro”. Tutte le amministrazioni che hanno governato la capitale prima di M5s fanno capo sia al Pd sia al centrodestra, ma all’epoca Renzi faceva un altro mestiere. Infine il premier ha di fronte a sé la tentazione di incominciare a indebolire i Cinque Stelle.
Lei pensa che ci riuscirà?
Le vicende romane non hanno ancora intaccato il voto di M5s. Però più la città di Roma si rivela ingovernabile, più la giunta Raggi si rivela impresentabile, più la Raggi stessa emerge come un personaggio inadatto alle responsabilità politiche, e più Renzi può sperare che goccia a goccia si indebolisca il fronte grillino. In questo modo il premier vuole collocare tutti i suoi avversari dentro a uno schema, accusando la sinistra Pd di non avere ancora maturato una cultura di governo e sostenendo nello stesso tempo che Grillo non è capace di governare ed è privo di personale politico.
(Pietro Vernizzi)