E’ netta la posizione di Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, sul Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016. Brunetta riporta oggi sul proprio profilo ufficiale su Facebook quanto dichiarato in un’intervista a TgCom24. L’esponente di Forza Italia sottolinea che “è giusto che il voto sul referendum sia pro o contro Renzi, perché Renzi ha voluto queste schiforme non con un’ampia maggioranza del Parlamento, ma le ha imposte a colpi di maggioranza del suo partito e della sua maggioranza di governo”. Poi riguardo all’ipotesi di vittoria del no al Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 Brunetta ha dichiarato: “Se gli italiani bocciano le riforme, bocciano lui, bocciano Renzi. È sbagliato dire non si deve personalizzare, innanzitutto perché a personalizzare è stato lui e poi perché queste riforme non sono state fatte da un ampio arco costituzionale, ma dal suo partito e dalla sua sedicente maggioranza. Perché al Senato Renzi non aveva la maggioranza, ha dovuto imbarcare Verdini e Alfano che erano stati eletti nel fronte opposto nel 2013″ (clicca qui per leggere tutto).



In vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 arriva anche un allarme di Bankitalia sulla consultazione in programma sulla riforma costituzionale voluta dal governo. La Banca d’Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria, come si legge su La Stampa, avvisa che le scadenze elettorali dei paesi occidentali attese, tra cui anche il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 hanno fatto aumentare la volatilità dei mercati con un andamento che segnerà per l’Italia “un forte aumento a ridosso della prima settimana di dicembre, in corrispondenza” del voto. Bankitalia sottolinea che “l’indicatore del mercato azionario ha subito un’impennata nella seconda metà del 2016” e che il voto per le presidenziali Usa dello scorso 8 novembre “ha fatto già crescere i rendimenti dei bond privati e lo spread”. L’istituto centrale segnala come “il differenziale fra la volatilità implicita del mercato italiano e quella dell’area dell’euro è elevato; gli indicatori segnalano un forte aumento della volatilità attesa per il mercato italiano a ridosso della prima settimana di dicembre, in corrispondenza con il referendum sulla riforma costituzionale”.



La minoranza dem si muove sul referendum costituzionale anche se su piani diversi: l’ala di Cuperlo infatti, dopo le modifiche promesse all’Italicum dalla maggioranza, ha deciso di aderire al Sì della riforma Boschi in voto il prossimo 4 dicembre, mentre la parte di Bersani, Speranza e D’Alema resta per il No al referendum. Ma entrambe si sono mosse in queste ultime ore per ribadire un concetto molto simile: «il voto non è un plebiscito su chi deve fare il capo e sull’operato di Renzi, ma è un voto sulla Costituzione». Un voto importante sulla riforma che al momento, stando agli ultimi sondaggi pubblicati, viene visto dagli italiani più come un voto sul governo che non altro. Questa “disinformazione” deve però finire prima del voto: «Io penso che il 5 arriverà e noi dobbiamo impegnarci per tenere unito il Pd, a prescindere dalla legge elettorale io credo nel Pd e voglio lavorare perché il Pd resti il grande partito di centro sinistra. Se noi consideriamo questo referendum una prova su Renzi, allora diventa un plebiscito. Ma questo non è plebiscito su chi deve fare il capo ma il voto sulla Costituzione», ha sottolineato Roberto Speranza a margine del convegno organizzato da Bersani. Gianni Cuperlo invece a Repubblica Tv ha voluto questa mattina lanciare un appello, «ho cambiato idea sul voto del 4 dicembre prossimo perché il documento sull’Italicum accoglieva alcune delle richieste che abbiamo avanzato nei mesi scorsi e penso sia importante interrogarci sull’Italia che erediteremo il giorno dopo il referendum».



