La conoscenza del referendum costituzionale non è approfondita, ma l’esito è considerato importante dagli italiani: è questo il quadro emerso dagli ultimi sondaggi, in particolare da quello realizzato da Tecnè in vista della consultazione del prossimo 4 dicembre. Solo il 20,8% degli italiani conosce approfonditamente la riforma costituzionale, ma per il 53,2% il risultato è fondamentale per il futuro dell’Italia. Resta in vantaggio il fronte del No rispetto a quello del Sì: il 40% degli intervistati ritiene che avrà degli effetti negativi l’eventuale approvazione della riforma costituzionale e dell’Italicum, mentre il 37,6% pensa possano essere positivi e il 22,4% non si sbilancia. Ora focalizziamoci sulle intenzioni di voto: il Sì è 47,7% mentre il No è al 52,3%, quindi ancora in vantaggio. Ancora alta la quota degli indecisi in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo.
Il No resta in vantaggio rispetto al Sì a poco meno di tre settimane dal referendum costituzionale del 4 dicembre, ma il margine si sta assottigliando. I sostenitori della riforma costituzionale hanno rosicchiato, infatti, lo 0,5% agli oppositori, stando al sondaggio di Scenari Politici-Winpoll per l’Huffington Post. Il vantaggio del fronte del No su quello del Sì è allora ampio – di circa 5 punti percentuali – ma non irrecuperabile. Il No, dunque, secondo quest’ultimo sondaggio è al 52,5%, mentre il Sì è al 47,5%. In crescita anche la possibile affluenza: oggi è al 55%, quindi rispetto al maggio scorso è aumentata di dieci punti. Il trend a vantaggio del No è stato confermato dal sondaggio Scenari Politici-Winpoll, secondo cui può contare anche su un 13% di elettori del Partito Democratico delusi da Matteo Renzi. Buone notizie per il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, che possono contare invece sulla stragrande maggioranza dei voti dei propri elettori (82% M5S, 87% Lega).
I sondaggi politici ed elettorali prodotti sul referendum costituzionale mostrano ancora un vantaggio del No sul Sì anche se lo stesso Matteo Renzi – questa mattina in campagna elettorale all’Università Cattolica di Milano – non se ne preoccupa molto: «I sondaggi dicono che il No sarebbe più forte del Sì, al momento (e che gli indecisi sono più forti del No e del Sì messi insieme, ma questa è un’altra storia). E qualcuno dunque è preoccupato. Qualcuno pensa che ci sarà un effetto Trump sul referendum. Il mio augurio è di vivere questi venti giorni con un sorriso. Divertitevi! Giocate all’attacco. Non lasciatevi circondare dalla paura». Il premier parla di “maggioranza silenziosa” con il Sì, e lo deve sperare visto che i dati dei sondaggi – ad esempio quelli di Index Research – mostrano un NO ancora avanti, seppur non di molti punti percentuali. Al 51,8% i contrari alla riforma, mentre il Sì è al 48,2%: ma il vero dato ancora preoccupante, e su questo anche Renzi ha espresso perplessità, è che tra gli indecisi – al 21% – e gli italiani che affermano di non voler votare sono il 38%. Un complessivo 59% che rappresenta la maggioranza del Paese e che spaventa entrambi i fronti sfidanti al referendum.
Le intenzioni di voto per eventuali elezioni politiche vedono nei sondaggi pubblicati in questo periodo pre-referendum alcune importanti indicazioni proprio per il voto del prossimo 4 dicembre: inutile girarci attorno, le indicazioni elettorali e lo stato di salute dei vari partiti è determinato dall’andamento della campagna elettorale e dalle speranze, dei vari elettori, sull’immediato futuro post voto. Tradotto, la sfida è pro o contro Renzi, anche qui nonostante gli sforzi del premier per de-personalizzare il referendum, le indicazioni dei sondaggi mostrano proprio questa lotta. Nei sondaggi politici di Index Research per Piazza Pulita, il Pd vede un lieve cedimento nei confronti del Movimento 5 Stelle che guadagna per pochi voti la prima posizione nelle intenzioni di voto: Partito Democratico è al 30,2% mente i grillini salgono al 30,5%, praticamente pari merito ma con la segnalazioni di un calo Pd dovuto molto probabilmente alla campagna di scissione in atto durante la lotta sulla riforma costituzionale. Male la Lega Nord invece, resta il primo partito del centrodestra ma non riesce a sfondare, con Salvini che nonostante gli attacchi contro Renzi e il Pd sul referendum non va oltre il 12%, staccando di poco un altro “malato cronico”, ovvero Forza Italia fermi all’11,2%. Sotto il 10% troviamo Fratelli d’Italia al 4,2%, Ncd al 3,8% e Sinistra Italia attaccata alla stessa percentuale.
Negli ultimi sondaggi politici elettorali prodotti prima del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, si può scorgere ancora una volta una profonda spaccatura nel Paese, tra chi è informato (o dice di esserlo) sui temi della riforma Boschi e chi invece ancora non riesce a dare un parere tra il Sì e il No per la mancanza di conoscenza dei contenuti al voto. La situazione è particolare e le poche settimane al termine della campagna elettorale non promettono grandi margini di comprensione, specie a livello pubblico visto il prevedibile inasprimento dei toni per arrivare a guadagnare anche un solo voto in più degli avversari – essendo anche un referendum senza quorum. I sondaggi prodotti da Eumetra Monterosa mostrano proprio tale e precisa situazione: il Sì è ancora una volta battuto dal No, ma sempre di poca percentuale (27% vs il 23% del Sì renziano) ma è su un altro punto il vero termine della discussione. Il 26% degli italiani intervistati nei sondaggi mostrano come domini ancora l’indecisione su cosa votare a questo referendum: il 9% è invece indeciso sull’andare o meno alle urne il prossimo 4 dicembre, con il 15% (dato comunque non irrilevante) che ha già deciso di non voler partecipare al prossimo voto. In totale, gli indecisi portano una massa consistente che potrebbe influenzare e non poco l’esito del voto: il Sì o il No, chi “convincerà” gli indecisi?