“Quello che è uscito realmente dalle urne referendarie è un messaggio fortissimo che non in molti hanno colto. Dal punto di vista storico si capirà fra qualche anno, ma il messaggio è che il Novecento è finito. E’ stata una lunga transizione cominciata con la caduta del Muro di Berlino che si è conclusa lo scorso 4 dicembre: le famiglie politiche del Novecento le possiamo considerare definitivamente superate”. E’ quanto dice a ilsussidiario.net Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, in una conversazione che ha voluto analizzare la situazione politica all’indomani del referendum e in questa fase di possibile nascita di un nuovo governo. “Proprio per questo” aggiunge “questo passaggio storico va compiuto velocemente e senza esitazione, perché siamo in una fase storica decisiva”. Una fase storica, come sottolinea lo stesso Buttaroni, che però coglie impreparate quasi tutte le forze politiche, a cominciare dal Pd: “Se volessimo fare una metafora calcistica, potremmo dire che l’unica squadra al momento in forma fisica e con una tattica di gioco è il Movimento 5 Stelle”.



Buttaroni, com’è il quadro politico dopo il referendum?

Al momento il Partito democratico raccoglie il 31,4% dei consensi; il Movimento 5 Stelle il 29,6%; Forza Italia il 14,6% e la Lega il 10,5%.

In questo scenario Renzi, può, come dice, “ripartire dal 40%” dei Sì? Le sembra una analisi corretta?



Direi proprio di no. Non si può dire che il Pd alle elezioni politiche possa prendere il 40% dei voti. Abbiamo fatto un’analisi sugli elettori che hanno votato Sì chiedendo cosa voterebbero alle politiche. Dei 12 milioni e 700mila Sì, 3 milioni e 800mila sono voti che andrebbero all’attuale opposizione; 600mila andrebbero ai 5 stelle; un milione a un partito di centrodestra; 400mila ad altri partiti tipo Rifondazione comunista e Sel. Ma soprattutto un milione e 800mila persone che hanno votato al referendum non voterebbero alle politiche. Quindi rimangono circa 9 milioni di voti di cui bisogna capire se andrebbero al Pd. Certo è un buon bottino, ma non è il 40%.



La stessa analisi però si può fare per chi ha votato No: ci sono sicuramente molti elettori del Pd in quel fronte, è d’accordo?

Assolutamente sì, il Pd annovera anche molti No. Quello che noi abbiamo sottolineato sin dall’inizio è stato questo: dire che chi ha votato No ha votato contro Renzi, è una equazione troppo semplice e non veritiera. 

La base del Pd al momento con chi sta? Con Renzi o con l’opposizione?

Sicuramente il gruppo fedele a Renzi è la maggioranza nel Pd, ed è una grande maggioranza anche perché la minoranza è un’opposizione che non ha un leader, non ha una piattaforma politica, è una galassia di posizioni senza un vero perimetro. La base del Pd si identifica con Renzi, però il quadro è in forte evoluzione, e tutto dipende da come verrà gestita questa fase in modo tale da permettere di identificare l’identikit del governo.

In che senso in forte evoluzione?

Bisogna mettere a paradigma una cosa sostanziale e cioè che il voto oggi è un voto fluido rispetto al passato, è un consenso sempre provvisorio. In occasione del referendum o delle elezioni regionali o di quelle europee abbiamo visto che c’è una altissima mobilità non solo tra i partiti ma tra quanti decidono di votare o no. Questa alta mobilità è sintomatica di un consenso debole e transitorio.

 

Impossibile fare previsioni concrete?

La differenza tra prima è oggi è che una volta c’era l’inerzia, la fedeltà politica era molto alta e il voto veniva quasi tramandato in famiglia. Oggi ogni volta l’offerta politica viene misurata e non è mai la stessa.

 

In caso di elezioni comunque non prima della prossima primavera, chi si avvantaggia di più del voto “prima” o del “dopo” e perché?

C’è un perimetro politico importante che ha già una offerta politica quantomeno abbozzata, anche se non è il 40% degli elettori. Tutto il resto del panorama politico tranne i 5 stelle deve ancora fare un tratto di strada preciso, in modo particolare il centrodestra. Quale sarà la sua leadership, dove si posizionerà il baricentro? In una area moderata di tipo europeo o più a destra? Ci sono molte variabili. Gli unici che in questo momento possono dire di essere pronti alle elezioni sono i 5 stelle. 

 

Quindi se si votasse adesso la vittoria andrebbe a loro?

Facendo una metafora calcistica, i 5 stelle sono la squadra con la forma fisica migliore. Gli altri devono ancora costruire squadra e tattica. Essere in forma adesso però non significa naturalmente vincere il campionato.

 

Gli italiani in chi hanno più fiducia? Renzi o Mattarella?

Sicuramente in Mattarella, la fiducia nel governo e in Renzi è molto bassa. Mattarella seppur non sia considerato un grande player, è considerato affidabile. Prima del referendum la fiducia nei suoi confronti era al 50%.