Due sono i punti principali usciti dall’Assemblea Nazionale del Pd in casa dem: il Congresso non sarà a breve, visto che Renzi ha proposto di arrivare fino a naturale scadenza come da statuto (dunque a fine dicembre 2017, come riportiamo nel nostro focus qui sotto), con le prossime tappe che sono state illustrate a fine relazione dal segretario ancora in sella. «Il 21 dicembre ci troveremo a Roma per riunire il gruppo dei territori con i segretari regionali e provinciali, il 22 gennaio ci sarà una mobilitazione totale di tutti i circoli, il 28 gennaio facciamo il punto, il 24 febbraio tracceremo il percorso di quanto la sinistra deve fare per vedere un’Europa futura non di tecnocrati». Ma è sulla legge elettorale il secondo grande tema di questa Assemblea Pd: Renzi ha rispolverato il Mattarellum, con la platea che ha votato praticamente unanime (10 contrari e 4 astenuti) anche se non convince pienamente alcune anime di minoranza del Pd, soprattutto quella dei Giovani Turchi di Orlando. «Non ero contro l’Italicum perché apriva una deriva autoritaria ma perché ritenevo che in un sistema tripolare” sarebbe nato un tema di rappresentanza della maggioranza. “Nessuno vuole tornare al proporzionale puro ma mi chiedo se basta rispolverare il modello di maggioritario muscolare”. Lo dice Andrea Orlando al Pd commentando la proposta di Mattarellum. «Il dubbio è la divisione tra “chi si porta sulle spalle la difesa del sistema e chi vive di contestazione del sistema: tutti si assumano un pezzo di responsabilità».



Renzi ottiene la “vittoria” sulla minoranza con l’approvazione all’Assemblea Nazionale del Pd della sua proposta sulla legge elettorale: si torna al Mattarellum e lo si propone a tutte le forze politiche, in modo da arrivare alla elezioni già in tarda primavera o in estate (Delrio ha detto che al limite ok anche a settembre). L’assemblea del Pd ha approvato la relazione del segretario Matteo Renzi che ha avanzato la proposta del Mattarellum. La relazione è stata approvata con 481 favorevoli, 2 contrari e 10 astenuti, anche se la minoranza di ReteDem non ha partecipato per scelta al voto. Polemiche però arrivano da Walter Tocci e soprattutto da Francesco Boccia che nel suo intervento davanti all’Assemblea Nazionale dichiara, «Vorrei sapere dove abbiamo discusso del Mattarellum come proposta di legge elettorale da parte del Pd. Non dico che sono in disaccordo, ma dove lo abbiamo discusso?». Intanto una seconda “vittoria” di Renzi arriva con le parole di un avversario storico come la Lega Nord, con Roberto Calderoli che a LaPresse commenta «Bene che Renzi stamattina abbia finalmente proposto il Mattarellum, una legge elettorale rapidamente approvabile in modo da poter altrettanto rapidamente tornare al voto. Anche se Renzi così contraddice completamente la sua precedente proposta elettorale, l’Italicum, approvata peraltro con tre soli voti di fiducia, e quindi con la sua apertura di oggi si sta ‘autosfiduciando’».



Nell’assemblea nazionale Pd il primo momento di altissima tensione arriva con l’intervento di Roberto Giachetti che ha un unico interlocutore insomma, Robert Speranza, leader della minoranza e candidato alla segreteria. «Noi non cacciamo via nessuno ma io rivendico anche quella politica dove qualcuno ha ancora l’etica di domandarsi se ha ancora senso stare in quella comunità. Mi riferisco a chi va in tv o rilascia interviste e butta fango sulla nostra comunità. Quando sento il mio amico, nuovo Davide, che non crede all’uomo solo al comando – mi riferisco a Roberto Speranza – voglio dire a lui e alla sua ala che il suo problema è di non avere un uomo solo al comando cioè Matteo Renzi». Ma il momento sale di tensione quando l’ex candidato sindaco di Roma si riferisce con queste parole: «Sulla legge elettorale mi sembra di giocare al gioco dell’oca… Roberto Speranza hai la faccia come il culo, avete la faccia come il c… Quando potevamo votare il ritorno al Mattarellum Speranza era capogruppo». Richiamato in quel momento dal presidente Orfini, Giachetti replica «Chiedo scusa – ha aggiunto allora il vicepresidente della Camera – segnalo che quella parola è ormai sdoganata, diciamo che avete la faccia di bronzo». L’Assemblea insorge, e Orfini commenta, «Da vicepresidente della Camera non avresti mai accettato di sentire quelle parole».



