Non si possono già pubblicare sondaggi politici ed elettorali fino al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, dunque le intenzioni di voto sulla situazione attuale politica deve rifarsi ai dati dei sondaggi prodotti prima del 19 novembre scorso. I risultati però non si discostano di molto e mentre prosegue la battaglia per la campagna elettorale, si può osservare un dato piuttosto curioso: al primo turno di una eventuale chiamata alla urne nazionale ci sarebbero tre blocchi praticamente con lo stesso voto. Questo è quanto fuoriesce dal sondaggio di Euromedia Research per EuroWeeks News effettuato il 4 novembre e pubblicato il 10, dove troviamo le seguenti intenzioni di voto: Pd al 29,9% in leggero vantaggio sul Movimento 5 Stelle, al 29,7% con l’abisso dietro di loro, almeno se si considerano i partiti presi singolarmente. Ma se effettivamente il centrodestra si presentasse unito la somma dei tre risultati porterebbe esattamente al 29,7%, lo stesso di M5s e praticamente anche del Pd. Lega Nord infatti prende un 12,2%, Forza Italia con Berlusconi al 12,5% e Fratelli d’Italia al 5% delle preferenze: gli altri partiti rimanenti ottengono un basso 3,6% per Sinistra italiana, e un 2,4% per tutta Area Popolare. Il ballottaggio dunque sarebbe una ipotesi con molte strade aperte: chi ne approfitterebbe?



Uno degli ultimi sondaggi sul referendum costituzionale pubblicati prima del divieto da silenzio elettorale scattato dalla mezzanotte del 19 novembre 2016, approfondisce un tema che col passare della campagna elettorale iniziata in Primavera ha visto ingrandire sempre di più la sua condizione in termini di valore odierno. Il voto sul referendum per gli italiani è un’indicazione sulla riforma e i contenuti della legge Boschi approvata in Parlamento oppure è una bocciatura o investitura del Premier Renzi? Il dilemma rimane apertissimo vista la grossa personalizzazione che lo stesso Presidente del Consiglio ha immesso nella campagna elettorale – con ammissione di colpevolezza in questa fase – e i sondaggi di Demos Pi per La Repubblica mostrano la risposta degli intervistati, assai indicativa. Solo il 25% degli italiani voterà il prossimo 4 dicembre per riformare o mantenere la Costituzione, mentre ben il 62% degli intervistati intende votare a favore o contro la figura di Renzi e del suo governo. Solo il 13% on risponde o non sa ma i dati analizzati mostrano come l’esito della campagna elettorale è prima di tutto una personalizzazione del voto e solo in secondo luogo un’analisi sui veri contenuti della riforma.



Tra i sondaggi pubblicati prima del divieto imposto dal silenzino elettorale del referendum costituzionale, un dato interessante è rappresentato dalla fiducia nei leader politici all’11 novembre 2016, giorno di pubblicazione del sondaggio di Istituto Ixè per Agorà. Il dato è curioso perché mostra un Renzi in salute, per quanto riguarda la fiducia personale nei leader politici, e però un Sì che non cresce e stenta a recuperar sul No, stando ai sondaggi prodotti prima del 19 novembre. Le rilevazioni mostrano Matteo Renzi in testa con il 33% dei voti in fiducia: dietro di lui il vuoto, quasi legittimando le parole di Berlusconi che lo ha definito “al momento l’univo vero leader politico che esista in Italia”. Giorgia Meloni lo segue al 21% delle preferenze, al pari di Beppe Grillo che da circa due mesi non vede salire le quotazioni sulla sua leadership. Seguono Poi Matteo Salvini e Luigi Di Maio al 18%, mentre per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi supera il quasi-delirino Stefano Parisi 14 vs 12%. Chiudono il segretario della Fiom, Maurizio Landini al 14% e la coppia di Ncd e Scelta Civica, Angelino Alfano ed Enrico Zanetti. Renzi sale nelle preferenze ma scende nei voti sul Sì: quali de due punti verrà confermato la mattina del 5 dicembre?



Alcuni sondaggi prodotti prima del divieto di pubblicazione per il silenzio elettorale sono stati molto curiosi visto che non hanno analizzato solo il Sì o il No nelle tendenze degli elettori, ma hanno provato a scorgere i criteri con cui i cittadini provano a leggere la politica contemporanea sia in ottica del voto al referendum costituzionale e sia per le intenzioni politiche in generale. I dati dei sondaggi di Ipsos, compiuti il 7 novembre e pubblicati il 9 novembre scorso, mostrano infatti come gli elettori intervistasti mostrano molto più interesse per una distinzione forse cardine della lotta politica del nuovo millennio e danno anche una lettura del prossimo voto elettorale del 4 dicembre. È stato chiesto nella prima domanda del sondaggio se in Italia oggi c’è più bisogno di competenza o di onestà nella classe politica come nelle istituzioni e nella società. E la risposta prende una piega piuttosto incline alle politiche del Movimento 5 Stelle: l’onestà viene premiata dal 70%, prende la competenza al 25% (solo il 5% non indica una preferenza). Questo significa che ad oggi la richiesta della gente è più orientata da una scelta di questo genere, fermo restando che ovviamente l’aspetto ideale sia un’onesta competenza che potrebbe davvero rilanciare il Paese. Il Referendum viene visto da molti come un calcio al sistema politico – con l’abbassamento del numero di senatori ad esempio – ma dal fronte del No viene visto in contrasto come un grande spot della casta politica che ha fatto dell’onestà non esattamente il cavallo di battaglia degli ultimi trent’anni. A chi credere dunque? A voi la scelta…(Niccolò Magnani)