Secondo i sondaggi politici pre-divieto sul referendum costituzionale, condotti e pubblicati da Euromedia Research del 16 novembre scorso, scopriamo come le intenzioni di voto sulla riforma in oggetto alle urne questa domenica verificano ancora un No davanti a tutto. Il rivale fronte del Sì si aggrappa alle ultime paure evidenziate dal sondaggio in oggetto – qui sotto i risultati sul No – dove molti italiani intervistati mostrano parecchie perplessità sul possibile stallo politico che potrebbe avvenire una volta vinto il fronte del No al referendum. Stando ai dati forniti dai sondaggi di Euromedia, il No è dato in un range di voto tra il 49,9% e il 55,1%, mentre il Sì è dato tra un 44.9% e il 50.1%: in sintesi, il Sì perde ancora – a due settimane dal voto quando sono stati effettuati questi sondaggi – rispetto al No per 47,5% contro 52.5%, ma si tiene “aggrappato” alle paure e ansie da stallo politico, economico e sociale.
Se vincesse il Sì al referendum costituzionale i sondaggi proposti ai cittadini italiani prima del divieto elettorale avevano espresso alcune interessanti indicazioni rispetto alle conseguenze che la riforma Boschi porterebbe all’arco istituzionale della politica italiana. Tra queste, un tema importante è rappresentato dalla possibilità, unita al “combinato disposto” con la legge elettorale, di avere un unico partito al governo con una maggioranza salda e solida per poter governare e legiferare per l’intera durata della Legislatura. Nei sondaggi proposti il 17 novembre e pubblicati il 18 novembre scorso da Termometro Politico, scopriamo che alla domanda “sarebbe pericoloso avere un unico partito al governo”, gli italiani intervistati si sono espressi in questo modo: tra i votanti del Sì, ovviamene il solo 4,31% si è espresso come preoccupato di tale evenienza, con il 92,94% che escluse questa ipotesi. Gli elettori del No invece considerano assai pericoloso che la riforma permetta una sola camera con la fiducia e con i pieni poteri dati dal combinato con l’Italicum che assicura il premio di maggioranza ad un partito magari col 30% nel Paese. Contrati il 79,13% degli elettori, favorevoli solo 17,62%. Chi l’avrà vinta?
In periodo di strettissima campagna elettorale pro-referendum costituzionale, i sondaggi sono ovviamente fermi a quelli pubblicati prima del divieto per silenzio elettorale del 18 novembre, come ormai i nostri lettori sapranno. Noi continuiamo nelle nostre analisi partendo da quanto pubblicato prima del 18 e vedendo cosa potrebbe essere successo in queste ultime due settimane di campagna pre-voto, con molte volte la constatazione di una tendenza che non resta per nulla statica ma che si evolve nel tempo. E allora, rispetto alle intenzioni di voto al secondo turno di eventuali elezioni politiche – chissà, magari proprio nel 2017 se dovesse andare male il referendum per il governo – qualcosa potrebbe essere cambiato in virtù della scelta tra Sì e No. Ad esempio, stando ai sondaggi prodotti e pubblicati il 15 novembre da Emg Acqua per il tg di La7, si scorge il grande successo ancora del Movimento 5 Stelle che intende fare da traino anche per il fronte del No, assieme al centrodestra uniti tutti contro Renzi. Avrà influsso positivo per il M5s il dato presentato anche per la sua corsa al No? In attesa del 4 dicembre, ecco i risultati degli eventuali ballottaggi alle Politiche: in una lotta tra M5s e Pd, la punta ancora il movimento grillino con 55% contro il 45%, un divario sempre più netto. Il centrodestra unito (Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia) contro il Pd, vede vincere Renzi per poco, 52.9% vs 47,1% mentre i Cinque Stelle trionfano ovviamente anche contro il listone cdx, con 59,3% contro il 40,7%. Praticamente un plebiscito grillino: sarà così anche al referendum costituzionale?
Sono interessanti i sondaggi sul referendum costituzionali prodotti e realizzati nelle Marche, anche all’interno dei tanti territori devastati dal terremoto: pubblicati il 15 novembre scorso (dunque prima del silenzio elettorale imposto per legge), i sondaggi di Sigma Consulting mostrano come le intenzioni di voto sul referendum costituzionale siano orientate più verso la riforma che non un giudizio sul governo Renzi. Questa particolare analisi può essere letta in più modi, ma al momento appare piuttosto evidente che, differentemente da praticamente le altre parti d’Italia, il voto sulla riforma Boschi è vissuto come un semplice giudizio su una riforma costituzionale e non una bocciatura o premio del governo. Questo avviene probabilmente per la generale non opposizione all’esecutivo che in questi mesi di gravissima emergenza sismica ha dimostrato una capacità di intervento che in molti tra i terremotati e gli sfollati hanno apprezzato; per questo motivo, ripetiamo è una nostra visione dei dati, il prossimo 4 dicembre potrebbe essere una scelta tra non per bocciare o premiare Renzi ma semplicemente per dare un giudizio sui contenuti in una sorta di ridimensionamento generale di un tema che sta dividendo il Paese ma che in questi luoghi è evidente che ha meno incidenza rispetto alla terribile situazione del terremoto. Il Sì o il No sulla riforma sono dati al 56%, il Sì o il No sul governo Renzi al 44%, un dato che dovrà ovviamente essere dimostrato dal risultato delle urne ma che fa riflettere.
Un dato non poteva e non può essere segnalato dai sondaggi sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre: rispetto al Sì o al No come e se è cambiato qualcosa in chi si diceva indeciso due settimana fa. Impossibile o quasi capirlo, l’unico dato certo lo si avrà il 5 dicembre mattina, con il risultato del referendum che dirà quanto la carta giocata da Renzi in questi ultimi giorni di campagna elettorale ha fruttato oppure no. Presenza fissa tutti i giorni sui canali di informazione, come del resto Salvini e Berlusconi, ma con la possibilità di arrivare anche a dire come la riforma può essere votata da tutti, “anche da chi mi odia e non vorrà più vedermi al governo. Lo invito a guardare però questa riforma e che per 20 anni un carro del genere non potrà mai più passare”. Gli indecisi avranno cambiato idea? Quel 24% di persone che non ha preso una scelta definitiva, secondo quanto mostrato dai sondaggi di Istituito Piepoli, in questi ultimi 4 giorni di campagna proverà a stracciare o accogliere quest’ultima “carta” del premier. I dati prospettati da Piepoli prima del divieto da silenzio elettorale vedevano il Sì fermo al 46%, mentre il No in avanti al 54; la fine del governo si avvicina oppure quegli indecisi faranno la parte “della cavalleria” per il presidente del consiglio e il suo Sì alla riforma Boschi?