È sempre più campagna elettorale: il referendum costituzionale con la posticipazione della decisione sull’eventuale rinvio alla Corte Costituzionale del ricorso Onida da parte del Tribunale di Milano non ha fatto che quasi certificare l’abbandono di congelamento al voto 3 dicembre 2016 per motivi giuridici. E sul fronte politico, soprattutto, sembra calare definitivamente la pista del rinvio, dopo le ultime parole di Alfano, che seguono la secca smentita di Renzi proprio dopo le parole del ministro al Viminale ieri. «Si tratta di una vicenda chiaramente chiusa, ciascuno ha parlato in modo chiaro. Ho parlato a livello personale e come presidente del mio partito», chiude così Alfano, dopo che anche le opposizioni – che ieri lo stesso ministro degli Interni aveva paventato come possibili promotrici di un rinvio (che sarebbe poi stato valutato positivamente da Alfano) – hanno fatto fronte comune contro il rinvio del referendum. Sembra così tramontare del tutto un voto rinviato all’ultimo momento, prima giuridicamente e poi politicamente: se così sarà lo scopriremo nelle prossime ore o settimane…
Niente sentenza della Tribunale di Milano, almeno per oggi: il referendum costituzionale con ipotesi di rinvio dopo il ricorso del presidente emerito della Consulta Valerio Onida vede ancora una volta la posticipazione della decisione e sentenza della giudice Loreta Dorigo. «La decisione del tribunale civile di Milano sui ricorsi presentati da Valerio Onida e da un pool di avvocati in relazione al quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre verrà presa non prima di dieci giorni», lo ha spiegato poco fa ai cronisti davanti al Palazzo di Giustizia milanese, il presidente della Prima Sezione civile Gandolfi. Altro rinvio per un possibile “rinvio” del voto che a questo punto vedrà la decisione davvero a poche settimane dal 4 dicembre e con dunque davvero poche possibilità di “congelare” il voto. Come spighiamo qui sotto, il ricorso di Onida chiede in pratica di investire la Consulta del problema legato a più temi trattati in un unico quesito referendario che, a giudizio dei ricorrenti, lede la libertà dei cittadini.
Il rinvio del referendum pare, dal punto di vista giuridico e legale, assai complicato se non addirittura quasi impossibile: l’analisi su questi giorni complicati di campagna elettorale per il referendum costituzionale prende tempo rispetto alle decisioni del Governo – ma Palazzo Chigi al momento ha smentito qualsiasi ipotesi di rinvio – e soprattutto del Tribunale di Milano, come spieghiamo qui sotto nel dettaglio. Secondo più pareri costituzionalisti e giuridici, il rinvio a questo punto e per le ragioni inserite nel ricorso di Valerio Onida è davvero assai improbabile: nell’udienza di giovedì l’Avvocato dello Stato Gabriella Vanadia ha sostenuto che i giudici costituzionali in realtà hanno questo potere solo per i referendum sui conflitti tra Stato e Regioni. Ma Onida ha ribattuto che «per analogia» la materia è sempre quella, potrebbero invece farlo anche in questo caso. Resta però anche il problema della Consulta che potrebbe non avere i poteri per bloccare un referendum, dal momento che è stato giudicato idoneo dal punto di vista costituzionale (le uniche discussioni in merito che la Corte ha il poter di imporre). Resta però aperta tutta l’ipotesi politica con magari la giustizia che dà una “spintarella”, come spesso è capitato in questi tanti anni di Repubblica: una decisione interlocutoria del Tribunale potrebbe scatenare qualche decisione urgente a livello politico che potrebbe ribaltare tutti i piani, ma i tempi si riducono drasticamente e tra un mese va ricordato in “teoria” si voterà…
In molti danno come oggi il giorno decisivo per la sentenza del tribunale di Milano sul referendum costituzionale e la possibilità di congelamento e addirittura rinvio del voto di dicembre si fa più pressante. Da un lato parte del governo – Area Popolare e qualche dem – spinge per un rinvio in seguito all’emergenza terremoto che resta altissima, e dall’alto la decisione del Giudice Loreta Davigo della prima sezione del Tribunale civile di Milano potrebbe davvero sconvolgere il piano della campagna elettorale e gli equilibri già fragili della politica nostrana. Se davvero il Tribunale rimettesse alla Corte Costituzionale la decisione sarebbe molto probabile, dati i tempi, un congelamento del voto e il rinvio al 2017: ma quali sono le reali ipotesi di questa sentenza tanto attesa? «Ricorso accolto e invio degli atti a Roma, rigetto e allora c’è la possibilità di presentare reclamo per un giudizio d’appello, oppure un provvedimento interlocutorio di citazione dei comitati promotori del referendum (che Onida nel suo ricorso non ha incluso tra le parti, a differenza del pool di legali) e fissazione di una nuova udienza», riportano i colleghi del Giornale questa mattina. Una decisione importante e un referendum che ora non è più sicuro di avvenire il prossimo 4 dicembre.
