Un dato interessante fornito dagli ultimi sondaggi politici pre-referendum e pre-divieto per il silenzio elettorale, è fornito dai dati di Tecnè che ancora lo scorso 10 novembre, a meno di un mese dal voto del 4 dicembre prossimo, danno una situazione sulla conoscenza dei temi della riforma ancora piuttosto scarsa. Di certo in questo ultimo periodo di campagna elettorale anche i più restii al voto avranno avuto modo almeno di informarsi su cosa si tratti e di che posta in gioco si ha con il referendum costituzionale. Resta però che spesso la conoscenza aggiunta è solo superficiale e il che non migliora certamente la possibilità di prendere una decisione con coscienza rispetto alle proprie credenze. I sondaggi politici di Tecnè, pubblicati lo scorso 10 novembre, mostrano come la conoscenza approfondita dei contenuti nella riforma Boschi sono il 20,8% degli italiani, cresciuti rispetto al 18,1% di fine ottobre. Chi invece ancora non conosce alcun tema del referendum è il 31,5%, dato molto alto anche se sceso da fine ottobre (era al 35%); sale però la conoscenza superficiale, ora al 47,7% il che non è certamente una buona notizia per nessuno dei due fronti in gioco il prossimo dicembre. La campagna elettorale aspra di questi ultimi giorni saprà migliorare questo dato? Il dubbio, oggettivamente, rimane…



Se il referendum costituzionale fosse solo tra i giovani, i sondaggi politici a riguardo dimostrerebbero l’assoluta sconfitta, già in partenza, del Sì alla riforma Boschi: il voto del 4 dicembre sarà ovviamente per tutti gli aventi diritto al voto, ma restano comunque interessanti i dati prodotti dai sondaggi di Tecnè – pubblicati il 15 novembre, prima del blocco per il silenzio elettorale – in cui si evince proprio tale specifica. Le intenzioni di voto distribuite per fasce di età hanno dimostrato come al referendum costituzionale voterebbe per il No il 58% della fascia 18-34 anni, mentre il Sì resta al 42%; tra i 35 e i 54 anni il Sì sale al 47%, ma viene comunque battuto dal No al 53% mentre da ultimo è solo con elettori al di sopra dei 55 anni che il Sì alla riforma costituzionale vedrebbe la vittoria, con un 51% contro il 49%, tra l’altro parecchio striminzita. Negli ultimi giorni della campagna elettorale sicuramente qualche dato si modificherò ma è difficile che si ribalti completamente del tutto, anche se Renzi e il fronte del Sì ovviamente prova a dare l’ultima sferzata alla campagna.



Sondaggi politici prima del divieto per silenzio elettorale: la situazione è complessa perché i sondaggi sul referendum sono tanti e di diversissimi risultati, il che contribuisce a dare una lettura di assoluta instabilità sul possibile esito del voto nel prossimo election day del 4 dicembre 2016. Di certo, guardando questi sondaggi prodotti il 9 novembre e pubblicati l’11, possiamo arrivare a due conclusioni che vanno tenute però con il ragionevole dubbio di effettività data la grande incertezza generale sull’esito della riforma costituzionale. Secondo i dati forniti da Istituto Ixè per Agorà, la fiducia nel Governo Renzi tocca livelli minimi storici, con il solo 4% che dice di avere molta fiducia, il 27% abbastanza, il 31% molta o abbastanza. Ma è il dato sul 35% di poca fiducia e il 34% di “nessuna” che intimorisce Renzi e il fronte del Sì, specie se si guarda il corrispettivo dato sul Sì al referendum che non cresce e che potrebbe essere figlio del giudizio ultimo sul governo Renzi. Una campagna elettorale che entra nel vivo ora, dove i sondaggi non possono più arrivare e che dirà molto anche sul futuro immediato politico post voto.



Non sempre nei sondaggi politici, come quelli di questo periodo elettorale pre-referendum costituzionale, bisogna analizzare intenzioni di voto, calcoli sugli esiti delle urne e cosi simili. Ad esempio, per capire la fiducia in alcuni leader politici alle volte i sondaggisti si divertono a mostrare alcune domande assai bizzarre che però rendono spesso molto più idea di una tendenza e considerazione del cittadino medio su temi politici. È questo il caso dei due sondaggi pre-referendum e pre-divieto per silenzio elettorale – pubblicati il 9 novembre scorso ed effettuato il 7 novembre da Ipsos per La Repubblica – che analizzano due domande curiose: una sera a cena con chi?; comprare un’auto usata da chi?. E le risposte degli italiani intervistati? Interessanti e di duplice lettura: se infatti da un lato la presenza di Matteo Renzi è assolutamente gradita più degli altri leader politici italiani – chissà, magari a parlare proprio di referendum? – d’altro canto, in pochi comprerebbero un’auto usata proprio dal premier, che in quanto ad affidabilità dunque (questo il vero retroterra della domanda) non viene visto benissimo. Sull’auto usata prima di Renzi arrivano in altri, con Bersani preferito al 21% come possibile venditore, seguito da Luigi Di Maio al 16%; Renzi al terzo posto con un basso 14%, davanti solo a Matteo Salvini al 12% e Stefano Parisi addirittura al 5%. Niente auto usate da ogni leader indicato dal sondaggio, questa la vera scelta con il 31% dei voti. Di contro un’uscita a cena è gradita al 27% con Matteo Renzi, con un abisso dietro di sé; Bersani al 16%, Di Maio al 15%, Salvini al 12% e Parisi al 3%. Insomma, magari non si saprà di più di referendum ma di certo una indicazione personale sui vari protagonisti della politica è certamente arrivata dritta al punto.

Gli ultimi sondaggi politici del periodo pre-referendum costituzionale e pubblicati prima del divieto imposto lo scorso 19 novembre mostrano una situazione di sostanziale stallo sulla riforma del 4 dicembre 2016. Alle urne infatti, al momento, si vede un Sì in ritardo ancora rispetto al No con le ultime settimane che dovranno sicuramente significare estremo tentativo di recupero per Renzi da un lato, e consolidamento del fronte anti-riforma costituzionale dall’altro. Gli ultimi attacchi molto duri di Grillo potrebbero aver paradossalmente giocato qualche punto positivo per il premier e il fronte del Sì, ma al momento i sondaggi che abbiamo in mano fermi ad una settimana fa non facevano presagire un grande recupero in termini numerici. Stando ai sondaggi politici pubblicati da Euromedia Research il 10 novembre (effettuati il 4 novembre), si osserva come il No ai contenuti della riforma Boschi oscillano tra il 49,9% e il 54,2%, contro i numeri del Sì che vanno dal 45,7% fino al 50,1%. In definitiva, Renzi è ancora sotto per 47,9% contro il 52,1% di Grillo, Salvini e compagnia. Una fiducia che come dicevamo ancora non sfonda, con il Sì che cresce finora tropo piano rispetto ai rivali, testimoniato anche dai dati dell’altra domanda nei sondaggi Euromedia, con il governo Renzi che prende la fiducia solo al 21,9% contro un premier che invece sale al 26,5%: ancora troppo poco, forse, per la grande rimonta.