Tra gli ultimi sondaggi politici ed elettorali diffusi sul prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 il No alla riforma Boschi e alla legge forse più importante degli ultimi anni di Governo Italiano vede ancora una supremazia sui favorevoli alla riforma renziana. Senato e competenze Stato-Regioni ma soprattutto una certa avversione alla politica renziana per ora portano il No, stando ai sondaggi elettorali di Winpoll-Scenari Politici, in testa con il 52%, mentre il Sì positivo per la riforma Boschi resta al 48%. 4 punti percentuali che nel prossimo mesi i sostenitori del Sì sperano di cancellare, con il confronto che diventa sempre più aspro, il che non aiuta l’analisi sui contenuti della riforma in oggetto. Questo tra l’altro preoccupa anche in vista dell’astensione: ancora ad oggi chi andrà a votare secondo i sondaggi di Winpoll resta al 54%, con ancora tanta gente che rimarrà in dubbio o proprio a casa non partecipando alla votazione popolare. Il Governo e Renzi cercheranno di convincerli al voto per il Sì, idem i comitati del No che interpretano il non voto come una generale sfiducia per le istituzioni attuali e dunque probabili sostenitori del No.



I sondaggi sul referendum costituzionale svelano importanti novità a livello politico ed elettorale: in attesa della fine della campagna elettorale che si terrà in questo mese di ottobre, le ultime rilevazioni fatte dai sondaggi di Demos sulle preferenze politiche degli italiani mostrano come l’unica fascia di età che vota in maggioranza il Sì alla riforma costituzionale, con il 46% di vantaggio rispetto ai contrari che restano al 27%. Nelle altre quattro fasce di età calcolate e testate dai sondaggi di Demos, mostrano una maggioranza anche se non schiacciante del No al referendum Renzi-Boschi. Fascia cono maggiore scarto è quella tra i 45 e i 54 anni, con il no che viaggia qui al 45% contro il 27% del Sì: anche tra i più giovani e i trentenni la scelta ricade sul No ma con molta più indecisione e ancora un altro grado vicino al 40% di astensione. Questione generazionale, l’elemento in questione resta sempre più importante per decifrare le possibili scelte di voto degli italiani al prossimo 4 dicembre 2016: un Sì che non cresce troppo, e un No che rimane stabile, si rischia di andare davvero fino all’ultimo voto.



Si sa che i sondaggi politici ed elettorali e non sono da meno quelli per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, possono essere in vari modi e i dati mostrati possono essere interpretati sotto più punti di osservazione. Eppure leggendo i sondaggi prodotti da Istituto Ixè questa settimana è abbastanza enigmatico riuscire a decifrare una indicazione in vista dell’appuntamento elettorale più importante degli ultimi anni. Il voto sulla riforma rispetto ai sondaggi sulla fiducia nei leader politici si offre a numerose sponde di interpretazione: di certo Matteo Renzi è il personaggio protagonista nel bene e nel male di questo periodo politico e la sua affermazione nel sondaggio di Ixè non per forza significa un parallelo miglioramento del Sì al referendum. Eppure una indicazione da tenere in considerazione: tolto Sergio Mattarella, stabile al primo posto tra le preferenze degli italiani con il 50% dei voti, ma Renzi è al secondo posto in salita con il 31%. Staccati e di tanti gli altri protagonisti politici che tra l’altro si schierano tutti con il No al voto di dicembre: 21% per Giorgia Meloni di FdI, male Luigi Di Maio e Beppe Grillo (17 e 20%) come del resto anche il centrodestra, con Matteo Salvini al 17% e Silvio Berlusconi al 13%. Sale Stefano Parisi di Forza Italia che seppure di poco viene preferito al “padre storico” degli azzurri, ma resta al 14% e stacca Landini al 13% e la coppia Angelino Alfano-Enrico Zanetti confinati al 9%. Renzi questa partita la vince, anche abbastanza a mani basse: ma il 5 dicembre mattina potrà dire lo stesso?