Qualcuno si sarà accorto che l’ormai noto editoriale dell’Economist per il No al referendum renziano, ha più di qualche somiglianza con l’articolo di Giulio Tremonti uscito sul Corriere lo scorso 24 ottobre? Forse no. In ogni caso, in questa intervista, il quattro volte ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi di Berlusconi torna sul punto: quello di Renzi è un pericoloso esperimento “neoconsolare”, bonapartista, che può solo fare male al paese.



Senatore, che cosa non le piace di questa riforma?

E’ stato disegnato e costruito, al servizio e nella logica di un disegno neoconsolare, un monoblocco politico, fatto insieme dalla legge elettorale e dalla legge costituzionale. Tempi e metodi di presentazione, discussione, votazione in parlamento, se lei nota, sono perfettamente allineati in questa logica. La legge elettorale è limitata alla Camera e non estesa anche al Senato proprio perché si prevede che questo non ci sia più. Ed è questa la prova assoluta della combinazione integrale tra le due leggi.



Eppure, a quanto ci dice lo stesso capo del governo, l’Italicum sarà cambiato. Ed anche l'”elezione” dei senatori.

Intanto in Gazzetta Ufficiale lei trova ancora i due testi tali e quali, il cosiddetto Italicum e la cosiddetta riforma costituzionale.

Ma il Senato rimane, avrà bisogno di una legge elettorale, no?

Nella “Costituzione” nuova manca il Senato elettivo: non c’è più bisogno di eleggerlo. Le pare un dettaglio marginale?  

Lei parla di “disegno neoconsolare”. Un’espressione forte, fortissima. Può spiegarsi per favore?

Un monoblocco come questo, fatto insieme dalla legge elettorale e dalla riforma costituzionale, insiste sulla vita repubblicana in modo nettamente assolutistico, con una leva di potere che si sviluppa come segue: se controlli il partito, controlli le liste del partito; se controlli le liste del partito, controlli il parlamento, perché prendi il premio di maggioranza; se controlli il parlamento prendi tutto il resto. 



“Tutto il resto” cosa significa?

Significa che eleggi il capo dello Stato, ma che lo puoi anche mandare in stato d’accusa. Eleggi anche i giudici della Corte costituzionale. Non solo. In un paese in cui in certi ambienti sono più numerosi i servi dei padroni, hai un’estensione automatica del controllo a quello che resta del potere economico. E di qui ai mezzi di comunicazione. E’ ridicola la tesi che nel testo della Costituzione non si modificano la forma di governo e i poteri del presidente del Consiglio: vengono sublimati i poteri del segretario del partito, nuovo padrone d’Italia. 

Veniamo alla legge elettorale. L’Italicum, per come è concepito, con i capilista bloccati e il premio di maggioranza spropositato, assomiglia molto a un artificio per trasformare in maggioranza una minoranza organizzata.

La legge elettorale — e in questo si evidenzia un limite di intelligenza politica; una grande astuzia, una grande ambizione, ma un grave limite di intelligenza politica — è sbagliata per due motivi. Primo: è fatta apposta per far vincere l’altro. Questo è l’errore tattico. Ma il secondo è ancor più grave. Comunque disegnata, chiunque l’abbia fatta, mi ricorda quelli che andavano alla terza internazionale avendo studiato sui quaderni della seconda. E’ disegnata da professori che hanno studiato — studiato tra virgolette — sui libri del passato, senza capire che la storia è cambiata. Oggi i grandi problemi portati dalla globalizzazione non si risolvono con i piccoli numeri.

Cioè con gli artifici di un premio di maggioranza.

Le ho detto: ci sono due errori e sono tutti e due di enorme rilievo. Uno è quello tattico che dice lei. E cioè faccio una legge elettorale per assicurarmi la vittoria, mentre in realtà faccio vincere l’altro perché non ho capito il terreno di gioco: che la struttura politica è cambiata, che non ci sono solo due ma tre poli, eccetera. Ma l’errore strategico è ancora più grave, perché non puoi affrontare i problemi che vengono dalla globalizzazione, dall’immigrazione alla difesa del risparmio, con piccoli numeri. Se sei minoranza nel paese e diventi maggioranza in parlamento solo con l’artificio studiato a tavolino da un professore che ti inventa un “premio”, resti comunque minoranza; un minuto dopo vai sotto, non vai da nessuna parte. Mi spiego?

