“Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 non sarà su Di Luca, su di me o su Di Maio, ma sul superamento del bicameralismo paritario”: lo dice il premier Matteo Renzi nell’intervista di questa mattina a Radio Anch’io dove ha dato la sua versione sull’ennesimo capitolo della vicenda De Luca-Rosy Bindi (in seguito alle presunte accuse di brogli da montare in Campania, come durante le elezioni regionali 2015). «Un paese maturo va votare con grande libertà senza inseguire le ultime polemiche, le inchieste che tutte le volte animano la discussione, il 4 dicembre sarà una grande espressione di democrazia e penso che dobbiamo tutti abbassare una marcia, scalare». Secondo Renzi le frasi su Rosy Bindi di Vincenzo De Luca sono assolutamente sbagliate, «ma vogliamo fare un un referendum sulle frasi di De Luca o vogliamo stare al merito. Il tentativo di buttarla sui brogli o sulle dichiarazioni di De Luca è un diversivo per non entrare nel merito».
I sindaci, o almeno una buona parte di essi, si lamentano del referendum costituzionale: in caso di Sì vincente il 4 dicembre 2016, il Senato cambierà radicalmente e verrà ridotto nel numero dei senatori, tra cui compariranno sindaci, consiglieri regionali e nominati dal Presidente della Repubblica. Tra le varie critiche presenti su questa modifica della Costituzione, interviene oggi il sindaco di Roma, Virginia Raggi, membro M5s e ovviamente forte oppositrice della riforma renziana. «Ci hanno lasciato una città sicuramente in macerie, con oltre 13 miliardi di debito e con i servizi allo stremo. Io sono estremamente onorata di fare questo lavoro, che tuttavia già svolgo uasi part-time perché nel frattempo sono anche sindaco della città metropolitana di Roma Capitale». Così ribadisce sul blog di Grillo la sindaca di Roma, con il suo No al referendum e alle conseguenze del nuovo Senato se dovesse vincere il Sì il prossimo 4 dicembre 2016. «Rinuncerei chiaramente all’eventualità di essere nominata anche senatrice, sarebbe davvero incompatibile».
Non solo referendum costituzionale ma anche legge elettorale e dunque futuro del governo: le parole di Di Maio al forum di Repubblica.tv fanno eco a quanto detto da Berlusconi ieri sera ma anche a quanto va dicendo praticamente tutta l’opposizione. Se il No vince, il governo Renzi dovrà dimettersi: è questo il coro comune di tutte le forze del No, contro cui il premier si scaglia ribellandosi alla logica della dipendenza personale e del governo da questa riforma. Per le elezioni se ne parlerà, «ma su questo voto si gioca l’Italia non solo Renzi», va dicendo il presidente del consiglio anche in questi giorni di Campagna Elettorale. «Se dovesse vincere il No questi potrebbero essere gli ultimi dieci giorni del governo Renzi. Non sarà l’apocalisse, il Capo dello Stato Sergio Mattarella deciderà che cosa fare. In ogni caso Renzi deve rispettare la promessa che ha fatto agli elettori e andare a casa. Spero si vada presto alle urne. E il M5s non farà alleanze. Si presenterà da solo e può ambire anche a governare il Paese», sono le parole del giovane leader M5s. Ma appunto, non solo riforma costituzionale: con il voto No il 4 dicembre 2016, secondo Di Maio rilancia anche sull’Italicum, «Il centrodestra ha fatto il Porcellum, l’Italicum è sotto giudizio della Consulta. Due leggi sbagliate in dieci anni. Adesso tocca a noi del M5s fare una legge elettorale».
Il referendum costituzionale ormai è sulle cronache di ogni giornale, ogni discussione a sfondo politico e anche a livello sociale sta arrivando a tanti cittadini (spesso, va detto, come esasperazione). Il 4 dicembre 2016 sarà uno snodo che, secondo uno dei leader del fronte No come Silvio Berlusconi, non potrà che portare ad un tavolo con la maggioranza. Matteo Renzi è infatti lo snodo reale di questo voto: il Sì è dato in svantaggio, e per questo motivo il leader di Forza Italia spinge per poter arrivare ad un tavolo con il premier il giorno dopo la sconfitta (secondo Berlusconi certa) della riforma costituzionale. «E’ indispensabile sedersi al tavolo per fare una nuova riforma e una nuova legge elettorale», afferma a Matrix l’ex Cavaliere. Quale ricetta immediata metterebbe in campo Berlusconi? «Questa riforma trasformerebbe in peggio questo Paese. Bisogna togliere il ballottaggio, fare il proporzionale che porterà ad un governo che rappresenta la maggioranza degli italiani». Niente “Ni” o accordi con Renzi prima del voto, per l’ormai ex patron del Milan il tavolo si fa dopo ma «andrà fatto per forza. Con Mattarella abbiamo parlato di recente della situazione italiana e se vince il no non cambia nulla, non succederà nulla e si apre la possibilità di una riforma della costituzione molto diversa e positiva».
Clima sempre più infuocato in vista del referendum costituzionale 4 dicembre 2016. Lo scontro tra sostenitori del sì e del no alla consultazione sulla riforma della Costituzione investe anche la Rai. Ieri infatti, come riporta La Repubblica, tre consiglieri d’amministrazione, Arturo Diaconale, Carlo Freccero e Giancarlo Mazzuca, hanno inviato una lettera alla presidente Monica Maggioni, denunciando che l’azienda stia favorendo il sì al referendum costituzionale 4 dicembre 2016. I tre consiglieri hanno quindi chiesto la convocazione del consiglio in seduta straordinaria per verificare eventuali violazioni nella par condicio tra gli schieramenti. Non si è fatta attendere la risposta di Monica Maggioni ai consiglieri: “Mi pare doveroso ricordarvi che in azienda c’è un lavoro costante che mira al massimo rispetto del pluralismo e dell’equilibrio tra le differenti posizioni. Questo lavoro è accompagnato da un puntuale monitoraggio del rispetto della par condicio, di quanto deciso dalla commissione di Vigilanza, e nell’osservanza puntuale delle disposizioni in materia, come testimoniano le recenti analisi effettuate da Agcom e Osservatorio di Pavia”.