La lotta in campagna elettorale si fa serrata e i sondaggi in questo momento pre-referendum non possono più essere pubblicati per il divieto in silenzio elettorale: dal punto di vista dei numeri ufficiali, fermi a prima del 18 novembre, la sensazione è che la battaglia sarà davvero incita fino alle ultime battute. Il referendum costituzionale sta portando il Paese in un clima da divisione netta, tra il Sì e il No che sembrano sempre più vicini, al netto dei proclami dei due fronti. Secondo i sondaggi pubblicati il 18 novembre scorso da Lorien, per gli italiani assolutamente decisi sul voto – che quindi verosimilmente non dovrebbero aver cambiato idea in queste ultime settimane – il No resta in avanti, ma con una quantità di indecisi assai alta ancora (il 17% non sa se votare Sì o No). I dati rilevati mostrano quindi un Sì a favore della riforma al 38%, un No alla riforma Boschi invece vede i numeri al 45%. In poche parole, i sicuri al voto sembrano più orientati al No, ma con quel dato sugli indecisi che rischia di portare la partita fino agli ultimi istanti prima del voto il prossimo 4 dicembre 2016.



Nel prossimo referendum costituzionale, i sondaggi hanno continuato fino al giorno del divieto a presentare dati e intenzioni di voto interessanti non solo per il Sì o il No a questa riforma ma anche alle tendenze e agli scenari politici da qui fino ai prossimi mesi. Se infatti la riforma in oggetto il prossimo 4 dicembre riempi quasi tutti i sondaggi politici di questo ultimo periodo, va anche cercato di capire cosa potrebbe uscire il 5 dicembre mattina e che effetti potrebbe avere sulla nostra scena politica; ad esempio, stando ad un sondaggio prodotto il 16 novembre scorso da Ipsos, gli italiani si avvicina al voto con una consapevolezza sui possibili rischi o pregi del populismo in Italia. Questa è un referendum ed un voto populista? Stando alle considerazioni degli intervistati il termine “populismo” è negativo al 47%, mentre è positivo per il 35%; questo può significare che il timore e il rischio per una possibile vittoria del fronte a Cinque Stelle o Lega Nord, i partiti più populisti in Italia, sono ancora aperti e potrebbero fino all’ultimo giocare un peso importante sulla scelta alle urne sulla riforma.



I sondaggi di questo ultimo hanno visto: Referendum Costituzionale, Brexit e Elezioni Usa, come principali attori di un anno che verrà ricordato nella storia come un periodo incredibilmente particolare e bizzarro, sotto molti punti di vista. Con le “rivoluzioni” avvenute in America e Gran Bretagna, ora l’Italia si attende un esito particolare dal voto sulla riforma costituzionale. Ma è possibile che una sorta di effetto-Trump, ovvero di movimento e voto populista che prevale sul sistema “ordinario”, possa influire anche Italia? I sondaggi prodotti prima del divieto per silenzio elettorale, diffusi da Winpoll – Scenari Politici, mostrano un tentato avvicinamento dell’effetto proveniente dalle elezioni Usa sulla nostra politica: agli italiani intervistati è stato chiesto se e quale esponente politico nostrano è più simile a Donald Trump e a quello che rappresenta. I risultati sono interessanti e vedono il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, al primo posto con il 46% delle preferenze; Matteo Salvini è il secondo Trump-italiano, col 36%, mentre Beppe Grillo raccoglie solo il 13%, battendo un Matteo Renzi (5%) che proprio non viene visto come un possibile Trump (a ragione, aggiungiamo). Votare Trump da noi sarà votare Berlusconi: alle urne questo si tramuterà in un risultato come avvenuto oltre Oceano?



Vantaggio sostanziale del No sul Sì e anche per questo motivo quest’ultima settimana prima del voto del 4 dicembre che si apre oggi vede un’ancor più aspro confronto per convincere gli ultimi indecisi. Già, chi non sa ancora se votare Sì, No o non andare al voto: stando ai dati dei sondaggi sul referendum del 18 novembre scorso pubblicati da Lorien Consulting, l’astensione è ancora molto alta, il 42% in totale che rende il 58% degli elettori certi di votare a loro volta ovviamente divisi sull’esito. A favore della riforma Boschi voterebbe il 38% degli elettori, per il No invece è schierato il 45% dei votanti, con il dato degli indecisi che sale al 17%. Ma l’astensione rischia ancora una volta di “vincere” alle urne, con la campagna elettorale molto dura che forse non si sta dimostrando il miglior spot di invito alla partecipazione elettorale. Al netto di ogni indeciso, i sondaggi di Lorien mostrando come complessivamente per il No si schierano il 54,2% degli elettori, sul Sì invece il 45,8%: ma all’astensione, chi ci pensa? (Niccolò Magnani)