Tra gli ultimi sondaggi politici pre-referendum e pre-divieto da silenzio elettorale si potevano scorgere alcuni dati interessanti non tanto sulla scelta tra Sì o No bensì sui possibili effetti di un voto piuttosto che dell’altro. L’ambito analizzato dai sondaggi referendum di Tecnè – prodotti il 10 novembre e pubblicati l’11 – riguarda l’efficienza delle istituzioni e l’effetto sullo Stato il giorno dopo l’approvazione o bocciatura referendaria della riforma. Agli italiani intervistati è stato chiesto se con il Sì alla riforma Boschi si migliorerebbe l’efficienza e la velocità delle decisioni: per il 37,8% sarà così, ma il dato è sceso rispetto a fine ottobre (era del 40,7%). Di contro, per il 41,7% (ma anche qui cala rispetto ad ottobre, col 43,3%) glie effetti di una eventuale vittoria del Sì al referendum costituzionale porterebbe il governo ad avere troppo potere rispetto al Parlamento. Un dato interessante che dai sondaggi potrebbe riproporsi effettivamente agli analisti il giorno dopo il 4 dicembre 2016: cosa convincerà di più gli italiani elettori?



Tra gli ultimi sondaggi in vista del referendum costituzionale, pubblicati dall’istituto Tecnè il 18 novembre scorso, si osserva un dato piuttosto interessante che è stato per tutta la campagna elettorale un fattore cardine: quel famoso “combinato disposto” tra legge elettorale dell’Italicum e riforma costituzionale. I detrattori del referendum accusano Renzi di aver disposto una duplice riforma che concede molti più poteri al governo (abolizione dell’elettività dei senatori e premio di maggioranza dopo ballottaggio al secondo turno, dunque probabile anche ad un partito che ha il 20% dei voti in tutto il Paese) e per questo motivo sono tante le polemiche scattate rispetto all’approvazione in Parlamento di entrambe le riforme innovative. Agli italiani intervistati, i sondaggi mostrano le risposte importanti proprio sui risultati plausibili di questo combinato disposto: gli effetti positivi e con governi più stabili è ritenuto vero dal 36,2% degli italiani rispetto all’approvazione della duplice riforma. Mentre sarebbero negative e con rischi per la democrazia – le motivazioni del No di M5s e centrodestra, in sostanza – per il 42,9% degli intervistati. La tendenza inoltre mostra come il Sì vada via via pervenendo sicurezza e il combinato disposto è sempre meno “accettato”…



Il voto al referendum costituzionale, secondo i sondaggi di Tecnè prodotti prima del divieto del 19 novembre scorso, sarà uno snodo importante per il futuro: questo dicono, seppur con poca maggioranza di voti, i dati degli italiani intervistati negli ultimi sondaggi politici pre-referendum costituzionale. Il prossimo 5 dicembre mattina ovvero, per molti italiani sarà uno snodo importante l’eventuale esito negativo o positivo della riforma con scenari futuri di politica, società ed economia che potrebbe modificarsi in grossa parte. Osservando infatti i dati dei sondaggi, scopriamo come il 53,2% delle preferenze va verso una importanza alta di questo voto sulla riforma Boschi per futuro dell’Italia, anche se in calo rispetto a fine ottobre dove le percentuali erano sul 58,6%. Per il 38,7% invece questo referendum non avrà un esito che possa rendere importante lo scenario che provocherà; solo l’8,1% non sa o non vuole rispondere, e probabilmente è anche indeciso su quale riposta dare per il futuro dell’Italia, tema di non facile letture in questo periodo neanche per gli analisti più preparati.



Sui sondaggi pre-referendum costituzionale prodotti prima del divieto dello scorso 19 novembre, si scopre anche come vota l’Italia e con che fisionomia si muove la scelta sulla riforma Boschi da Nord fino a Sud. Stando ai sondaggi politici di Tecnè del 15 novembre scorso, si scopre come il No al referendum corre e parecchio al Sud Italia e al Nord-Est: il 55% nel mezzogiorno voterebbe No, contro il 45% del Sì, mentre in Veneto e Friuli il Sì addirittura paga un 44% contro il 56% del No alla riforma della costituzione. Al Nord-Ovest troviamo invece l’area con maggior possibilità per il Sì, circa il 48%, anche se comunque il No resta in vantaggio, al 52%: rispetto alla prima parte di novembre il Centro Italia perde terreno sul Sì e lo fa guadagnare al No, con il 51% che batte il fronte renziano al 49%. I dati non sono certamente invariabili e muteranno fino al voto del 4 dicembre, ma questi sondaggi danno l’idea di una mancanza di voti un po’ in tutti i settori dell’Italia, con Renzi che prosegue la sua campagna elettorale su tutto lo Stivale anche se non sopratutto per questi motivi. 

Il 4 dicembre il referendum costituzionale sarà uno snodo politico per tutti i partiti: i sondaggi politici ed elettorali su tale appuntamento, prima del divieto di pubblicazione per il silenzio elettorale, mostravano tutti il vantaggio del No sul Sì e per questo motivo in questi ultimi giorni di campagna elettorale la maggioranza è un grande agitarsi per cercare di recuperare i voti ancora indecisi. Uno snodo politico che forse, anzi sicuramente, va al di là della riforma costituzionale stessa, come certificano i sondaggi: il No è davanti eppure nelle intenzioni di voto il partito a maggioranza schierato per il Sì cresce rispetto ad inizio novembre. Nei sondaggi pre-referendum del 15 novembre scorso condotti da Tecnè per Porta a Porta (effettuati il 12 novembre) si evince come il Pd sia in vantaggio come primo partito al primo turno al 31,5%, davanti al M5s al 29%, dietro di loro un abisso praticamente. Forza Italia che continua a crescere rispetto alla Lega Nord ottiene il 14,5% a dispetto del 12,5% della Lega Nord, con Fratelli d’Italia chiuso ancora al 4% a competere il terzetto di centordestra. Sinistra Italiana al 2,5%, Area Popolare al 3% e gli incerti al 16,5% completano la scena, se ovviamente escludiamo il vero “primo partito” nei sondaggi, ovvero l’astensione. Lo spettro del non voto agita Renzi, con un 34,5% viene battuto infatti il Pd e in vista referendum non promette bene per il Fronte del Sì (il rischio di un voto contro Renzi infatti è dato in vantaggio e probabile per chi decide di andare alle urne).