Il No per il Referendum costituzionale è un punto fermo per praticamente tutta l’opposizione al governo Renzi, compresa l’opposizione interna al Pd: il partito del Premir è di sicuro quello più a rischio il 5 dicembre mattina, per via delle possibili implicazioni in entrambi gli esiti del voto. Questa mattina una dei membri della segreteria dem ha voluto parlare a Repubblica Tv esprimendo una sorta di appello alla minoranza del suo partito che rischia di far naufragare il governo stesso. «Bersani ripensaci – chiede Debora Serracchiani guardando dritta in Camera – fai come ha fatto Gianni Cuperlo (che ha accettato l’accordo interno sulla riforma dell’Italicum, ndr.) con grande senso di responsabilità. Questo non è il momento delle divisioni, dobbiamo riformare il Paese». La vicesegretaria e Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia si lancia ancora verso il Sì con la campagna elettorale più calda in questi ultimi giorni ed entra anche nel merito della riforma: «Abbiamo bisogno di un Senato delle autonomie, dove si può ragionare di temi locali, prima di fare la presidente della regione avrei detto si chiudiamo il Senato, ora dico che serve. Quello dei nuovi senatori non sarà un doppio lavoro ci saranno tutte le possibilità di fare da collante tra il proprio territorio e il senato delle autonomie».



Il referendum costituzionale 2016 potrebbe subire qualche irregolarità nel voto al sud e all’estero: l’allerta arriva dal senatore del Movimento 5 Stelle, Nicola Morra, che parlando in un’intervista con Radio Campus Cusano ha raccolto alcune perplessità sulla situazione della campagna elettorale per il voto della riforma il prossimo 4 dicembre 2016. «Noi dobbiamo fare in modo che tutto possa essere controllato e controllabile. Purtroppo leggiamo che sul voto estero potrebbero esserci irregolarità o problemi, ma anche sul voto in Italia, in alcune regioni meridionali, non è che si debba stare tranquilli. Il voto in molte regioni meridionali è non dico taroccato, ma comunque sottoposto a pressioni, controllo e condizionamenti che lo rendono un voto ben poco libero». Sono accuse molto gravi quelle fatte da Morra che ovviamente ora dovrà rendere conto di quanto detto con le eventuali prove a magistratura che presumibilmente prenderà in carico la denuncia. Secondo Morra, «ci sono capannelli di persone che controllano chi va a votare e chi no, sono cose che accadono da tempo tempo qui al Sud». Prosegue nel frattempo la battaglia dei grillini contro Renzi e contro il referendum stesso, con la denuncia contro irregolarità presunte sul voto che “potrebbero favorire il Sì alla riforma costituzionale”.



Questa mattina le parole di Silvio Berlusconi hanno rimesso al centro del referendum costituzionale 2016 anche la presenza, caotica va detto, del centrodestra come parte importante di questa campagna elettorale. Come orami quasi tutti hanno colto, l’occasione del voto del 4 dicembre 2016 è non solo la sfida tra il Sì e il No sulla riforma costituzionale ma un’occasione di rilancio o rivalsa per ogni formazione politica, sia all’interno della propria parte che rispetto al governo Renzi. Pd, M5s e centrodestra, la campagna è soprattutto per il futuro politico e la possibile guida della nazionale dopo elezioni. Berlusconi nell’intervista a Radio Anch’io ha fatto esattamente questo calcolo, andando a “riprendere” in pubblico la frattura tra Stefano Parisi e Matteo Salvini ma, a sorpresa, scaricando il suo “coordinatore” di Forza Italia. «Non sono rotture definitive, ma Parisi sta cercando di avere un ruolo all’interno del centrodestra ma avendo questo contrasto con Salvini non credo possa averlo». Apriti cielo, si attendono nelle prossime ore le reazioni dei protagonisti citati: chi davvero sarà il leader da opporre a Renzi e Grillo dopo il referendum? Intanto lo stesso ex Cavaliere coglie l’occasione per ribadire con forza il No: «In caso di vittoria del No non succede nulla come non è successo nulla con la Brexit e con Trump: sono quelli del sì con le loro bugie che dicono che succederà qualcosa. Noi andremo avanti come adesso. Ma la bocciatura di questa riforma consentirà di scrivere poi una riforma seria e condivisa di cui il paese ha bisogno».



Sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre il premier Matteo Renzi ieri ha condotto l’ennesima giornata di campagna elettorale strettissima con numerosi interventi in Lombardia, dalla Cattolica di Milano fino alla platea di Brescia. E dovunque ha raccolto applausi come contestazioni, proteste e momenti di tensioni come lezioni su riforme e futuro tra Italia e Europa. Non solo, le polemiche sul premier onnipresente proseguono anche sul fronte della campagna per il No, con le opposizioni che dopo la lettera di Renzi agli italiani all’estero hanno contestato un altro passaggio delicato detto ieri dal premier sul tema economico. «Aumenta lo spread? Ovvio, se c’è incertezza aumenta. Non è una minaccia, è una constatazione»: apriti cielo, con la reazione immediata di Brunetta che furente si scaglia contro Renzi e chiede l’intervento addirittura del presidente Mattarella – « Il premier risponde con affermazioni e dichiarazioni da Paese sudamericano. Adesso Renzi dice che l’aumento dello spread è dovuto all’incertezza. Come ampiamente previsto il Fiorentino cerca la tempesta perfetta per addossarne, ovviamente, la colpa all’eventuale e sempre più probabile vittoria del “No”». Insomma, un grande caos per una campagna che progressivamente rischia di diventare sempre di più uno “spread” tra la realtà e i contenuti della riforma e dall’altra parte la campagna elettorale fatta di colpi e sgarbi da politica ancora con la “p” minuscola. Renzi intanto prosegue nella sua “lotta” contro l’Europa rilanciando, «L’Europa così com’è non funziona: sull’immigrazione fa orecchie da mercante. Se vincerà il Sì al referendum, noi saremo il punto di riferimento a livello internazionale». (Niccolò Magnani)