-A circa tre settimane dal referendum costituzionale 2016 del 4 dicembre, Matteo Renzi cerca di allargare la piattaforma dei Sì a quei segmenti elettorali che sulla carta dovrebbero comporre la frangia più convinta del No alla consultazione referendaria. Il Presidente del Consiglio, però, non ci sta a lasciare qualcosa di intentato, e per questo motivo sui suoi profili Facebook e Twitter ha rivolto un appello agli elettori del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord:”Se votate No andate contro la vostra storia. I senatori leghisti e cinque stelle sono affezionati alle loro poltrone e ai loro privilegi. Ma gli elettori che hanno votato Lega e Cinque Stelle vogliono cambiare”. Quanti elettori si faranno tentare dall’appello del premier? Certamente non Matteo Salvini e Beppe Grill, impegnati in prima linea per bocciare le riforme renziane.
Si allarga il fronte del Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016 dopo che Union Valdotaine ha annunciato tramite una nota la propria adesione alle battaglie condotte dai sostenitori delle riforme del governo Renzi. Come riporta l’Ansa, il Conseil federal dell’Union valdotaine con una sola astensione e tutti gli altri voti favorevoli “esprime parere favorevole al progetto di riforma costituzionale” e “invita i valdostani a votare Si al referendum del 4 dicembre prossimo”. Così il parlamentino del movimento autonomista nel documento approvato quasi all’unanimità ha sostenuto che “la conferma referendaria del progetto di riforma può rappresentare per la Valle D’Aosta e per le altre Autonomie l’occasione di veder riaffermati e ulteriormente legittimati i principi che sono alla base di Regioni e Province Autonome”.
Tra gli argomenti più utilizzati dai sostenitori del Sì al referendum costituzionale 2016 del 4 dicembre c’è il fatto che in caso di vittoria dei No l’Italia andrebbe incontro ad una situazione di grande instabilità. Questa lettura viene però smentita da Credit Suisse, che in un suo report sull’Europa dopo l’elezione in America di Donald Trump assicura:”Non ci saranno conseguenze di sistema, sebbene ci potrebbe essere una volatilità dei mercati”. Ma qual è lo scenario più probabile? “C’è l’1 per cento di possibilità che si arrivi all’uscita dell’Italia dall’Unione europea” e se vincerà il No c’è un 70% di probabilità che si formi un governo tecnico, solo il 30% che Matteo Renzi si dimetta e si giunga ad elezioni anticipate. Credit Suisse chiarisce che la vittoria del Non “Non è uno scenario positivo per la governabilità e per l’Italia. Ma non sarebbe nemmeno dirompente”. La sconfitta dei Sì verrebbe letta infatti come un segnale “negativo per gli attori del mercato” ma “queste conseguenze non saranno sistemiche”.
Si fa sempre più pressante la campagna elettorale per il referendum del 4 dicembre 2016. La consultazione referendaria sulla riforma costituzionale divide i partiti politici tra sostenitori del sì e del no. E lo scontro, a tre settimane dal voto, diventa sempre più duro. Sul referendum del 4 dicembre 2016 interviene anche Silvio Berlusconi per sottolineare le ragioni del no. Il leader di Forza Italia ha infatti spiegato così la posizione contraria alla riforma costituzionale, come riportato dal Sole 24 ore: “Il No non è per conservare l’esistente ma per cambiare davvero, per poter realizzare una riforma costituzionale che sia veramente utile al Paese, e non solo a Renzi e al Pd”. Berlusconi ha aggiunto che “La riforma di Renzi è nata come un abito su misura per lui e per il suo partito, riduce gli spazi di democrazia senza ridurre i costi né le inefficienze” e “potrebbe portare ad effetti molto pericolosi” fino alla “negazione della democrazia”. Sul referendum del 4 dicembre 2016 Berlusconi ha sottolineato che “il centro destra è unito nella battaglia per il No”.