Si fa sempre più accesa la campagna elettorale per il referendum elettorale del 4 dicembre 2016. Il 4 dicembre prossimo gli italiani saranno chiamati a decidere se approvare o respingere la riforma voluta dal governo Renzi. Il Movimento 5 Stelle pubblica sul blog Beppegrillo.it un post intitolato “#IoDicoNo perché i cittadini devono avere il potere, non i politici” in cui sottolinea come quella del referendum costituzionale sia una “battaglia campale”. M5s sottolinea che “D’Alema, Bersani, Berlusconi & Co. sono i kamikaze del No. Vogliono potere all’interno del loro partito o del governo e questa bramosia gli offusca la mente (…) Il No li spazzerà via, è la pietra tombale sulla loro storia politica, lo spartiacque tra la politica della casta per la casta e la politica del popolo per il popolo”. Poi un appello per il referendum elettorale del 4 dicembre 2016 e una promessa: “Vota no e poi chiederemo libere elezioni (una legge elettorale per la Camera e il Senato c’è pronta all’uso) per dare finalmente all’Italia un nuovo governo legittimato dal popolo in cui comandano i cittadini, senza gli Alfano, i Berlusconi, i Renzi, i Bersani, i D’Alema e i Verdini. Sono come quelle anime in pena che continuano a vagare perché non sanno di essere già morti”.

Meno 15 giorni dal referendum costituzionale al voto: il 4 dicembre l’Italia deciderà e per quella data Renzi incassa un Sì importante come quello di Giuliano Pisapia, idolo della sinistra arancione ed ex sindaco molto rispettato di Milano. Di certo un non renziano, come Santoro, che però ragiona sulla possibile uscita del Paese dopo un voto di vittoria del No: «Se vincesse il No, avremmo “un Parlamento ancora più diviso, paralizzato e un periodo di instabilità politica che non farebbe bene al Paese», conferma l’ex sindaco milanese nell’intervista di oggi a Repubblica. Pisapia si espone a pochi giorni dal voto e lo fa per un motivo ben preciso: «Non ho mai avuto paura a prendere posizioni anche scomode – precisa Pisapia -. Ma devo ribadire: mi rifiuto di scendere in guerra con i miei compagni di strada. Io credo in una sinistra larga, aperta, ragionevole e responsabile e non voglio accettare che il referendum e la lunga campagna elettorale diventi il ‘casus belli’ per una frattura senza ritorno». Secondo Giuliano Pisapia, l’idea di sinistra non può tenere dentro il successo di Trump o altre emergenze del giorno d’oggi: «eppure c’è chi vota Sì come chi vota No. Credo che dovremmo cercare di farci per strada il minor male possibile. E avendo un unico obiettivo: non regalare il Paese alle destre e ai populisti».

Sul referendum costituzionale al voto il prossimo 4 dicembre sbarca con ingombrante presenza il giornalista Michele Santoro, spesso su posizioni vicine alla sinistra e tra i più acerrimi nemici di Silvio Berlusconi e dei governi di centrodestra. Non solo, molto vicino alle posizioni di Marco Travaglio, la figura di Renzi non è certamente il politico più affine e vicino alle sue posizioni: eppure il suo giudizio sulla riforma costituzionale ha davvero spiazzato tutti, con la sua lettera su Facebook che da venerdì scorso divide e fa discutere l’intero fronte del No. «Fate finta che il No abbia già vinto e che Renzi sia scomparso dalla scena. E provate a immaginare cosa accadrà, in che maniera il Paese ne uscirà più forte e le istituzioni più solide e più democratiche. Con un’altra apocalisse? La riforma poteva essere più condivisa? Certo. Scritta meglio? Certo. Ma se vince il No i diritti di noi cittadini si rafforzeranno? La democrazia sarà più forte? Il governo più capace di affrontare le sfide internazionali? Vi prego, non rispondete con un’altra domanda. O col solito vaffa…». Apriti cielo: tantissimi oppositori alla ventata renziana nel Pd e all’intera sinistra in generale, le parole di Santoro sono risuonate come un “tradimento” assai simile a quello di Roberto Benigni dopo l’endorsement di qualche mese fa. «Ormai tu e Benigni siete visti come traditori….. Come se voi, ognuno nel suo genere grandi artisti e giornalisti, aveste bisogno di una forma di captatio benevolentiae, da parte del potente di turno». Santoro ovviamente ha replicato e lo ha fatto con un altro post su Fb in cui ribadisce, «er il momento voglio ringraziarvi per il tono generale di questa discussione e invitarvi a non prendere in considerazione le strumentalizzazioni politiche che di essa si fanno. Grazie ancora e continuiamo a discutere liberamente, rispettando le idee di tutti». Non un vero endorsement ma una discussione allargata sulle conseguenze del voto provando ad andare al di là di Renzi e del suo governo… che il premier abbia trovato il suo “testimonial” più utile nonostante la grossa distanza ideologica tra i due? (Niccolò Magnani)