Il voto del referendum costituzionale al voto il prossimo 4 dicembre 2016 è anche se non soprattutto un’occasione di scontro politico con il governo che da due anni e mezzo porta avanti la stagione delle riforme a colpi di fiducia per la mancanza di maggioranza larga in Parlamento. La campagna elettorale perciò – e purtroppo diremmo – continua a colpi di accusa tra maggioranza e opposizione: sul No si è schierata questi tutto l’arco istituzionale, per il Sì Renzi, parte del Pd e Area Popolare. «E’ importante che questa riforma si faccia. Sono quarant’anni che parliamo di bicamerali, di riforme fallite, come quella che abbiamo fatto nel 2005 con il Centrodestra e che gli elettori hanno bocciato, e di  bozze varie. Ora che la riforma c’è facciamola, anche perè in caso contrario tutto il mondo direbbe che siamo i soliti italiani che parlano delle riforme ma poi non le realizzano», sono le parole dell’intervista di Tgcom24 a Pierferdinando Casini. Secondo il leader di Udc, il Sì rappresenta un’occasione unica per poter frenare popolassimo e novità della politica urlata: «Fermerebbe l’avanzata di certe forze politiche come ad esempio il Movimento 5 Stelle. Il più interessato a dimostrare che in Italia non si riesce mai a fare niente e che la politica è irriformabile ha un nome e un cognome: Beppe Grillo».



In un articolo apparso oggi sul Wall Street Journal, a firma Simon Nixon, si parla di referendum costituzionale anche negli Stati Uniti d’America: un momento che dunque viene considerato di una certa rilevanza se addirittura si scomoda uno dei leader liberal dei giornali Usa. Interessante il punto di vista proposto dall’articolo che prova a dare una “mano” alla lettura della nostra politica interna, impregnata di campagna elettorale da ormai mesi. «Dopo la Brexit e Donald Trump sarà l’Italia la prossima? Il referendum del premier Matteo Renzi sulla sua proposta di riforma costituzionale, progettata per rafforzare il potere del governo rendendo più facile l’approvazione delle leggi, è la prossima opportunità per gli elettori di una grande economia di dare un calcio all’establishment», recita il cuore del messaggio. Dopo Trump e la Brexit, tutti gli occhi si girano verso l’Italia: è il titolo dell’articolo e anche il senso del dubbio che dagli States arriva fino ai nostri confini. Rischi per l’economia e soprattutto dilagare dei populismi: questo viene visto come allerta dopo il voto italiano, «da mesi avvertono in privato di considerare l’Italia come il più grande rischio per la stabilità finanziaria dell’Eurozona ed anche i mercati cominciano a subodorare problemi: lo spread col Bund si è allargato oltre 1,6 punti percentuali».



Che vinca il Sì o il No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre 2016, comunque l’Italicum dovrà cambiare. Questa la parola di Renzi durante l’intervista a Rtl 102.5 di questa mattina dove i temi dell’agenda politica e della campagna elettorale sono stati nuovamente affrontati con le due novità principale che vi proponiamo in questo focus: qui sotto trovate la promessa sul “nessun governo tecnico se vince il No”, mentre in seconda analisi è lo scontro sulla Legge Elettorale che sembra avere trovato una via di soluzione. Dopo il voto, il 5 dicembre mattina, a prescindere dal risultato del referendum, si dover mettere mano all’Italicum (al netto di ogni possibile promessa elettorale): «Ormai mi sembra evidente che si fa comunque la legge elettorale nuova, in ogni caso. Non ci vedo niente di male nell’Italicum perché il ballottaggio mi sembra la cosa più giusta. In Parlamento uno vuole una cosa, uno l’altra, uno le preferenze, uno i collegi che sono una cosa meravigliosa. Ma sia che vinca il Sì, sia che vinca il No la legge va cambiata. Ormai è chiaro. E questo elimina anche il problema del combinato disposto con il referendum».



Sul referendum costituzionale ormai Renzi tiene una intervista al giorno, questa mattina Rtl 102.5: impegno per il Sì sempre più forte, con il rischio al momento di vedere il No in vantaggio che sta tramutando il premier in un “ospite” fisso dei media in qualità di quasi unico difensore della riforma (assieme al ministro Boschi) contro invece tutte le opposizioni che si stanno schierando per il Sì, dalla Lega fino al Movimento 5 Stelle passando per il centro sinistra e Berlusconi. Importante però quanto detto oggi da uno scatenato presidente del Consiglio che rilancia un tema importante: «O si cambia o se vogliono galleggiare ne trovano altri, si resta con i soliti. Ma se qualcuno vuole fare strani pasticci il giorno dopo li fa senza di me. Se i cittadini dicono di No e vogliono un sistema che è quello decrepito che non funziona, io non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio. Il governo tecnico l’abbiamo avuto più volte e sonno salite le tasse». Niente governo tecnico o accordi post voto, il No esclude un secondo Renzi con accordi politici, a meno che Mattarella rimetta in mano un nuovo governo sempre a Renzi ma senza accordicchi tecnici: terrà la promessa? Per Renzi il problema però non si pone al momento visto che “vincerà il Sì, Perchè la stragrande maggioranza delle persone, la maggioranza silenziosa, voterà contro questa sistema votando un sì molto forte”.

In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, a metà ottobre scorso Leggo ha pubblicato online un quiz sulla riforma che sarà oggetto della consultazione. In un mese il quiz ha ricevuto 9 mila ‘giocate’. La testata fa sapere che la scelta è stata fatta per incuriosire gli italiani sui contenuti del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. E visto che gli ultimi sondaggi sul referendum segnalano la poca conoscenza della riforma voluta dal governo Renzi, ecco quali sono state le risposte degli italiani al quiz. “Le risposte esatte – scrive Leggo – sono state il 51%, un valore non alto, ma rispettabile se si considera che i quesiti non erano banali, ma pensati per incuriosire il lettore”. Le domande che hanno riscosso un punteggio più alto sono state quelle relative al Senato, tra cui “il ruolo della Camera come unico organo a votare la fiducia del governo (80% di risposte corrette), la modalità di elezione dei nuovi senatori (76%) e il tempo del loro rinnovo (74%): meno precise sono state invece le risposte legate al cambiamento della seconda carica dello Stato (47%), dei nuovi senatori a vita (41%)”. Le risposte più sbagliate sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 sono state invece quelle sul numero di volte in cui questa riforma è stata votata in Parlamento e sui poteri del Governo. (clicca qui per giocare al quiz).