 

Per questo è miope dunque. Non basta essere minoranza e attrezzarsi per comandare.

Ripeto, è un’illusione. Nella storia, quando Napoleone supera la repubblica, può decidere di essere re o imperatore. Considerando che gli altri erano re, si incorona imperatore. Poi, se si ricorda, è finito a Sant’Elena.

 

Torniamo alla riforma costituzionale.

Sembra che il 2014 sia stato l'”anno zero” della politica italiana; sembra, ma non è. Quando Renzi prende il partito, rivendica la storia dell’Ulivo, del Pds, dei Ds, ed è giusto che sia così. Puoi raccontare delle storie, ma non puoi rimuovere la storia. Ebbene, il testo costituzionale vigente è stato disegnato dal centrosinistra nel 2000. Nel 2000 il centrosinistra compie due errori devastanti: il primo sul vecchio Stato centrale, che diventa decentrato e viene come disossato dalle leggi Bassanini — del quale si apprezza l’attuale impegno per il Sì, garanzia di successo.

 

E il secondo?

Lo Stato centrale viene anche sdoppiato con lo Stato federale. Sono stati fatti in contemporanea il decentramento e il federalismo. Errore: puoi fare il decentramento, puoi fare il federalismo; ma non li puoi fare insieme. Questa è stata una delle cause fondamentali della crisi amministrativa dell’Italia. 

 

Quindi?

Il Titolo V, che adesso viene demonizzato, lo hanno fatto loro. E lo hanno fatto da soli, con una maggioranza di quattro voti. Non solo: lo hanno fatto in campagna elettorale, cioè con una logica strumentale, violando il principio sacro della costituzione bene comune. Tra l’altro tradendo se stessi, perché erano tutto tranne che federalisti… Cambiare il Titolo V in quel modo è stato stupido e cinico. Il cumulo delle cariche non è vietato. 

 

Anche voi, quando eravate al governo, cinque anni dopo, avete cambiato il Titolo V. Non ha nulla da rimproverarsi?

Nel 2005 la riforma era giusta, fu sbagliato farla da soli. Chi si è opposto a quella riforma è stato comunque il centrosinistra, “benedicendo” in questo modo, di nuovo, il suo Titolo V. Hanno fatto tutto loro: hanno fatto l’errore, hanno fatto l’errore di impedire la correzione dell’errore, stanno di nuovo facendo l’errore di fare da soli.

 

Renzi e la Boschi continuano però a dire che il loro tentativo di cambiare la Costituzione è giustificato perché sono stati gli altri, la minoranza dem e Berlusconi, a sfilarsi.

Premesso che io ho votato sempre contro, noto che l’impegno costituzionale comune ci dev’essere dall’inizio alla fine. Se non c’è alla fine, è come se non ci fosse stato neanche al principio. Anzi, è peggio.

 

La riforma costituzionale dovrebbe darci una macchina più veloce, più economica, più “guidabile”. 

Più veloce? Le dò un dato: l’ultimo decreto fiscale è stato approvato dal Senato in sette giorni, per l’esattezza cinque giorni di commissione e uno di aula, due se ci mettiamo i tempi morti del voto di fiducia. La media dei tempi per avere una nuova legge è sui 50-60 giorni. Oggi non abbiamo bisogno di più leggi, se mai di meno leggi; invece in questi anni abbiamo prodotto molte più leggi che in Germania e Francia. 

 

Una macchina più economica?

No, perché la somma totale dei cosiddetti risparmi che dovrebbero essere assicurati dalla riforma non è superiore ai cento milioni. Quanto costa invece il dispendioso tenore di vita di Palazzo Chigi? Non mi pare che il Regno Unito mandi in giro il primo ministro con un Airbus 430 come quello di Renzi stile Leopolda Airlines. E andare a Washington per una cena con due Airbus? Quanto costa l’attuale campagna elettorale del governo, che dura da mesi, tra aerei, elicotteri e scorte?

