“I Sì e i No al referendum in questo momento si equivalgono al 50%, ma ciò non vuole dire affatto che Matteo Renzi da solo valga il 50% degli elettori. Nel Sì ci sono quote di voto del Pd, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia nonché dello stesso M5s”. A sostenerlo è Roberto Weber, sondaggista di Ixè, secondo cui la fiducia personale del premier è al 30%. Il Pd è ancora in testa al 32%, mentre M5s è al 28%, la Lega nord al 12-13%, Forza Italia al 10,5-11%, Fratelli d’Italia al 2,5-3% e Sinistra Italiana al 3-3,5%.



Che cosa ne pensa della strategia da uomo solo al comando con cui Renzi sta conducendo la campagna per il referendum?

Si tratta di una strategia che Renzi ha in parte corretto in corsa. Questa è stata l’impostazione iniziale, che si è rivelata sbagliata perché ha radicalizzato e polarizzato il dibattito prima del tempo. Non è stata quindi una scelta positiva. Il presidente del Consiglio avrebbe dovuto cercare di rimanere sul terreno del merito, svincolandosi sia dalla personalizzazione sia da un’eccessiva faziosità politica. Poi è evidente che Renzi è quello che può reggere gli scontri in tv, con Travaglio piuttosto che con Zagrebelsky.



In questo momento i Sì e i No a quanto sono?

I Sì e i No sono praticamente pari. Prendendo in considerazione la possibilità di errore campionario, sostanzialmente Sì e No si equivalgono.

Quanti sono astenuti e indecisi?

Si tratta di una percentuale molto elevata che viaggia sul 45-50%. In quel bacino c’è una quota di elettorato che è ancora indecisa e non sa ancora per chi votare, ma che alla fine si recherà alle urne.

Se il Sì è al 50% significa che anche il gradimento di Renzi vale il 50%?

No, sono due cose diverse. Come si vede anche dai sondaggi, nel Sì ci sono quote di voto del Pd, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia nonché dello stesso M5s. Dall’altra anche tra i No c’è una quota di voto del Pd.



Quindi se vincono i No Renzi non rischia nulla?

Non ho detto questo. E’ chiaro che se Renzi dovesse perdere il referendum, il voto assumerà tutta la dimensione politica che deve assumere. Se vincessero i No, la quota di italiani presente alle urne darà un giudizio implicitamente negativo anche su Renzi. Non si potrà quindi sfuggire da queste conclusioni politiche. Ma ci saremmo arrivati anche se Renzi non avesse forzato sul referendum.

Perché?

Chi afferma che bisogna guadare solo ai contenuti e non lasciarsi condizionare da un giudizio anche politico in realtà dice una sciocchezza. Io mi occupo della politica italiana dagli anni 70, e questo è un Paese che è sempre stato lacerato. Basti ricordare il referendum sui “punti di contingenza” del 1985, in piena era craxiana, quando la divisione del Paese si rivelò forte e netta. Se Craxi avesse perso sarebbe andato incontro anche a una sconfitta politica.

Che cosa influenzerà di più l’esito del referendum costituzionale?

Renzi ha contro di sé alcune indubbie variabili di contesto quali l’andamento dell’economia, la profonda rancorosità accumulata dall’elettorato italiano, l’insoddisfazione rispetto alle alte attese suscitate. Dalla sua Renzi ha invece il fatto che sta approvando alcune riforme. Bisogna capire se il Paese accetterà questo indirizzo o se prevarranno altri elementi.

 

Con chi sta la “maggioranza silenziosa” degli italiani?

A favore del Sì ci può essere una dimensione che è molto difficile da esplorare: la rumorosità è con il No, il silenzio è con il Sì. Chi andrà a votare per il Sì non lo farà con entusiasmo, bensì accettando tra due opzioni quella a suo modo di vedere meno negativa. Questo è un aspetto che molto di rado ha contaminato il mondo di centrosinistra, dove si è sempre votato con molto entusiasmo e il più delle volte si è perso. Questa volta potrebbe essere un’eccezione.

 

A quanto è il consenso personale del premier?

Devo premettere che il nostro istituto ha degli score molto più severi rispetto agli altri. Renzi ha perso moltissimo dalla data delle elezioni europee, ma all’interno di chi va a votare mantiene ancora una quota di consensi sia pure non ragguardevole, ma che gli dà comunque qualche elemento di sicurezza. E’ chiaro però che il premier non vive un buon momento.

 

In percentuale a quanto è?

Al 30% su tutti gli aventi diritto. In proporzione a chi va a votare è intorno al 37-38%.

 

A quanto sono Pd e M5s?

Il Pd è al 32% e M5s al 28%.

 

E gli altri partiti?

La Lega nord è al 12-13%, Forza Italia al 10,5-11%, Fratelli d’Italia al 2,5-3%, Sinistra Italiana al 3-3,5%.

 

(Pietro Vernizzi)