Il cambio della guardia il giorno dopo i risultati delle Elezioni Usa 2016: Barack Obama ha incontrato Donald Trump nello studio Ovale della Casa Bianca, dove dal prossimo 21 gennaio risederà il vincitore e nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Un colloquio di oltre un’ora che a detta dei due leader politici è stato molto più che uno scambio di cortesie dovuto o una spiegazione dei termini tecnici per il passaggio di consegne. «È stata un’eccellente conversazione, vogliamo e faremo di tutto perché lui e la moglie si sentano benvenuti. Sono stati discussi temi importanti» ha aggiunto il presidente uscente Barack Obama. Moltissimi giornalisti e fotografi che però sono rimasti delusi dal fatto che non ci sono state fatte conferenze stampa post incontro: Trump invece ha voluto, oltre che ringraziare il popolo americano per il risultato delle elezioni Usa, rimarcare come il colloquio con Obama è stato molto interessante e non esclude una richiesta di aiuto per l’immediato futuro. «Per me è estremamente importante avere potuto spiegare al presidente alcune difficoltà e alcuni problemi che io vedo in questo Paese: Presidente, è stato un onore averla incontrata. Grazie mille di questa occasione che mi ha fornito».
Nelle Elezioni Usa 2016 rimarrà storico il fatto che Donald Trump ha vinto con meno voti non solo della sua sfidante, Hillary Clinton – 227mila voti in meno – ma anche di numerosi sfidanti sconfitti nelle precedenti elezioni americane. I risultati hanno decretato per la formula dei grandi elettori la netta vittoria di Trump, ma a vedere l’analisi dei voti di preferenza scopriamo dati davvero interessante: tenendo conto che Barack Obama ha stravinto con le prime due elezioni più votate della storia Usa, al terzo posto con 62milioni di voti è stato Bush jr nel 2004. Tenendo conto che Donald Trump e Hillary Clinton si trovano rispettivamente al sesto e settimo posto della classifica all time, in mezzo ci troviamo due candidati repubblicani che non hanno avuto molta fortuna: da un lato Mitt Romney e dall’altro John McCain. Incredibile come nonostante abbiamo avuto molti più voti, abbiano entrambi perso con il doppio Obama: va anche detto però, a differenza di tutti questi ultimi candidati presidenti, i Grandi Elettori conquistati da Trump 306 sono stati la vera performance spettacolare del magnate, secondo solo a Obama.
Le reazioni alle Elezioni Usa 2016 che si sono concluse con la vittoria di Donald Trump sono state variegate. Oggi è arrivata anche quella da parte della Russia, che non ha manifestato alcuna euforia eccessiva all’insediamento di Trump alla Casa Bianca. “Non voglio dare l’impressione che siamo pieni di buone speranze”, ha commentato il vice ministro russo degli Esteri Sergei Ryabkov, come riporta l’agenzia di stampa Askanews. Il mancato entusiasmo sarebbe da attribuire al fatto che Donald Trump, così come il suo predecessore, potrebbe essere “anti-russo”. “Le posizioni sulla Russia che (Donald Trump) ha espresso e quelle dichiarate dai rappresentanti della sua campagna elettorale e dalla sua cerchia sono molto dure” su Mosca, ha aggiunto ancora il vice ministro degli Esteri. Lo stesso ha poi evidenziato come entrambi i partiti, nel corso delle elezioni presidenziali, abbiano messo in atto una campagna elettorale “marcata di fatto da un consenso anti-russo”. Ieri erano giunte le congratulazioni da parte del presidente russo Vladimir Putin, il quale si è detto pronto a collaborare con gli Stati Uniti al fine di ristabilire le relazioni con Washington, sebbene il percorso non sarà affatto semplice. Pur avendo avuto contatti con i membri del team di Trump, Riabkov preferisce restare cauto commentando: “Non ci aspettiamo niente di speciale dalla nuova amministrazione degli Stati Uniti”.