 

Come la mettiamo con il nuovo Senato, professore?

Non solo ci creerà una palude tra Camera e Senato, ma è stata data al Senato competenza paritetica e quindi piena sull’Europa, sui trattati europei e sul metodo delle leggi europee. Il nostro futuro passa dai trattati: per uscire dall’Europa, per restarvi, per cambiarla. Il nuovo Senato sarà fatto da ottanta — dico ottanta perché i sindaci di fatto non vi andranno —, ottanta cialtroni regionali che venderanno il proprio voto.

 

Venderanno il proprio voto ha detto?

Sì. Non sarà il governo a chieder loro la fiducia, perché non può più; saranno i nuovi “senatori” a vendere il proprio voto. Entriamo nella più caotica ingovernabilità.

 

Siamo partiti dal Titolo V e siamo arrivati al Senato della decadenza. L’errore fondamentale però è quello dell'”incoronazione”. E’ anche la critica contenuta nell’ultimo editoriale dell’Economist contrario al referendum.

Fa bene a citarlo. Lo legga attentamente, perché tutte le argomentazioni portate sono condivisibili… L’errore fondamentale, quello che io ho chiamato dell’incoronazione, è avvenuto nel porre un uomo al centro del sistema e nel creare un sistema al servizio di quell’uomo. Non c’è un paese democratico al mondo che non sia basato su precisi equilibri. Può piacere o no, ma l’immagine più corretta della democrazia è quella dell’orologio meccanico, con pesi e contrappesi. Se fosse stata usata questa logica costituzionale, che è quella occidentale normale, non sarebbe stato fatto il referendum di un uomo, su un uomo e per un uomo. Se fosse davvero una riforma costituzionale sarebbe stata fatta insieme; siccome non è una riforma costituzionale ma un’investitura neoconsolare, quello che vediamo è l’uso della Costituzione per la promozione di una figura politica. 

 

Non ha la sensazione che il giocattolo sia sfuggito di mano a chi lo ha innescato? Napolitano ha fatto più interviste invitando Renzi a moderare i toni, a cambiare rotta.

Di Napolitano ricordo solo il discorso fatto in senato nel 2005 nel quale diceva che le costituzioni si modificano insieme. Oggi sta dicendo diverso. Ma sta parlando dello stesso tema ed in tempi ravvicinati. E un caso di omonimia o di sdoppiamento? 

 

Lei cosa risponde?

Fermiamoci qui, basta così.

 

Un’ultima domanda, la prego. Molto è cambiato dal 2014: la Brexit, l’elezione di Trump… questi sconvolgimenti interesseranno anche l’Italia?

Questi temi sono fondamentali, ma non c’entrano nulla con la riforma costituzionale. Ma se vuole parlarne qui, noti che il presidente Obama ha detto che l’elezione di Trump non è la fine del mondo: è vero. Però è la fine di un mondo. Sono in atto cambiamenti di estrema intensità e rilevanza. E’ il dark side della globalizzazione. Ma, ripeto, non c’entra nulla con il referendum. Salvo, se vuole, un punto.

 

Quale?

Andando a Washington in quel modo, Renzi si è collocato dal lato perdente della storia. Se lei guarda i depliant che ha mandato in giro, è con Obama. In ogni caso, con rispetto parlando per gli Usa, come ho detto al Qn, a vederlo mi è sembrato Tognazzi nel Federale.

 

Va bene, Renzi è dal lato della storia che finisce. Ma se rompiamo l’orologio?

Il selvaggio di Kant ha la sveglia ma non ha la nozione del tempo. Se anche la sveglia si rompe, ma si ha la nozione essenziale del tempo, se ne fa un’altra.

 

(Federico Ferraù)

Leggi anche

SCENARIO/ Mattarella e papa Francesco indicano la strada all'Italia divisaSCENARIO/ L'alt di Mattarella ai "gestori" della volontà popolareI NUMERI/ Così la crisi ha spaccato l'Italia