Sui sondaggi politici pre-referendum pubblicati prima del divieto elettorale, un dato interessante arriva dalle intenzioni di voto che ad inizio novembre hanno coinvolto gli elettori intervistati da Emg Acqua per La7: mentre la campagna elettorale prosegue su toni sempre più aspri, un dato che inquadra la difficoltà di una parte del fronte del No, il centrodestra, è quantomai evidente: stando ai sondaggi diffusi il 15 novembre scorso, se anche il centrodestra si presentasse completamente unito alle eventuali elezioni politiche (ovvero con Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia uniti) il secondo turno non verrebbe raggiunto con il Pd e il Movimento 5 Stelle che ad oggi, nonostante la campagna per il referendum costituzionale, sarebbero davanti. Le liste infatti che sarebbero scelte dagli intervistati presentano un risultato che non sempre influenzato troppo dall’imminente voto del 4 dicembre; il Movimento Cinque Stelle sopra con il 31,4%, ad inseguire subito dopo il Partito Democratico con il 30,9%. I due partiti sarebbero i vincitori del secondo turno, con il ballottaggio previsto dalla legge elettorale attuale (quell’Italicum tanto contestato), mentre il centrodestra unito non riesce ad andare oltre il 27,7%. Il Ncd e l’Udc non raccolgono più del 4,2%, mentre Sinistra Italiana fa peggio con il 3,6%; un’elezione politica che potrebbe non essere così in là nel tempo, specie se dovesse vincere il No alle urne tra 4 giorni.



Uno dei sondaggi politici più particolari pubblicati prima del silenzio elettorale sul referendum costituzionale, è stato effettuato in una delle roccaforti del Pd, la Bologna di Virginio Merola e di storica tradizione “rossa”. Ebbene, stando ai sondaggi prodotti da Sylla Srl del Professor Fausto Anderlini (effettuati l’8 novembre e pubblicati il 12) si scopre che al netto di ogni previsione, l’astensione è quella che in questo momento domina nella città delle due Torri. La domanda posta ai cittadini bolognesi è stata molto semplice: «Il prossimo 4 dicembre gli italiani potranno votare sul referendum costituzionale per approvare o meno il testo della legge per la riforma costituzionale. Se il referendum costituzionale ci fosse domani, lei voterebbe SÌ o NO?». Le risposte? Non propriamente “renziana”, visto che il Sì verrebbe votato solo dal 15,1%, con gli indecisi a favore che sono il 3,2%; per il No certo risponde il 20,6%, per gli indecisi verso la bocciatura della riforma il 6% delle preferenze. Del tutto indeciso sui contenuti (3,5%), non informati ancora a dovere (15,7%, dato preoccupantemente alto) e indecisi sull’andare o meno alle urne (12,9%). Ma nessuno raggiunge il voto degli astenuti certi, il 23%, un dato ancora altissimo a pochi giorni dal referendum costituzionale.



Sui sondaggi politici effettuati prima del divieto pre-referendum costituzionale l’imbarazzo della scelta tra temi e analisi compiute nelle scorse settimane è evidente: su tutti, uno dei temi più accattivanti è certamente quanto avvenuto negli Stati Uniti ad inizio mese e l’effetto politico che ha scatenato e scatenerà anche nei prossimi mesi. L’elezione di Donald Trump avrà un effetto anche qui da noi in Italia? Stando ai sondaggi prodotti da Scenari Politici Winpoll, con dati pubblicati del 13 novembre 2016, l’effetto Trump ovvero un effetto anti-sistema e anti-partiti tradizionale, favorirà le ragioni del No per il 52% degli elettori intervistati. Un dato forte, visto che il governo Renzi viene così identificato come il sistema, la casta, la tradizione, che un voto come quello del referendum costituzionale potrebbe “rottamare”. Effetto Trump invece in favore delle ragioni del Sì è così solo per il 6% delle preferenze, con il 42% degli italiani che invece ritengono del tutto ininfluente l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America in vista del nostro voto sul referendum 4 dicembre 2016.



Le intenzioni di voto mostrate dagli ultimi sondaggi politici pre-referendum e pre-divieto elettorale mostravano una tendenza piuttosto alta del settore “indecisi”, che fino all’ultimo salvo ripensamenti in queste ultime settimane di campagna, si porteranno il dubbio fin dentro le urne elettorali. Stando ai dati forniti dagli ultimi sondaggi dell’Istituto Piepoli possiamo mostrare come la tendenza degli elettori indecisi, ma comunque decisi ad andare al voto, sia praticamente a pari merito, con un leggero vantaggio del No rispetto al Sì. Fronte Renzi o fronte Berlusconi-Grillo-Salvini? Questa l’ardua scelta per chi ancora rispetto al referendum costituzionale nutre parecchi problemi e incertezze; stando a questi sondaggi di Piepoli si può vedere come i più vicini al Sì siano il 24%, al No invece il 28% e una larga maggioranza (il 48% dei voti degli intervistati) si dice del tutto indecisa. Insomma, indecisi tra gli indecisi: la riforma Boschi ottiene anche questi “risultati”…

Un voto sul referendum costituzionale o sul Pd? Uno degli ultimi sondaggi politici pubblicati prima del divieto imposto dal silenzio elettorale, condotti da Istituto Piepoli e pubblicati il 18 novembre scorso, mostra come all’interno del Pd la situazione sulla riforma Boschi potrebbe essere potenzialmente esplosiva. Qualunque esito il referendum possa portare il 5 dicembre mattina, il Partito Democratico potrebbe avvicinarsi verso scenari che partono da una miniscissione della minoranza dem fino al congresso e alle dimissioni di Matteo Renzi da segretario Pd. Nei sondaggi condotti da Piepoli si è partito da un fatto, ovvero uno dei leader della sinistra democratica che ha deciso di votare Sì dopo gli accordi raggiunti sui cambiamenti futuri dell’Italicum: con la mossa di Gianni Cuperlo e con il prossimo voto del 4 dicembre, l’unità del Pd si avvicina o si allontana? Per il 34% degli italiani dopo il voto potrebbe rinsaldarsi la segreteria dem con la base critica nei confronti di Renzi, mentre per il 40% dei voti ci sarà una netta separazione tra la maggioranza che vuole il Sì e la minoranza sul NO. Il 26% senza opinione o indeciso probabilmente rappresenta l’elettore medio del Pd che a dispetto di un fronte o dell’altro, intende andare al voto per votare sui contenuti della riforma Boschi. I sondaggi dicono questo, e la realtà tra 5 giorni così dirà? (Niccolò Magnani)