Uno degli elementi più riconosciuti di questo referendum costituzionale, anche per i meno informati sul voto del 4 dicembre prossimo, è il superamento del bicameralismo paritario, qualora vincesse il Sì alle urne. La riforma Boschi infatti prevede il pieno superamento della parità tra le Camere, con il Senato che perde la sua carica elettiva e mantiene un numero ridotto di parlamentari con funzioni e ruoli diminuiti rispetto alla Costituzione per come è stata pensata e redatta in questi 70 anni. È uno dei punti su cui il premier Renzi insiste quasi più di tutti, per la ventata di novità che dovrebbe finalmente far smettere il “girotondo” delle leggi che da Camera e Senato spesso si impantanano per mesi. Le opposizioni criticano le modifiche però dicendo che il bicameralismo ora diviene “pasticciato” per via dei nuovi senatori che saranno sindacai e consiglieri regionali, non nominati dai cittadini e imposti dai partiti. La replica di Renzi? Arriva per l’ennesima volta in questa campagna elettorale, questa mattina di scena alla Cattolica di Milano: «Il potere legislativo, con il bicameralismo paritario, è affidato in egual misura a Camera e Senato e non c’è soltanto un controllo, ma ce ne sono due. Un doppio controllo che è come un super freno a mano tirato, che non c’è da nessun altra parte». Per Renzi il bicameralismo paritario è una “piena sconfitta della Costituente, dei nostri Padri che avevano trovato un compromesso, un’accordo alla “meno” ma già allora sapevano che con il doppione non si andava da nessuna parte.
Sul referendum 4 dicembre è ovviamente ancora battaglia, e non passa giorno che la riforma costituzionale non venga attaccata o difesa, con la campagna elettorale che entra ora negli ultimi 20 giorni di fuoco. Oggi Renzi nel suo tour elettorale ha toccato l’Università Cattolica di Milano, ma mentre puntava i riflettori sulle modifiche positive della riforma Boschi, alla Camera usciva la nota del Movimento 5 Stelle che ancora una volta si scaglia contro le scelte del governo e dello stesso premier in materia di referendum. «Renzi considera gli italiani all?estero cittadini di serie C. Prima scrive una riforma costituzionale che, di fatto, impedirà loro di essere rappresentati a Palazzo Madama, perché il nuovo Senato non sarà più elettivo e sarà composto da sindaci e consiglieri regionali, senza senatori eletti all’estero, poi gli scrive una lettera truffaldina, abusando e giocando sul suo triplo ruolo di Presidente del Consiglio, segretario del Partito democratico e leader del comitato del Sì, chiedendo il loro sostegno all’obbrobrio firmato Bosch». Durissima presa di posizione dei grillini che spingono per il No, e spronano i cittadini italiani all’estero a non votare per la riforma renziana: «Quindi i nostri connazionali all?estero sono cornuti e mazziati – attaccano i parlamentari pentastellati – perché, con una mano Renzi chiede il loro voto e, con l’altra, elimina i sei senatori eletti nei collegi esteri e, quindi, la loro rappresentanza a Palazzo Madama» chiude la nota a stampa dei deputati del Movimento 5 Stelle.
Sul referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre pende una mannaia sopra tutte le forze politiche: Renzi rappresenta la parte che ovviamente “rischia” di più visto che è al governo e che sta spendendo gli ultimi giorni di campagna elettorale in giro per l’Italia e per i vari mezzi di comunicazione. Stamattina nell’intervista a Radio Monte Carlo, il premier ha spinto di nuovo acceleratore contro il voto anti-sistema, o presunto tale come dice lo stesso Renzi: «”Il voto anti-sistema è un dato di fatto: c’è. Io ho 41 anni, il sistema non credo di rappresentarlo con il mio governo, lo rappresentano quelli che se ne sono fregati per 20 anni e che vogliono restare in politica». A chi si riferisce il premier lo spiega subito dopo, quando afferma che l’antisistema sono quelli che difendono i rimborsi dei consiglieri regionali, i super stipendi dei senatori, i professoroni che criticano la riforma o chi cerca di cambiare il Paese. Se vince il Sì ci saranno meno posti e poltrone nella politica, «sarà abolito il Cnel e le competenze tra Stato e Regione saranno più chiare: l’Italia diventa più semplice. Questo non vuol dire che non ci saranno difficoltà ma si affronteranno in modo più semplice», continua Renzi. Secondo il fronte del Sì infatti se vincesse il No il risultato è molto semplice: Camera e Senato rimangono uguali, «hanno maggioranze diverse e questo crea instabilità, crea inciuci e accordicchi».
Fa ancora discutere il caso del voto all’estero per il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. È intervenuto anche il ministro degli Esteri, il quale ha spiegato che gli elettori che votano all’estero “non devono essere considerati di serie B”. Per Paolo Gentiloni, che ha parlato ai microfoni di “In 1/2 ora” su Raitre, non si tratta di cittadini “pronti a fare brogli”. Il titolare della Farnesina ha rincarato la dose affermando che gli italiani all’estero “non devono essere dipinti come potenziali imbroglioni”, poi ha assicurato che incontrerà i comitati del No e del Sì, perché entrambi hanno chiesto un incontro al ministero degli Esteri. Per la lettera di Matteo Renzi inviata agli italiani all’estero è preoccupato Stefano Rodotà: “C’è poco senso delle istituzioni, cala sempre di più e ognuno utilizza la propria posizione sul filo della legalità, ma chi ha la responsabilità deve stare nella pienezza della legalità”, ammonisce il giurista italiano.
Matteo Salvini è tornato a dire la sua sul referendum costituzionale che si terrà il 4 dicembre 2016: il leader della Lega Nord ha deciso di mettere da parte per ora le dinamiche interne del centrodestra, preferendo lanciare un ultimatum al governo. “Il tempo di Matteo Renzi è finito”, ha dichiarato Salvini ne L’Intervista su SkyTg24. Il segretario della Lega Nord è convinto che i risultati del referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale decreteranno la fine del governo di Renzi: “L’unico che sta prendendo per il naso gli italiani da tre anni è Renzi, che ancora per tre settimane farà il presidente del Consiglio”. Dopo il referendum, dunque, gli italiani dovrebbero tornare subito a votare, il prima possibile e “con qualunque legge elettorale”. Salvini ha, infatti, spiegato che “l’emergenza in Italia non è il Sì o il No al referendum ma la legge Fornero o la riforma della scuola”.