Tra gli ultimi sondaggi politici prima del referendum scorgiamo come le intenzioni di voto di un presunto appuntamento elettorale nazionale mostrino un Pd in buona salute, tutto sommato la difficoltà della campagna elettorale e la sfida tutta interna tra minoranza dem e maggioranza renziana. Nei sondaggi elettorali pre-referendum costituzionale di Ipsos troviamo infatti il Pd come ancora come secondo partito in Italia al primo turno di eventuali elezioni nazionali, con il 30,8% che si avvicina ancora di qualche punticino al primato del Movimento 5 Stelle che, complice i guai interni del Pd e il No forte per la riforma costituzionale, tiene ancora “botta” nonostante la leadership tra Grillo, Di Maio e Di Battista sia tutt’altro che risolta. Un abisso separa i primi due partiti dal resto delle forze politiche: al terzo posto infatti troviamo Forza Italia che con l’11,8% batte la Lega di Matteo Salvini, autocandidatosi premier dopo eventuale flop al referendum per Renzi. 11,2% è un dato ancora troppo basso per un partito che non sembra voler arrivare ad un vero accordo con Berlusconi e Parisi, e si prenderebbe “solo” i voti di Fratelli d’Italia che nei sondaggi è dato 4%. Dietro tutti gli altri, con Sinistra Italiana al 3,6% e Ncd-Area Popolare al 3,5%. Ma ancora una volta il vero primo partito d’Italia resta l’astensione, al 37,4% che batte così anche i grillini del M5s…



Non tutti i sondaggi (referendum) vengono per nuocere, potrebbe dire Matteo Renzi: gli ultimi sondaggi politici elettorali sulla situazione italiana mostrano infatti una rilevazione “statica” rispetto alle precedenti tre datazioni dei sondaggi di Tecnè per Porta a Porta. Il No infatti resta sempre davanti nei sondaggi, con il dato che non cala ma anzi cresce nelle ultime settimane, seppur di pochissima percentuale; di contro, il Sì alla riforma costituzionale al voto il prossimo 4 dicembre 2016 non cresce nei consensi e anzi perde un leggero terreno ancora in questa metà novembre, a 20 giorni dalle urne. Situazione dunque imballata con un unico elemento che può far sperare il primo ministro italiano che su questo referendum si gioca molto più che una riforma costituzionale: Renzi spera infatti in quella “maggioranza silenziosa” che alle urne potrebbe ribaltare l’esito di questi ultimi sondaggi. Un effetto-Trump potremmo chiamarlo, o perché no, effetto-Brexit, insomma una controtendenza rispetto al dato medio delle rilevazioni sondaggistiche pre-elettorali. Basterà? Intanto il No possiamo dire che è passato dal 52,5% del 24 ottobre, al 53% del 7 novembre fino al 53,5% del 14 novembre; di contro, il Sì passa da 47,5% a 47% fino al 46,5%, dati preoccupanti per Renzi se si pena che l’affluenza rimane sempre stabile al 50% e gli indecisi salgono ulteriormente al 16,5%. un effetto Trump basterà per Renzi?



Anche nei ballottaggi nei vari sondaggi politici elettorali pre-referendum costituzionale si può scorgere un dato significativo che riguarda il Movimento 5 Stelle: il primo partito d’Italia al primo turno e il dominatore assoluto dei ballottaggi, l’eventuale secondo turno che potrebbe avvenire con la nuova legge elettorale dell’Italicum. L’elemento rilevato nei sondaggi mostrano dunque come il secco NO e la campagna grillina contro il referendum sta funzionando nei termini di preferenze e intenzioni di voto. Va anche detto che, seguendo il ragionamento, il No vincesse alle prossime urne referendarie, dovrebbe anche cambiare quasi certamente la legge elettorale proprio perché pensata con un Senato non elettivo che però decadrebbe con la bocciatura della riforma Boschi. Al netto di questo, nei sondaggi di Emg Acqua si scorgono questi risultati: M5s contro Pd, divario quasi abisso di 10 punti percentuali (55 vs 45%), mentre contro il centrodestra unito tra Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia, il divario è ancora più ampio, 59,7% contro il 40,3%. Tra “gli sconfitti” Pd e centrodestra le percentuali vedono 53,5% del renziani contro il 46,5% del listone centrodestra.

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