Non manca il consueto attacco del Movimento 5 Stelle contro il premier Renzi in piena campagna elettorale: dopo il caos rinvio e l’atteso esito del ricorso Onida al Tribunale di Milano, la novità del giorno riguarda l’attacco grillino contro gli usi presunti di risorse pubbliche per la campagna elettorale. Mentre ancora di contenuti alla riforma costituzionale si parla troppo poco, scatta l’interrogazione al premier Matteo Renzi, i deputati M5S della commissione Affari costituzionali a proposito di uno dei membri dello staff della presidenza del Consiglio. «Non è chiaro se la consulente dell’esecutivo, Simona Ercolani, lavori per il Pd, per il comitato Basta un sì, per il Presidente del Consiglio o, contemporaneamente, per tutti». Sotto accusa la presenza di Simona Ercolani, secondo i deputati M5s, a vari eventi di diversa estrazione con la presenza successiva del premier Renzi. «Perché un consulente, pagato con soldi pubblici, per occuparsi di altre mansioni, viene impiegato nella campagna referendaria dell’esecutivo pro sì al ddl Boschi?», si chiede ancora il comunicato da cui è partita l’interrogazione contro il presidente del Consiglio.



Le ultime notizie sul referendum, dopo l’ondata di polemiche sul presunto rinvio del voto al 2017, riprendono le fila della campagna elettorale con lo scontro che rimane più o meno sempre sullo stesso piano: pro o contro Renzi, il punto è praticamente sempre quello. Ribadito anche questa mattina da Silvio Berlusconi in una intervista esclusiva al Tg5 in cui ha tirato dritto contro il premier fiorentino, «Ogni giorno in tutta Italia si svolgono decine di manifestazioni per il No alle quali partecipano molti cittadini – spiega parlando ai microfoni del Tg5 – sono consapevoli della necessità di battere questa riforma finta di Renzi, per aver una riforma vera». Unico appoggio viene dato a Renzi solo sulla questione del terremoto, dove anche Forza Italia si schiera per l’unità nazionale e ogni sforzo contro la terribile emergenza dei territori in centro Italia. «Io sono ottimista sul fatto che gli italiani non vorranno permettere a questo governo di trovare nel referendum quella legittimazione che non ha mai avuto dalle urne i governo di Renzi obiettivamente non la merito», chiude l’intervista Berlusconi.



Anche i sindacati si schierano del tutto contro il rinvio del referendum costituzionale, dopo le opposizioni, il Quirinale e lo stesso Premier Renzi (nonostante i “retroscenisti” indichino l’affondo di Alfano come un gesto comandato della “Leopolda”): in una manifestazione regionale a Bologna per la Cgil, ha parlato il segretario Susanna Camusso e si è detta del tutto contraria al referendum rinviato al 2017. «C’è una situazione in cui oggettivamente tutto sembra legato a cosa succede o non succede il 4 dicembre. Continuare ad avere una situazione di paralisi delle decisioni non serve a nessuno. Si è caricato il referendum di tali e tanti significati da parte del governo che mi pare che sia utile scegliere la democrazia, quindi il voto dei cittadini e non continuare a rinviare». Sindacati in generale hanno dato il loro parere contrario ad un rinvio che toglierebbe per l’ennesima volta la libertà all’elettore di dare il suo giudizio sulla situazione attuale politica.



Referendum rinviato? “Neanche per sogno”, è stata più o meno questa la reazione secondo gli addetti ai lavori del presidente Mattarella dopo il pasticcio andato in scena negli ultimi due giorni sul possibile rinvio del voto al 4 dicembre 2016 verso il prossimo anno. Secondo le fonti di Repubblica, «Mattarella non avrebbe mai pensato a posticipare il referendum costituzionale previsto per il prossimo 4 dicembre. Tanto che dal Quirinale lo staff del presidente della Repubblica fa trapelare “stupore”, “sorpresa” e “scetticismo». Renzi ormai sembra stato il vero mandante dell’uscita di Alfano, sondando le opposizioni su eventuali rinvii del voto di dicembre, ma il No secco arrivato ha fatto tornare tutti indietro sui propri passi. «Il presidente non ha mai pensato e nessuno gli ha mai parlato dell’ipotesi di far slittare la consultazione referendaria. L’idea di spostare la data del voto non ha mai varcato il portone del Quirinale – spiegano ancora a Repubblica – il confronto non ha superato i confini dei partiti e dei giornali. Senza alcun tipo di profilo formale e istituzionale». Questione chiusa davvero, con anche il rinvio della decisione sul ricorso Onida…

Referendum Costituzionale, ieri la giornata più lunga quando sembrava che la decisione e sentenza del Tribunale di Milano sull’eventuale rinvio del voto 4 dicembre 2016 all’anno prossimo sarebbe arrivata entro la giornata: il Tribunale ha poi fatto sapere che invece la decisione non arriverà non prima di 10 giorni, in cui potenzialmente l’intera campagna elettorale potrebbe già del tutto delinearsi. La novità però che arriva dopo la “non” decisione di ieri a Milano è illustrata perfettamente dal costituzionalista Stefano Ceccanti su Twitter: «rinviando la decisione su rinvio Tribunale Milano decide così a procedimento già avviato: il Ministero degli Interni dà scheda a Ministero Esteri 26 giorni prima». Tradotto, il vincolo del voto all’estero in pratica inguaierebbe in un caos troppo enorme da gestire l’intero governo italiano, dal momento che in questi giorni gli italiani all’estero dovranno votare per corrispondenza. Se a quel punto il caso venisse ammesso, arriverebbe sulla scrivania della Consulta “quando molti all’estero hanno già votato”. Le schede votate infatti devono tornare in Italia “entro il primo dicembre”, dice Ceccanti, rassicurando in questo modo sia il popolo del No che anche lo stesso Renzi che non ci pensa minimamente a rinviare il voto del “suo” referendum. Resterà da capire dunque quale fine potrà avere il ricorso di Stefano Onida, ma a meno di clamorosi dietrofront il voto del referendum è confermato al 4 dicembre 2016. (Niccolò Magnani)