Il referendum costituzionale continua a suscitare polemiche tra i sostenitori del sì e quelli del no alla riforma voluta dal governo Renzi. Il prossimo 4 dicembre gli italiani saranno chiamati ad esprimere il proprio voto. Sono già tanti gli esponenti politici e anche i personaggi dello spettacolo che si sono espressi per l’una o l’altra posizione. Ultimo in ordine di tempo ad intervenire è Fiorello che ha annunciato che voterà ‘forse’. Come riporta la Repubblica, Fiorello è in procinto di riprendere il suo programma Edicola Fiore: dal 10 ottobre sarà di nuovo in onda con la sua rassegna stampa in diretta alle 7.30 su Sky Uno HD e alle 8 (e in replica alle 20.30) su Tv8. Ai giornalisti convocati per presentare la nuova stagione del programma Fiorello a proposito del referendum costituzionale ha detto: “Il referendum? Pensate che vi dico cosa voto? Mica sono matto. Mica voglio finire come Benigni che gli tirano le pietre. Io dico che non voto né ‘sì’ né ‘no’, voto ‘forse’ “.



Governo e M5s convocati oggi d’urgenza per definire i tempi per il referendum costituzionale e il suo quesito, messo sotto accusa da grillini e Sinistra Italiana – “è uno spot, non è un quesito di un voto referendario” – e subito ci sono le tempistiche delle decisioni che il tribunale amministrativo del Lazio dovrà attuare per arrivare in tempi stretti ad una formulazione definitiva, una sentenza che metta fine all’insieme di polemiche scoppiate nelle ultime ore. La giustizia amministrativa che si dovrà esprimere sul quesito referendario del 4 dicembre dovrà farlo entro due settimane, ovvero entro la metà di ottobre dove un’udienza straordinaria di discussione davanti al collegio deciderà il da farsi. La pronuncia del Tar dovrà dire se l’interrogativo che si troverà sulla scheda elettorale il prossimo 4 dicembre sia corretto o se invece si tratta di uno “spot a favore di governo e del Sì”. Lo ha deciso la presidente della II sezione bis del Tribunale amministrativo, Elena Stanizzi, al termine dell’udienza a porte chiuse dedicata all’illustrazione dei temi del ricorso da parte dei ricorrenti, come riporta il Sole 24Ore.



Un ottimo e importante assist al referendum costituzionale, lato Sì, viene offerto niente meno che da Confindustria che dopo l’endorsement del nuovo presidente Vincenzo Boccia appena insediato qualche mese fa ora torna alla carica e non solo conferma quell’indicazione a favore delle riforme di Renzi e Boschi, ma rilancia: «Ci auguriamo che vinca il sì perché quando prendiamo una posizione non lo facciamo solo come atto formale, ma perché ci crediamo», ha affermato ancora Boccia all’assemblea degli industriali di Torino, con presente lo stesso premier italiano. «I destini delle imprese sono legati a quelli del Paese. Siamo per una democrazia decidente e siamo sempre stati per il monocameralismo. Nella vita se vuoi compiere grandi passi devi pianificare, e poi agire». Assist importante dunque dagli industriali d’Italia all’interno governo, che sta attraversando la bufera della divisione interna del Pd, con D’Alema che rema contro il voto del Sì e anche a livello esterno con il ricorso sul quesito del referendum presentato e in discussione ora al Tribunale Amministrativo del Lazio.