Le Elezioni Usa 2016 hanno mostrato una volta di più con i risultati di ieri come il sistema di voto espresso storicamente dall’America ha numerosi aspetti poco chiari, o quantomeno bizzarri. In quanti sapevano che il voto della popolazione americana è una preferenza e non elegge alcuna carica o presidente, bensì i 538 Grandi Elettori sono quelli che poi a livello pratico eleggeranno Donald Trump – tra qualche settimana – neo Presidente degli Stati Uniti d’America? Ebbene, il voto di ieri ha dimostrato, come nella sfida Al Gore-Bush jr, che il voto popolare può andare ad un candidato e il Presidente diventa poi il rivale: a smenarci ancora una volta sono i Democratici che con Hillary Clinton hanno vinto per 227mila voti sul rivale Donald Trump ma alla fine hanno fatto la differenza di Grandi Elettori conquistati dal magnate repubblicano e qui si che la differenza è stata notevole. Il sistema elettorale americano prevede infatti che quasi ogni Stato usa un maggioritario secco per cui «il primo arrivato anche se ha un solo voto in più acchiappa la totalità dei delegati. Questo può produrre delle distorsioni sul totale assoluto perché un candidato che arriva primo con ampio vantaggio in Stati ultra-popolosi (come la California per Hillary) “spreca” milioni di voti “inutili” visto che gli basterebbe vincere con il 50,1%», spiega l’analisi degli inviati Usa di Repubblica. Nonostante questo né Obama né Hillary Clinton hanno lamentato questo fattore, e il che dimostra come il sistema e il “valore” politico è instillato nei cittadini molto più di quanto possa avvenire in tutta la restante parte del mondo. La politica ancora una volta non si tocca, questo è l’esito.
Elettori democratici delusi per la vittoria di Donald Trump alle Elezioni Usa 2016? Il regista guru dei democratici, e profondo hater dei Repubblicani, ha colpito ancora, anche se per la seconda volta nella storia ha ancora “fallito” il bersaglio. Prima Bush e poi Trump, con due documentari contro i candidati presidenti repubblicani, sono sempre stati eletti con profonda delusione del regista ideologicamente schierato. Anche ieri ha voluto lasciare il segno in questa fine campagna elettorale pubblicando su Facebook la lista delle cinque cose da fare per tutti quelli che oggi vogliono fermare il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. “Partito Democratico al Popolo”, ovvero il bisogno di un cambiamento dopo il pesantissimo fallimento ed è necessario restituire il Partito Democratico al popolo. In secondo luogo Michael Moore propone anche di “annientare chi ha fatto previsioni sbagliate”, e poi “resti solo chi vuole combattere” che resta un invito al Congresso per ostacolare il nuovo presidente. Ultimi due punti sono due “consolazioni” fatte dal cineasta dopo i risultati delle Elezioni Usa: “riprendersi dallo shock. Non serve più dirsi sconvolti per il verdetto. Se le urne hanno dato questo risultato è perché c’è stata poca attenzione a quella parte di popolazione disperata che ha dato sfogo alla rabbia” e infine “Hillary ha vinto il voto popolare”, con la consueta critica al sistema di voto americano (e su questo punto non ha certo tutti i torti).
Continuano ad arrivare, il giorno dopo le elezioni Usa 2016, messaggi di congratulazioni al nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump eletto ieri dopo i risultati del voto negli Usa. Anche il Dalai Lama, leader spirituale del tibetani in esilio, come riporta Rainews, si è congratulato con Trump per la sua elezione alla Casa Bianca. Il Dalai Lama ha voluto però sottolineare allo stesso tempo che “il mondo ripone grandi speranze nella visione democratica e nella leadership degli Stati Uniti”. Il Dalai Lama ha inviato un messaggio speciale al 45esimo presidente degli Stati Uniti, messaggio in cui ha anche aggiunto che “il popolo tibetano e lui stesso si sono sentiti onorati dal sostegno ricevuto in passato dai presidenti negli sforzi del popolo tibetano per proteggere e conservare l’antica cultura buddhista”. Vedremo se e cosa risponderà il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump uscito vincitore sulla sfidante Hillary Clinton alle elezioni Usa 2016.
L’analisi dei risultati sulle Elezioni Usa 2016 il giorno dopo vanno ovviamente sul significato profondo della scelta di più di mezza America che con Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti ha voluto dare un messaggio molto chiaro all’establishment e alla politica in generale. “Ribellione”, “pancia”, chiamatela come volete, ma la scelta di queste elezioni Usa 2016 è assai radicata e profonda: secondo Romano Prodi, intervistato oggi dal Mattino, il motivo da ricercare è nella paura. «Oggi il mondo è dominato dalla paura. E guardi che le dico, se a candidarsi per i democratici ci fosse stato JFK in persona, forse non ce l’avrebbe fatta nemmeno lui. Questa vittoria inaspettata è certo una lezione che conferma quanto vado dicendo da tempo: avanza un populismo nuovo, non più solo di destra ma globale, alimentato dagli stessi nutrimenti in Usa e in Europa», afferma Prodi sul giornale napoletano. Ma cosa incrementerebbe questa nuova destra impersonificata da Donald Trump? Secondo l’ex premier «contribuisce un’involuzione delle nostre società su questioni come la distribuzione del reddito, l’insicurezza di fronte alle immigrazioni non gestite in modo appropriato, i salari e il lavoro precari o inesistenti, il terrorismo, la finanziarizzazione dell’economia, la globalizzazione affrettata. Tutto ciò rende i sistemi democratici più fragili e vulnerabili di fronte a populismi alla Trump».
