I partiti di ispirazione cristiana sono scomparsi perché non hanno più nulla da dire. Ciò sarebbe conseguenza di un’azione autodistruttiva, compiuta dagli stessi cristiani presentando la storia dell’Occidente nella chiave negativa di una continua aggressione: crociate, colonialismo, antisemitismo. In altre parole, l’identità cristiano-cattolica è in crisi perché è in crisi il rapporto dei cristiani con la propria storia. Si passa così “alla perdita di interesse per un orizzonte cristiano e […] quindi per quell’intervento a tutto campo nel mondo che è proprio della politica”. È questa la tesi esposta da Ernesto Galli della Loggia in un editoriale sulle cause profonde dell’avvento delle forze populiste.
E se invece fosse vero il contrario, e cioè che i cristiani — o almeno una parte di loro — hanno mantenuto legami profondi con la propria storia e continuano ad avere una visione ampia della realtà globale, mentre la politica ha smesso di rappresentare “quell’intervento a tutto campo nel mondo”?
Dopo la seconda guerra mondiale, in molti paesi europei i partiti di ispirazione cristiana — le Democrazie cristiane italiana, tedesca, francese, belga, olandese, austriaca ecc. — hanno animato una politica di grande respiro che ha spinto i loro paesi verso una rapida ripresa e trasformato il Vecchio continente un’area di pace, di tolleranza e di sviluppo. Molto legata a questi partiti è stata anche la costruzione dell’unità europea, i cui padri fondatori provenivano in gran parte proprio da queste formazioni.
In seguito, però, molti partiti di ispirazione cristiana sono scomparsi o sono entrati in crisi. Il caso italiano è emblematico. Nella seconda repubblica nessun partito si e richiamato prioritariamente all’ispirazione cristiana e la politica si è ridotta ad una angusta rappresentanza di interessi, talvolta ristretti ad aree molto specifiche e persino ad una sola persona. Si tratta di una tendenza generale e qualcosa di analogo ha colpito anche altri paesi europei e altre tradizioni politiche, in particolare quella socialdemocratica. A livello di Unione europea, il gruppo popolare ha cambiato radicalmente fisionomia, accogliendo partiti conservatori come i Popolari spagnoli o Nea Demokratia greca. L’ispirazione cristiana è venuta meno e contemporaneamente è scomparsa una politica rivolta al futuro; il consenso elettorale è diventata l’obiettivo più importante.
Il populismo dunque non si è inserito in un vuoto creato dai cristiani distruggendo la propria storia, come vorrebbe Galli della Loggia, che trascina persino Giovanni Paolo II sul banco degli accusati, “colpevole” di aver chiesto perdono nel Giubileo del 2000 per le colpe dei cristiani senza rivendicare i loro meriti. In realtà il populismo attuale è nato e si è sviluppato in un contesto dominato da altre forze politiche, prive di ispirazione ideale e di visioni storiche.
E non si può certo attribuire la responsabilità di questa situazione principalmente ai cristiani, i quali viceversa rappresentano generalmente un freno all’individualismo, alla xenofobia e al razzismo che alimentano il populismo. Lo mostra eloquentemente uno dei pochi casi di partito democratico-cristiano sopravvissuto fino ad oggi: quello tedesco, con Angela Merkel che è diventata il più forte leader antipopulista dell’intero continente. Vivono infatti un senso di responsabilità verso il bene comune, sono alieni dal l’estremismo verbale oggi tanto frequente, sono refrattari alle contrapposizioni radicali. È così via.
Ma c’è di più. Lontano dalla politica italiana ed europea, papa Francesco spinge i cattolici verso una visione opposta al ripiegamento anti globalizzante che costituisce oggi l’humus del populismo. Per loro natura i cattolici sono universalistici. Molti di loro conoscono i limiti della globalizzazione e il magistero pontificio ha contrapposto la globalizzazione della solidarietà a quella della finanza globale. Ma da tempo hanno intrapreso la strada verso nuovi orizzonti. Proprio ciò che Galli della Loggia rimprovera ai cristiani — criticare crociate, colonialismo e antisemitismo — rivela un cammino cominciato da tempo per avvicinare quel mondo extraeuropeo di cui oggi gli occidentali hanno tanta paura.
Oggi l’Occidente sembra non credere più in se stesso e il nuovo presidente americano dichiara la sua ammirazione — insieme ai leader populisti europei — per Putin, che per molti versi incarna valori opposti a quelli occidentali. E’ questa crisi profonda ad alimentare il populismo. Anche i cristiani risentono di queste tendenze, ma la Chiesa cattolica si è da tempo proiettata oltre la crisi dell’Occidente.