Interviene sul referendum costituzionale 4 dicembre 2016 anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, rispondendo alle domande del direttore, Riccardo Luna, e dei giornalisti dell’agenzia di stampa Agi al forum in diretta streaming “Viva l’Italia”. Delrio ha annunciato che in caso di vittoria del No al referendum costituzionale 4 dicembre 2016 sarà presentato al presidente della Repubblica “il fatto che la maggioranza dei cittadini non ha votato a favore di una riforma fondamentale. Una certa confusione è probabile che ci sarà ma c’è Mattarella e io sono tranquillo”. Delrio si è detto “fiducioso” sull’esito della consultazione perché “la gente sta iniziando a informarsi sul merito della riforma”: “Non facciamo catastrofismi ma non tutto sarà come prima”. Poi anche un commento di Delrio sulla bocciatura della riforma costituzionale arrivata da L’Economist: “Mostra che non stiamo con i poteri forti”, ha risposto, “fare il maestro in casa d’altri è sbagliato, nel Regno Unito con un governo tecnico farebbero la rivoluzione”.
Risponde all’analisi dell’Economist sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova che scrive un post oggi sul proprio profilo su Facebook. Della Vedova dichiara che continuerà a considerare e “The Economist un solido punto di riferimento, ma dissento fortemente dall’invito rivolto ai lettori italiani a votare No. Riformare la Costituzione non è stato un capriccio, ma l’impegno assunto dalle forze politiche che ha consentito di sbloccare la legislatura, dare la fiducia a un governo ed eleggere il Capo dello Stato”. Riguardo alla riforma oggetto del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 Della Vedova sottolinea che “è stata finalmente la risposta alle richieste di modifiche costituzionali degli ultimi trent’anni su due punti dirimenti: il bicameralismo paritario e il rapporto tra Stato e Regioni”. E aggiunge che “dire che il Governo in questi due anni ha pensato solo alla riforma costituzionale è semplicemente superficiale e sbagliato” (clicca qui per leggere tutto).
Mancano dieci giorni al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e il dibattito politico cresce di ora in ora tra sostenitori del sì e del no alla riforma della Costituzione. Interviene nel dibattito anche il settimanale londinese l’Economist, secondo cui, “l’Italia dovrebbe votare no” al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. L’Economist scrive infatti che “il Paese ha bisogno di ampie riforme”. “L’emendamento costituzionale non affronta il problema principale che è la mancanza di volontà dell’Italia nel fare le riforme. E ogni benefit secondario è di gran lunga superato dal peso degli svantaggi – sopra tutti gli altri il rischio che, cercando di fermare l’instabilità che ha dato all’Italia 65 governi dal 1945, si crei un “uomo forte” eletto. Questa è la nazione che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è preoccupantemente vulnerabile ai populismi”. Netta quindi la presa di posizione del settimanale sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016: l’Economist sottolinea che il rischio “del piano di Renzi è che il principale beneficiario sia Beppe Grillo” (clicca qui per leggere tutto).
Per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 gli italiani all’estero potranno votare entro il prossimo 1 dicembre, come riporta Tgcom24. Sono oltre 4 milioni i cittadini italiani residenti all’estero che potranno quindi esprimere il loro voto dopo l’invio dei plichi elettorali. Le schede dovranno arrivare entro giovedì 1 dicembre alle ore 16 all’ufficio consolare di riferimento. E’ stata la Farnesina a renderlo noto in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Sulla consultazione è arrivato ieri anche il commento del presidente del Comitato europeo delle Regioni, Markku Markkula, che, come riferisce l’agenzia di stampa Ansa, ha sottolineato di ritenere che in generale “sia necessario un processo decisionale più diretto”, ma “non sta a me dire se il contenuto di questa riforma sia positivo o meno, sta ai cittadini italiani decidere” col referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. “Da scandinavo – ha aggiunto il politico finlandese – vedo il vostro processo decisionale molto complesso”, auspicando comunque un’azione semplificatrice di questo processo “in diversi Paesi europei”.