Dalla Leopolda 2016, dove presenziano in qualità di ministri dell’Economia e del Lavoro del Governo Renzi, Pier Carlo Padoan e Rioberto Poletti ribadiscono il loro sì al referendum costituzionale 2016 mettendo in guardia da un’eventuale vittoria del No. Il responsabilie dei conti pubblici a Corriere.it spiega che se vincesse il Sì “ci sarebbe un beneficio. La situazione è delicata perché i mercati stanno aspettando l’esito di alcune consultazioni, non solo quella italiana”. Poletti da parte sua chiarisce:”Se al referendum del prossimo 4 dicembre vincerà il Sì, allora il governo andrà avanti, farà le riforme promesse, e chi ha investito sulla stabilità continuerà a farlo”. In caso contrario “si creerebbe un’incertezza grave che bloccherebbe gli investimenti per un certo periodo di tempo. Non vuole essere una dichiarazione ‘terroristica’, mi sembra ovvio”.
-Mentre l’ipotesi di un referendum costituzionale 2016 rinviato sembra essere ad un passo dallo svanire del tutto, continuano le trattative tra il Partito Democratico e Gianni Cuperlo per convincere quest’ultimo ad esprimere il suo Sì alle riforme renziane. Come anticipato da alcune fonti democratiche a La Repubblica sarà firmato probabilmente nella giornata di oggi dal vicesegretario Lorenzo Guerini, dai capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, dal presidente Matteo Orfini e dal leader di Sinistradem il documento che si impegna a cambiare l’Italicum. Cuperlo da par suo aspetta in silenzio che sia Renzi a fornirgli le assicurazioni da lui richieste per garantire il suo appoggio al referendum, mentre il capogruppo alla Camera Ettore Rosato è più speranzoso:”Confidiamo che il lavoro fatto dia buoni risultati. Del resto, abbiamo lavorato sempre insieme.”
Un referendum costituzionale che ormai sembra destinato a gareggiare senza più ostacoli verso il voto del 4 dicembre 2016: forse, quantomeno, stando alle ultime ostinate parole del Presidente Emerito della Consulta Valerio Onida che ha presentato settimane fa il ricorso che potrebbe ancora far cambiare pelle al referendum (e colorito anche di Renzi, ndr). La richiesta di congelare il voto e rinviarlo per far valutare alla Corte Costituzionale la possibilità di spacchettare i punti della riforma Boschi in modo da rientrare nel misterioso (secondo Onida) caso delle competenze Stato-Regioni, imputabili di non essere inserite dentro ad altre decisioni da prendere con un solo Sì o No. Il rinvio della decisione del Tribunale di Milano sul ricorso Onida alla prossima settimana non ha fermato lo stesso costituzionalista fermo contestatore del Sì: «Nel caso in cui il Tribunale di Milano dovesse decidere per la remissione alla Corte costituzionale del ricorso presentato sul referendum costituzionale del 4 dicembre ci potrebbe essere un problema di sospensione e eventualmente i poteri li avrebbe la Corte costituzionale». Lo ha detto lo stesso costituzionalista a margine di un convegno organizzato dalla Legacoop Lombardia. Secondo Onida è ancora possibile bloccare il voto e sconvolgere così l’intera politica italiana, già da mesi bloccata praticamente dalla campagna elettorale: «Al giudice civile non si è chiesto e non si poteva chiedere di sospendere il referendum. La richiesta è di demandare alla Corte costituzionale il problema se sia o non sia illegittima costituzionalmente la legge del referendum laddove non prevede di articolare i quesiti quando l’oggetto della legge è disomogeneo. Aspettiamo la decisione del giudice». Cambierà davvero qualcosa con l’intera macchina organizzativa del voto che sarà già iniziata e a circa metà dell’opera?