Il referendum costituzionale si è acceso improvvisamente da due giorni con la campagna elettorale che ha visto lo scoppio del ricorso anti-queisto presentato in tribunale da M5s e Sinistra Italiana, con la risposta secca di Renzi e del Quirinale che hanno confermato come il testo del quesito sia stato confermato per legge. Il Tar ha comunque, come spieghiamo qui sotto, convocato i legali dei ricorrenti e dello stato per discutere del ricorso: intanto però l’occasione ha fatto “l’uomo polemico”. Il Partito Democratico infatti oggi ha visto accendersi un’altra miccia preparata e fatta bruciare da Massimo D’Alema: l’ex premier che guida il fronte del No al referendum ha rilasciato parole durissime nell’intervista di Radio Rai Uno di questa mattina. «Pensi a governare invece di andare in giro a fare comizi. Una sorta di confronto fra Renzi e resto del mondo. Lui dovrebbe occuparsi del governo del Paese, magari vedendo se riesce a far quadrare i conti della legge finanziaria, della disoccupazione della crisi». Durissima lo è altrettanto la replica di Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e renziano di ferro: «Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione, potrebbe agevolmente scoprire la realtà». Il congresso nel Pd è già cominciato? I prodromi ci sono tutti, un governo con la maggioranza sempre più ballerina ha gli stessi e medesimi problemi, visto che i dem sono più in guerra che mai…

È ancora caos attorno al referendum costituzionale specie sul quesito inserito nella scheda elettorale che tutti gli elettori troveranno il prossimo 4 dicembre nelle urne: ieri il ricorso M5s-Sinistra Italiana ha sollevato il problema sulla presunta faziosità del testo che per le opposizioni è inaccettabile, mentre prima Renzi e poi lo stesso Quirinale hanno confermato che il testo è stato licenziato da Parlamento prima e Cassazione poi. Ma questo non ha fermato la presentazione del ricorso presso il Tar del Lazio che questa mattina ha voluto convocare i legali di M5s, Sinistra Italiana e l’avvocatura di Stato in rappresentanza del governo. Come annuncia l’Ansa, l’audizione è preliminare per osservare assieme il ricorso presentato: alcune voci non confermate ancora parlano di una possibilità decisione già in giornata per un decreto monocratico uscito dal Tribunale che dia la linea sul testo del quesito, oggetto di mille polemiche dopo che era stata la data del voto sul referendum ad essere criticata per settimane intere.

La giornata di ieri per il referendum costituzionale è stata comica, ma non nel senso irriverente che potete pensare, o che coinvolge i soliti maestrina dell’anti-politica (o meglio, vengono coinvolti ma non come motivo numero 1). Le polemiche ora si sono infatti scontrate sul testo del quesito – dopo mesi passati a discutere sulla data – e ancora i contenuti sono lungi dall’essere affrontati davvero: a farlo è curiosamente un comico, anche se premio Oscar e geniale autore di sceneggiature originali, ma pur sempre un comico col pallino della politica. Roberto Benigni, dopo un’intervista a Le Iene ha dato un’improvvisa frecciata a tutti gli anti-referendum: «La vittoria del no al referendum costituzionale sarebbe peggio della Brexit, per questa ragione “è indispensabile che vinca il sì. I costituenti stessi hanno auspicato di riformarla la seconda parte, poi c’è la maniera di migliorarla ma se non si parte… Non è come qualcuno dice la riformeremo dopo. No, non accadrà mai più. Poi, certo, ci sono da rivedere alcune cose», afferma un tonico Benigni. Renzi ovviamente, di certo non affine politicamente al buon regista de La Vita è Bella, gongola assai. Ma dicevamo, comico era il voto sul referendum e comico è anche il commento di un altro protagonista, questa volta dentro alla politica, ovvero Beppe Grillo: assieme a Sinistra Italia, il suo Movimento 5 Stelle da poco ripreso in mano a pieno ritmo, ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro il testo del quesito, “truffa. una propaganda ingannevole, l’ennesima trovata di Renzi per prendere in giro gli italiani”, afferma Vito Crimi fuori dalla Camera. Una questione di comicità? Ecco il Quirinale risponde, ma con assoluta e austera reprimenda: «In relazione a quanto affermato in una nota di ricorrenti al Tar Lazio, in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda  è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base  a quanto previsto dall’articolo 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento». Comicità sì, ma alla fine chi riderà per ultimo? (Niccolò Magnani)