Nell’intervista concessa a Francesco Verderami de Il Corriere della Sera, Silvio Berlusconi ha parlato anche di Elezioni Usa 2016, ma non solo di Donald Trump. Da appassionato di politica estera qual è sempre stato, l’ex premier si è fatto la sua idea sul perché Hillary Clinton e il Partito Democratico abbiano perso:”Trump è stato votato da tutti gli americani stanchi di una politica vecchia, chiusa in se stessa, diventata incapace di ascoltare e capire. Una politica che ha commesso l’errore tipico delle sinistre di tutto il mondo, quello di pensare che il politicamente corretto sia il modo di stare vicino ai bisogni della gente”. Berlusconi indica un colpevole preciso per la disfatta dell’ex Segretario di Stato:”Sono convinto che Hillary Clinton abbia pagato il suo essere un elemento di continuità con gli otto anni di Obama e dell’establishment di Washington. Obama ha commesso molti errori, specie in politica internazionale. Dall’incoraggiamento delle cosiddette primavere arabe, all’inefficace contrasto all’integralismo islamico, fino alle controproducenti tensioni con la Russia. La gente era stanca e per questo lo ha votato, ora però lasciamolo lavorare”.
In America e in Italia hanno provato ad associare la figura di Donald Trump, l’imprenditore uscito vincitore dalle Elezioni Usa 2016, a quella di Silvio Berlusconi. L’ex Presidente del Consiglio, però, in questi mesi di campagna elettorale a stelle e strisce aveva preferito non commentare, lasciando agli altri il compito di tracciare eventuali paralleli. Fino ad oggi, quando in un’intervista concessa a Francesco Verderami de Il Corriere della Sera ha chiarito una volta per tutte il suo parere su Donald Trump:”Alcune analogie sono evidenti ma la mia storia imprenditoriale è diversa da quella di Donald Trump. Anche io come lui sono sceso in campo per il mio Paese”, ma “io non sono la destra” bensì “rappresento un centro liberale e popolare. Per quanto valgono queste definizioni politiche, e credo valgano sempre meno, il mio ruolo è stato e continuerà ad essere questo”. Sui programmi Berlusconi dimostra di aver studiato a fondo la materia Trump:”Ci sono molte analogie e alcune differenze fra il programma presentato dal presidente degli Stati Uniti e il nostro: è apprezzabile la politica fiscale annunciata, così come l’accento posto sul controllo dell’immigrazione e sulla legalità. Non sono invece condivisibili le scelte protezionistiche e le tentazioni isolazionistiche che ha espresso. Però la politica mi ha insegnato che i leader non si giudicano sui programmi, si giudicano sui comportamenti. Lo vedremo all’opera”.
Le Elezioni Usa 2016 sono già passate in archivio ma vanno ancora svelati alcuni dei dettagli che hanno caratterizzato le fasi cruciali della notte che ha fatto di Donald Trump il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Intervenendo al programma della CBS “60 minutes”, il candidato dei Repubblicani ha definito “affettuosa “la telefonata che Hillary Clinton gli ha fatto per concedergli la vittoria una volta capito che era ormai impossibile per lei raggiungere il numero di 270 Grandi Elettori:”Hillary mi ha chiamato ed è stata una telefonata difficile per lei. Più difficile per lei di quanto lo sarebbe stato per me, e per me sarebbe stato comunque difficile”. Trump ha anche chiarito l’intenzione di rimpiazzare l’Obamacare:”Sarà abrogata e rimpiazzata. Non avverrà in due giorni ma nemmeno in due anno. Sarà una grande riforma della salute con molti meno soldi.”
Le elezioni Usa 2016 hanno consegnato una situazione assai particolare all’America nelle prossime settimane per non dire anni: la vittoria e i risultati sorprendenti di Donald Trump hanno consegnato un Paese diviso a metà con le recenti proteste nelle piazze più famose delle città più popolose – dove sono arrivati i voti principalmente di Hillary Clinton – hanno dimostrato. È notizia di ieri sera però, dopo le dichiarazioni distensive dell’incontro Obama-Trump del giorno prima alla Casa Bianca, di una accelerata della nuova amministrazione che si insidierà il prossimo 21 gennaio verso per mettere ai margini le ultime settimane di Barack Obama da presidente degli Stati Uniti d’America. Per prima cosa, «Il presidente eletto Donald Trump ha rimosso il governatore del New Jersey Chris Christie dal ruolo di capo della squadra di transizione, consegnando l’incarico al vicepresidente eletto, Mike Pence, ex parlamentare con profondi legami a Washington». Lo rivela il New York Times citando fonti vicine al cosiddetto ‘team-transition’; ma in secondo luogo, lo stesso staff del futuro presidente Trump ha lanciato un monito ad Obama direttamente per non intervenire più politica estera. «Su grandi questioni di trasformazione dove il presidente Obama e il presidente eletto Trump non sono in allineamento, non credo che sia in linea con lo spirito della transizione” prendere impegni in politica estera». Secondo lo staff di Trump, con Pence in prima linea ora, non solo potrebbe essere controproducente, ma rischia di mandare segnali contrastanti dato che i due leader sarebbero su posizioni assai distanti e contrastano.
“Sos Democrazia”, si potrebbe ridurre così l’intervento di Lech Walesa dopo i risultati delle Elezioni Usa che hanno decretato la vittoria di Donald Trump. L’ex leader e fondatore di Solidarnosc, nonché primo presidente della Polonia libera post-caduta del muro di Berlino, è stato raggiunto dal collega di Repubblica Andrea Tarquini per una intervista esclusiva per commentare i risultati delle Elezioni americane. Il messaggio di Walesa è chiaro e non è diretto principalmente contro Trump, anche se ha parlato di muri verso il Messico che di certo non evoca buoni ricordi al leader operaio cattolico imprigionato e perseguitato per la sua lotta contro il regime. «La vittoria conferma una tesi che espongo da oltre dieci anni: il mondo globale di oggi ha un problema con la democrazia. Dobbiamo riformularne alcuni elementi. Cosa significa ‘sinistra’, cosa significa ‘destra’, quali fondamenta dobbiamo dare a istituzioni e schieramenti politici e contatti tra forze politiche e cittadini? In mancanza di nuove soluzioni, le nostre società si mostreranno sempre più insoddisfatte delle realtà attuali. Più della stessa vittoria di Trump, conta la sconfitta dei vecchi o tradizionali establishment». Secondo Walesa contro Trump non si vedeva nessun candidato del vecchio establishment capace di vincere, e riconquistare il consenso perso dai suoi predecessori. «Dobbiamo ripensare la democrazia in fretta, per migliorarla a fondo e salvarla, il tempo stringe», ha detto un Walesa preoccupato per la democrazia in America quanto nel resto del mondo, Europa compresa. Interessante la battuta sul presunto rapporto di amicizia Putin-Trump, «Secondo me i russi sono contenti perché Trump appare non ben preparato a svolgere il lavoro di presidente degli Stati Uniti, non ha esperienza politica paragonabile a quella di Putin».(Niccolò Magnani)