Lo svolgimento del referendum non è legato al terremoto, bensì ad un ricorso giurisprudenziale che potrebbe avere effetti dirompenti. Il giudice della prima sezione del Tribunale civile di Milano, Loreta Dorigo, è chiamata ad esprimersi sul ricorso firmato dal professore ed ex presidente della Consulta, Valerio Onida, con la professoressa Barbara Randazzo. Giovedì scorso si è svolta un’udienza di due ore, nella quale sono stati ascoltati i ricorrenti e l’Avvocatura dello Stato. In sostanza si chiede che la Corte Costituzionale valuti la legittimità costituzionale della legge numero 352 del 1970 nella parte in cui non è prevista l’articolazione di quesiti per il referendum confermativo. I contenuti sono così eterogenei che le scelte dovrebbero essere distinte: Onida sostiene, quindi, che il quesito unico “viola la libertà di voto degli elettori garantita dagli articoli 1 e 48 della Costituzione”. Stando a quanto riportato da Quotidiano.net, a breve il giudice Dorigo scioglierà le riserve.
Il caos sul referendum Costituzionale rinviato: forse, Sì, No, Giammai, la giornata di ieri ha visto la schizofrenia sul voto del 4 dicembre in tutto l’arco politico dopo la risposta di Alfano alla domanda di un possibile rinvio del voto per i gravi problemi dovuti dal sisma in centro Italia. Vi riproponiamo il passaggio: «È molto difficile parlare di campagna elettorale quando la situazione del terremoto versa in questo stato di totale emergenza con tutti quegli sfollati», dunque apre ad una clamorosa novità. «Non c’è nessuna richiesta di rinvio della data del referendum elettorale, ma è chiaro che sul piano della polemica pubblica è una fatica parlare oggi del referendum. Ma qualora una parte dell’opposizione chiedesse lo spostamento del referendum, mi unirei alla richiesta. Lo dico a livello personale come capo del mio movimento e credo che una richiesta di questo tipo non potrà non essere presa in considerazione». Bufera politica, prima gli attacchi delle opposizioni praticamente compatte poi la secca smentita di Renzi che ha riferito quanto non esista alcun motivo per rinviare un voto referendario come quello del 4 dicembre. “Salvo eventi nuovi, il referendum si tiene il 4 dicembre”, è il mantra nella cerchia renziana riportata dai colleghi di Huffington Post. Laddove chiaramente per ‘eventi nuovi’ si intendono non solo le conseguenze del sisma o eventuali nuove scosse, ma anche le notizie che arriveranno a breve dal tribunale di Milano con il ricorso contro il referendum per lo spacchettamento richiesto in tutti i sotto punti della riforma da parte del presidente merito della Consulta, Valerio Onida. Scosse di terremoto e scosse di possibili decisioni dei tribunali: il voto del referendum è sotto attacco, questo è chiaro e nel governo le voci sono molti divise tra loro. Sentite il ministro della Giustizia Andrea Orlando, «Dobbiamo valutare come e in quale modo affrontare il momento del referendum che non vuol dire per forza di cose rinviarlo, ma dobbiamo celebrarlo nel modo più consono a questa fase, con l’unità. Bisogna abbassare i toni, ma la decisione sull’eventuale rinvio la deve prendere il presidente del Consiglio». Il No di Renzi per promuovere il suo Sì, un paradosso che rischia di scricchiolare davanti all’instabilità politica a sociale di questo autunno italiano maledetto… (Niccolò Magnani)