Altra gaffe di Matteo Renzi, che sta riscontrando parecchi problemi con le lettere sul referendum inviate agli italiani residenti all’estero: prima il refuso bastausi.it, ora emerge un errore che chiama in causa Gerusalemme e la Palestina. Nelle lettere inviate ai cittadini residenti a Gerusalemme per spiegare le ragioni del Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre, è stata indicata la Palestina come Stato sotto la città. Errore imperdonabile, un pasticcio clamoroso che ha indignato gli italiani residenti a Gerusalemme e i media israeliani. La clamorosa svista è stata citata anche dai tg israeliani. “Una figuraccia senza precedenti, logico che i media israeliani stiano ridendo di Renzi, che vergogna”, il commento durissimo del deputato leghista Paolo Grimoldi. Intanto i cittadini italiani che vivono a Israele stanno insorgendo su Facebook con post di critiche per il premier, accusato di essere superficiale.
Non tutti si sono fatti una risata dopo il refuso di Matteo Renzi nelle lettere inviate agli italiani residenti all’estero, dove “bastaunsì.it” è diventato “bastausi.it”. L’Università della Svizzera Italiana con sede a Lugano, la cui sigla è USI, non avrebbe gradito l’errore commesso dal segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio e ora, stando a quanto riportato dal portale finanzainchiaro.it, potrebbe aspettarsi delle scuse. “È evidente che si tratti di un refuso, ma rimane una gaffe per la quale il nostro Premier dovrà perlomeno scusarsi con il nuovo Rettore, il prof. Boas Erez”, scrive il portale. La vicenda delle lettere inviate ai nostri connazionali residenti all’estero ha suscitato altre polemiche. Chi le ha pagate? I Comitati per il Sì hanno precisato che le spese sono state sostenute dal Partito Democratico, perché le lettere sono state inviate da Matteo Renzi in quanto segretario del partito, non in qualità di Presidente del Consiglio.
Gaffe di Matteo Renzi a poche settimane dal referendum costituzionale: nella lettera inviata dal premier agli italiani residenti all’estero c’è infatti un refuso. Anziché scrivere “bastaunsi.it” per indicare l’indirizzo internet del Comitato referendario che sostiene il “Sì” è stato riportato “bastausi.it”. L’errore è stato scoperto dal leghista Roberto Calderoli, che ha portato alla luce il clamoroso errore commesso dal segretario del Partito Democratico. ll fronte opposto, il Comitato referendario “Costituzione Bene Comune”, ne ha approfittato: Altero Matteoli, esponente di Forza Italia, ha acquistato il dominio dell’indirizzo web col refuso e quindi se digitate “bastausi.it” finite sul sito del Comitato che sostiene le ragioni del No al referendum del 4 dicembre prossimo. L’idea però è stata di Ruggero Barbetti, sindaco di Capoliveri: “Mi sono detto: vediamo se qualcuno ha comprato l’indirizzo sbagliato di bastaunsi senza ‘n’. Io con i siti mi diverto da tempo e non so spiegarmi perché questa mia idea non è venuta prima a chi ha commesso l’errore”, ha raccontato al Corriere della Sera. Potrebbe scatenarsi ora una battaglia giudiziaria, perché il Comitato referendario per il Sì avrebbe intenzione di ricorrere alle vie legali per tornare in possesso dell’indirizzo internet. La lettera comunque aveva già scatenato molte polemiche: in particolare si è discusso sulla privacy degli indirizzi degli italiani all’estero. “Se il presidente del Consiglio ha quegli indirizzi, pretendo di averli anche io”, ha dichiarato Giuseppe Gargani, presidente del Comitato popolare per il No.