Il giorno dopo le elezioni Usa 2016 che hanno visto la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump, diventato il 45esimo presidente degli Stati Uniti, sono migliaia gli americani scesi in piazza per protestare contro i risultati del voto. Come riportato dal Corriere della Sera, decine di migliaia di persone hanno manifestato gridando ‘Not My President’ in tutti gli Stati Uniti: le manifestazioni più imponenti si sono svolte a New York e Chicago. Gli americani anti-Trump sono scesi in piazza anche a Seattle, San Francisco, Los Angeles, Boston, Philadelphia, Detroit, Austin, Dallas, Kansas City. Disordini anche a Portland e Oakland. A Manhattan in migliaia si sono ritrovati a Union Square e hanno poi sfilato verso Midtown fino alla Trump Tower sulla Fifth Avenue, dove si trova l’abitazione del nuovo presidente Usa: il traffico è stato paralizzato per ore e almeno 30 persone sono state arrestate.
Anche Charlie Hebdo ha commentato i risultati delle elezioni presidenziali Usa 2016: il settimanale satirico francese ha puntato sulla ritrovata “normalità” del presidente uscente. “Obama torna ad essere un cittadino come gli altri”, è il titolo graffiante scelto da Charlie Hebdo. Il settimanale satirico ha scelto una copertina gialla come sfondo per Barack Obama, ritratto terrorizzato mentre scappa a gambe levate da due poliziotti bianchi che gli sparano addosso. Charlie Hebdo ha voluto, dunque, puntare sulle tensioni razziali e il crescente numero di cittadini neri uccisi da poliziotti bianchi per commentare il cambiamento in atto negli Stati Uniti a causa delle elezioni presidenziali. Il tema resta caldissimo negli Stati Uniti e il nuovo presidente Donald Trump non ha risparmiato dichiarazioni pesanti nei confronti della comunità afroamericana.
Clicca qui per vedere la copertina di Charlie Hebdo.
Con la vittoria alle Elezioni Usa 2016 Donald Trump ha tratto in un solo boccone un’intera campagna elettorale denigratoria in molti momenti e con attacchi (a cui lui ha contribuito certamente con altrettanta voluta provocazione) da politici, giornalisti, industriali, professori, attori, cantanti e vip in generale, tutti o quasi contro il magnate repubblicano. Eppure alla fine ha vinto lui, ma ha vinto soprattutto quell’America che rifiuta il “perbenismo” di Obama, o la pace sociale intesa da Hillary Clinton “allineata” con Wall Street e la parte più ricca dell’America. Il nuovo presidente degli Stati Uniti invece è stato scelto per una protesta più che contro Hillary, contro un mondo che lei rappresenta e che il grosso degli americani non reggono più un’America più “smart” che produttiva, in senso legata alle radici profonde di un Paese davvero complesso da comprendere e leggere. Gli analisti Usa stano raccontando in queste ore di risultati incredibili con la vittoria di Trump rimbalzata in tutto il mondo, come la parte più ricca del nuovo millennio, la Silicon Valley dei vari Apple, Google, Twitter e Facebook si stia disperando e pensa ad una “secessione” tutta da verificare. Duro il commento di Mark Pincus, fondatore della società Zynga, che ha prodotto giochi popolari come Farmville: «È lo stesso che provò la gente quando ebbe la sensazione che Hitler andava al potere?». Trump era stato severo con il settore smart Usa, gettandosi contro il leader di Amazon, Jeff Bezos, e i suoi presunti bilanci “truccati”, ma in generale rappresenta secondo i vari Bill Gates, Tim Cook o Mark Zuckerberg un ritorno indietro di 20 anni. Obama per loro era il massimo, ora si ritrovano davanti un presidente che prima ancora di aver fatto qualcosa già vogliono deporlo. Un’America “smart” che però, nonostante vivano tutto il giorno sul lavoro a stretto contatto di social, abitudini e ricerca web delle persone, non ha ancora “capito” dove la nave si sia diretta in questi anni. Insomma, mica tanto “smart”… (Niccolò Magnani)