Virginia Raggi è sotto assedio dopo l’arresto di Raffaele Marra. Prosegue la trattativa per trovare una soluzione alla crisi politica a Roma, ma quando sembrava che fosse a portata di mano arriva una dichiarazione clamorosa da parte della sindaca Virginia Raggi. «Io non mi sento più parte del M5S, non mi ci riconosco più» avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori in queste ore. Nel caso in cui allora Virginia Raggi decidesse di rompere con Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, si arriverebbe alla conta dei consiglieri comunali. In tal caso, però, la sindaca vedrebbe sfumare dalla maggioranza quindici consiglieri che sarebbero pronti a lasciarla al primo segnale del comico. E allora la Raggi si ritroverebbe a doversi guardare intorno. Secondo alcune fonti citate dall’Avvenire, se fosse Grillo a “sfiduciare” la sindaca, allora le dimissioni sarebbero “inevitabili”. Nessuno dei due fronti, però, vuole arrivare a quel punto, per cui resta da capire se la Raggi deciderà di accettare l’allontanamento dei suoi uomini di fiducia.
Virginia Raggi stava per essere commissariata, ma poi poi ha prevalso la linea prudente di Davide Casaleggio: il retroscena è stato svelato da Repubblica, secondo cui era già pronto il post sul blog per la sospensione della sindaca di Roma in seguito all’arresto di Raffaele Marra. Una fonte avrebbe rivelato che i vertici del Movimento 5 Stelle hanno fatto retromarcia perché pare che lei non sia coinvolta e non stia per essere indagata. Ieri sera dieci consiglieri erano pronti a mollare Virginia Raggi, poi è spuntata l’idea di darle un ultimatum: via Frongia e Romeo, spazio all’altra ala. La spaccatura che si è aperta tra Virginia Raggi e il Movimento 5 Stelle è ormai incolmabile? La risposta emergerà dalla riunione prevista oggi pomeriggio: scopriremo, ad esempio, la reazione della sindaca all’ultimatum dei vertici del Movimento 5 Stelle. La resa dei conti si sta avvicinando, la svolta è vicina.
Dopo l’arreso di Raffaele Marra, il braccio destro della sindaca di Roma Virginia Raggi, è resa dei conti all’interno del Movimento 5 Stelle. Ieri sera c’è stato un duro confronto in un vertice andato avanti fino a tarda notte per capire quanti resterebbero e quanti no, ma nel pomeriggio è previsto un nuovo summit in Campidoglio. Come riportato dall’Ansa, si sta valutando anche la possibilità di andare avanti senza il simbolo del M5S e la sindaca si è detta disponibile all’ipotesi che però incontra una forte opposizione da parte del presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito e del capogruppo del Movimento Paolo Ferrara. Gli esponenti di spicco della maggioranza condividono le richieste dei parlamentari pentastellati “ortodossi”, secondo cui la Raggi dovrebbe aprirsi di più al movimento nazionale e rinunciare a Salvatore Romeo, Renato Marra (fratello di Raffaele) e pure al vicesindaco Daniele Frongia. Intanto il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha lasciato intorno alle 5.30 l’albergo romano nel quale ha avuto una serie di incontri per affrontare la “crisi” scoppiata dopo l’arreso di Marra e avrebbe preso un treno intorno alle 6 per tornare a Genova.
Quante gatte da pelare per Virginia Raggi dopo l’arresto del capo del personale del comune di Roma, Raffaele Marra. A chiedere un gesto forte alla sindaca della Capitale è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che ai giornalisti assiepati davanti a Palazzo Marino, sede del comune milanese chiamato a convivere con la grana dell’autosospensione del sindaco Sala, come riporta l’Ansa ha dichiarato:”I milanesi meritano chiarezza. Non chiediamo le dimissioni di Sala: se ha la coscienza pulita faccia il sindaco a tempo pieno e lavori, se ha la coscienza sporca si dimetta. Un’indagine non vuol dire una condanna. Altro è la situazione di Roma, lì l’unica parola è elezioni subito, perché in sei mesi i 5 Stelle ne hanno combinate più di Bertoldo”. Una richiesta, quella di Salvini, che difficilmente verrà accolta dalla rappresentante del M5s, che ha già dichiarato di voler proseguire nella sua avventura al Campidoglio.
The day after: Virginia Raggi , sindaco di Roma, si trova al punto più difficile di tutta la sua giovane carriera politica, dopo l’arresto di ieri del braccio destro Raffaele Marra, per mesi passato a difenderlo davanti alla base del partito che non voleva in Giunta un uomo di Alemanno: ora è in carcere con l’accusa di corruzione e tangenti, per pratiche precedenti a questa amministrazione, ma non cambia il corso delle polemiche contro il sindaco M5s e contro quella parte del direttorio che l’ha sempre difesa (vedasi nostro focus qui sotto su Di Maio e il rapporto con una parte cospicua dei Cinque Stelle). Il rebus politico è assai complesso, con l’aggiunta del caos-Marra alla già difficile situazione post dimissioni dell’assessore Paola Muraro. Dopo una settimana da incubo per Virginia Raggi e per l’intera giunta, ora arriva anche la chiamata di fuoco di Beppe Grillo che se pubblicamente difende l’operato del sindaco pare che in privato abbia “strigliato” la giovane e bella sindaco di Roma Capitale. «Su Marra te lo avevo detto ora rimedia», riporta l’Ansa della telefonata di fuoco tra il leader e il sindaco.
Il caso di Raffaele Marra a Roma, braccio destro del sindaco Raggi arrestato ieri in mattinata, tiene accesa tutta la partita della politica, per un attimo dimenticandosi dei problemi legati al nuovo governo Gentiloni: le opposizioni si scagliano contro il Movimento 5 Stelle reo di non riuscire il Comune della Capitale che intanto versa in degrado sotto tanti aspetti. Queste le accuse però che non arrivano solo dall’esterno ma dagli stessi Cinque Stelle che sul sindaco Virginia Raggi e sulla gestione finora tenuta dal Direttorio, Grillo compreso, hanno fin da subito manifestato qualche perplessità dopo la vittoria alle elezioni di primavera. Intransigente contro il dirigente ora arrestato è stato Nicola Morra, Senatore M5s che commenta, «non si può pretendere rigore da chi come noi richiede integerrimità». Carlo Sibilia, ex componente del Direttorio, mette tutti in guardia, «Le avvisaglie c’erano. Qualcuno deve prendersi delle responsabilità politiche. Il Movimento non vada a sbattere su questa storia», mentre addirittura il deputato Brescia attacca direttamente Luigi Di Maio, «la smetta di fare il piccolo stratega», leggiamo su Repubblica. Michele Dell’Orco su Twitter chiede scusa a Carla Ruocco e Roberta Lombardi che in tempi non sospetti avevano espresso molti dubbi su Marra e sulla gestione del Direttorio sull’intera vicenda. «oggi qualcuno dovrebbe chiedere scusa e ringraziare Ruocco e Lombardi», le quali avevano definito Raffaele Marra un “virus che ha infettato il Movimento 5 Stelle”, dopo che invece il dirigente ex uomo di fiducia del sindaco Raggi aveva detto nel luglio scorso, «se il Movimento ha come via maestra la legalità io mi definisco lo spermatozoo che ha fecondato l’ovulo del Movimento. Sono uno di loro».