E’ ancora polemica sul quesito del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre quando gli italiani dovranno decidere se approvare o bocciare la riforma voluta dal governo Renzi. Ma il quesito è già stato bocciato dai sondaggisti, come riferisce Il Fatto Quotidiano, perché non sarebbe ‘neutrale’. La polemica era già scoppiata nei giorni scorsi e il M5S e Sinistra Italiana hanno rimesso la question al Tribunale amministrativo che potrà esprimersi su questo entro il 17 ottobre. Il quesito del referendum costituzionale per gli esperti di sondaggi potrebbe avere effetto sui tanti indecisi in una percentuale che oscilla tra il 5 e il 20%: si tratta di una percentuale “che può fare effettivamente la differenza”, sostiene Nicola Piepoli “perché uno o due milioni di voti possono decidere l’esito del referendum”. E Antonio Noto di Ipr Marketing sottolinea: “Con quella formulazione perché mai uno dovrebbe dire di “no”? Leggendola acriticamente è invece chiaro perché uno dovrebbe votare sì”. Se uno studente o un collaboratore le presentasse un quesito posto così? “Non c’è dubbio, glielo farei rifare”.
Era stato inizialmente fissato per oggi 8 ottobre, in vista del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, il termine per gli italiani temporaneamente all’estero per comunicare la propria intenzione di partecipare al voto. Si tratta, come spiegato sul sito della Ministero degli Esteri, degli elettori italiani che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovano temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento del Referendum, nonché i familiari con loro conviventi: potranno partecipare al voto per corrispondenza organizzato dagli uffici consolari italiani ricevendo la scheda al loro indirizzo all’estero. Per farlo però dovranno far pervenire al comune d’iscrizione nelle liste elettorali un’apposita opzione. Il Ministero dell’Interno dopo aver confermato che la scadenza fissata dalla legge è oggi 8 ottobre, “ha invitato i Comuni ad accettare, in via amministrativa, anche le opzioni che perverranno oltre tale termine, purché entro il 2 novembre prossimo. E’ possibile la revoca della medesima opzione entro lo stesso termine” (clicca qui per tutte le informazioni).
Il prossimo 4 dicembre 2016 come ben sapete va in scena il referendum costituzionale: i contenuti della riforma Boschi che sarà alla base del testo in discussione alle urne non sono esattamente il tema più trattato fin qui dalla campagna elettorale, sembra incredibile ma è così. Renzi ci prova, anche perché deve recuperare terreno e si vede giustamente costretto a indicare quali sono i cambiamenti che secondo lui dovrebbero convincere gli italiani a votare Sì in cabina elettorale. Le opposizioni si concentrano invece sul tentativo di “distruggere” l’interno renziano, sposando la linea “vince il No, perde Renzi”. In questi mesi stiamo cercando, assieme all’informazione specifica su tutte le ultime novità di scontri e polemiche politiche, di concentrare gli sforzi sui punti centrali di questo referendum che ancora in pochissimi sanno bene come è organizzato. Oggi scegliamo un punto molto ostico, come quello della prima parte della Revisione del Titolo V: l’ultomo punto del voto referendario e assieme al Senato il più complesso. In cosa consiste la revisione del settore della Costituzione che stabilisce quali sono i poteri dello Stato e quali quelle delle Regioni? «Viene capovolto il sistema per distinguere le competenze dello Stato da quelle delle regioni. Sarà lo Stato stesso a tracciare i confini della sua competenza esclusiva (politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, burocrazia, ordine pubblico, etc.). Alle Regioni rimane la competenza specifica su tutela della salute, politiche sociali e sicurezza alimentare, istruzione, ordinamento scolastico», riporta NanoPress. Le Regioni in coro lamentano questo nuovo “centralismo” dello stato che invece propone un modo più moderno per evitare le corruzioni che spesso sono nate in senso ai consigli regionali: due diversi punti di vista che rischiano di scontrarsi e non poco il giorno dopo il 4 dicembre prossimo. Il rischio del centralismo è forte e i timori di un nuovo equilibrio romano-centrico si avvicina a grandi passi: Renzi di contro promette che la modalità di ridistribuzione dei fondi alle regioni sarà in modo completamente meritorio, anche se come sappiamo in entrambe queste considerazione la distanza con la realtà effettiva è spesso molto grande. Gli altri punti della revisione Titolo V saranno temi per le prossime puntate, da come cambia il Referendum, fino ai poteri della Consulta e anche alle novità sulle Quote Rose.