Sì, effettivamente il governo Gentiloni, il proseguimento, secondo la maggioranza degli osservatori addirittura la fotocopia di quello presieduto da Matteo Renzi, sembra quasi avvolto dall’amnesia di quanto è avvenuto il 4 dicembre, quando si è svolto il referendum costituzionale e i “Sì” sono addirittura stati sotterrati dai “No”. Uno dei “principi” degli analisti politici italiani, uno che non “spara” e non sbaglia alla grande come alcuni suoi colleghi, misura le parole, ma resta quasi prigioniero di questa immagine di chi si rifiuta di prendere atto di un’evidenza emersa dalle urne referendarie del 4 dicembre. Stefano Folli, editorialista de la Repubblica, ex direttore del Corriere della Sera, sperava in un minimo di discontinuità. Non molto, perché la situazione è veramente sul filo del rasoio e non è semplice cambiare rotta all’improvviso. Folli non trattiene un giudizio prima ancora che gli si ponga una domanda: «Invece c’è qualcuno che è sempre alla ricerca di un voto plebiscitario, come prima della scadenza del 4 dicembre». Si tratta evidentemente di Matteo Renzi, che ora sta chiuso nel suo partito, per nulla tranquillo, e da lì cercherà di tirare i fili di una rivincita, oltre a regolare i conti con le opposizioni interne. Ma è difficile immaginare i passi di questa ipotetica rivincita, perché i tempi di questo governo sono difficilmente quantificabili.
Che ne pensa Folli?
Si fa presto ipotizzare il futuro, ma in realtà è tutto da scrivere e non è semplice fare previsioni in questo quadro politico. Il nuovo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha toni pacati, assomiglia a un gentiluomo a cui piace ragionare e ascoltare. Quale può essere il suo compito principale? Indubbiamente quello di varare una legge elettorale equilibrata da concordare con l’opposizione. Insomma, il nodo della legge elettorale resta cruciale e non si può prescindere da questo punto. Per ottenere questo, Gentiloni, su mandato del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cercherà di ridare un ruolo decisivo al Parlamento. In definitiva c’è la possibilità che si apra un negoziato serio con l’opposizione, con Forza Italia in particolare. A questo punto è difficile immaginare quali scenari possano aprirsi e anche la stessa durata di questo governo.
Ma le opposizioni sembrano scese sul “piede di guerra”.
Non mi riferisco di certo al Movimento 5 Stelle e alla Lega Nord. Sto pensando a Forza Italia e al ruolo che potrebbe giocare Silvio Berlusconi.
Scusi Folli, ma la stessa componente “verdiniana”, per essere un po’ schematici, può diventare una “spina nel fianco” di questo governo al Senato, dove, stando ai conti, la maggioranza può rischiare di andare sotto, di essere messa in minoranza.
Posso sbagliare evidentemente, eppure mi sento di garantire che questo non capiterà. Alla Camera c’è una solida maggioranza e al Senato ci sono… tante soluzioni (diciamo così). Quanto a Verdini e al suo gruppo, non mi sembrano un esempio di compattezza e coerenza. Magari in queste ore qualcuno ha già cambiato idea!
Per raggiungere l’obiettivo di varare una buna legge elettorale, Gentiloni non ha comunque un compito che appare facile. Cerchiamo di riassumere un attimo. Il governo appena varato appare come una fotocopia del governo Renzi e quindi deve assecondare la linea del Nazareno. Ma nello stesso tempo, Gentiloni sembra godere di un buon rapporto con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di cui condivide anche lo stile, molto sobrio e dialogante, e quindi ha la necessità di ammorbidire i toni dell’attuale dibattito politico.
È evidente che il compito di Gentiloni è complicato e difficile. Indubbiamente l’obiettivo di ammorbidire i toni dello scontro politico è fondamentale e Gentiloni lo comprende benissimo e credo che sia in grado di farlo. Si muove certamente tra mille difficoltà, anche se il suo potrebbe essere quasi un “governo del Presidente”, con l’appoggio appunto di Mattarella. Poi nello stesso tempo deve tenere una linea che non può entrare in conflitto con il Partito democratico, dove al momento l’obiettivo resta sempre quello di andare alla ricerca di un voto plebiscitario. Bisogna vedere come andranno le cose. Come dicevo non si può scrivere ancora tutto e magari Gentiloni riesce a ottenere quello che è difficile immaginare adesso.
Certo non è stato facilitato nel varare questo governo dal suo partito. Il governo-fotocopia sembra quasi una provocazione.
C’è stato qualche inserimento importante, ma riconferme e promozioni sono francamente incomprensibili. Speravo e credevo che l’appoggio di Mattarella avrebbe provocato qualche cambiamento significativo nella compagine di governo. Pensavo alla nomina di qualche personalità esterna, anche a un esponente del “No” in modo che fosse facilitato il dialogo, ammorbidito il tono politico e quindi favorito un tono costruttivo sulla riforma elettorale. Tutto questo non è avvenuto e questo rende indubbiamente più difficile il compito di Gentiloni.
Ma in tutto questo dialogo ci siamo dimenticati delle scadenze che il governo deve affrontare. Si comincia con un adempimento europeo, si continua con problemi internazionali, c’è infine il problema delle banche, economico e finanziario.
Al momento è quasi impossibile affrontare questi temi. Vediamo di risolvere intanto il problema di varare una legge elettorale normale, se così si può dire, e di ammorbidire un clima politico che appare sempre più avvelenato.
(Gianluigi Da Rold)