Interviene anche Gianni Cuperlo tra i vari delegati sul palco dell’Assemblea Nazionale Pd, in pieno svolgimento all’Hotel Ergife di Roma: è il primo membro importante della minoranza dem che interviene all’Assemblea dopo la lunga relazione iniziale di Matteo Renzi e i punti di distanza sono già moltissimi. «”Sento di esprimere la mia solidarietà umana al segretario anche per come ha reagito dopo la sconfitta, ma con la stessa onestà dico che serve una guida diversa per il Pd. Capisco che Renzi non voglia fare subito il congresso, ma facciamolo presto, prima delle elezioni. Un congresso che stupisca per l’umiltà e per la passione. Noi non abbiamo vinto con il 40% ma abbiamo perso con il 60%», sono le parole dure espresse da Gianni Cuperlo davanti alla platea del Pd. Abbiamo bisogno di discutere come il Pd non ha fatto mai da quando è nato. «Il problema è capire quali forze reali siano in grado di portare fuori il Paese dalla più grave crisi di sempre; Alla luce di quanto è accaduto, il documento sull’accordo sulle modifiche all’Italicum lo firmerei di nuovo. Abbiamo davanti mesi difficili, molto dipenderà da noi», sono le ultime parole di Cuperlo prima di lasciare lo spazio a Pittella, Epifani e i ministri Martina e Delrio, che rispondono a Cuperlo e Speranza, «Il Pd deve cambiare, sì, ma tutti: maggioranza e minoranza. Ho sentito evocare Davide e Golia, ma qui siamo tutti Davide: fuori ci sono i Golia e sono le sfide».

Uno di punti più delicati toccati da Matteo Renzi all’Assemblea Nazionale del Partito Democratico – finita poco fa, durata un’oretta buona e prima dei prossimi 60 interventi sul palco, con qualche brusio dalla tal per gli orari che si allungheranno notevolmente – è stato certamente quello della Legge Elettorale, ovvero il vero punto di riforma del governo appena nato con Paolo Gentiloni. Dopo aver allontanato il Congresso, “a normale scadenza statutaria” (ovvero fine 2017), l’ex premier rilancia così sulla legge elettorale: «chiediamo alle altre forze politiche di non fare melina sulla legge elettorale. Il punto è: vogliamo giocarci l’ultima possibilità di avere un sistema maggioritario o vogliamo scivolare verso il proporzionale. Io chiedo a questa assemblea di valutare se il Pd è pronto al ritorno al Mattarellum. Lo chiedo a Forza Italia, lo chiedo ai nostri amici centristi, lo chiedo alla Lega Nord, lo chiedo alla sinistra, lo chiedo al Movimento 5 Stelle, che definiva l’Italicum fascista e ora vuole andare a votare con quella legge». Molti proclami, molta autocritica, «Sono il primo a dire che ora c’è più bisogno di ‘noi’ che di ‘io’», per Matteo Renzi la sfida è chiara: bisogna continuare sulla strada della riforma visto il risultato iper-negativo del referendum: «abbiamo star-perso dovunque, si riparte con una speranza da dare ancora al sistema maggioritario». Si aspetterà dunque un voto dell’Assemblea Pd proprio sulla proposta del Mattarellum…

L’Assemblea Nazionale Pd vede subito un momento decisivo: a metà relazione di Matteo Renzi arriva il punto chiave che si attendeva da giorni ormai, la vicenda Congresso: «Rispetteremo le scadenze statutarie sul congresso e non faremo rese dei conti. I nostri figli dovranno sapere che staranno in un Paese meno roso dal rancore. I circoli tornino a discutere di ciò che serve all’Italia». Niente Congresso anticipato, come del resto voleva anche la minoranza dem e parte delle altre correnti: si arriva alla scadenza statutaria che per regolamento prevede 4 anni di durata della Segretaria eletta dalle Primarie. In questo caso quindi, guardano al regolamento del Partito Democratico, Renzi vedrà la scadenza del suo mandato a dicembre 2017, con il Congresso che verrà indetta in questo modo: «Il Presidente dell’Assemblea nazionale indice l’elezione dell’Assemblea e del Segretario nazionali sei mesi prima della scadenza del mandato del Segretario in carica». Tantissimi gli spunti che dà l’ex premier davanti ad una Assemblea Nazionale gremita: frecciata alla minoranza dem, «La sconfitta fa parte della politica e il vero leader deve farsene carico. Quando si perde si dice ‘ho perso’, non si dice ‘ho non vinto’. Nessuna giustificazione, nessuna vendetta. Vedere persone del nostro partito che brindavano non alla vittoria del referendum ma alle mie dimissioni è una cosa che ferisce il senso della nostra comunità». Ma anche bordata agli altri avversari politici, i Cinque Stelle, «Per bloccare la corruzione non si bloccano i progetti come le Olimpiadi, si scelgono meglio i collaboratori. Facciamo un accordo cari amici grillini: voi la smettete con le bufale e noi la smettiamo con la verità, cioè di dire che siete un’azienda privata che firma contratti privati con gli amministratori locali». Gli errori di Renzi sono elencati senza particolari omissioni: «Non abbiamo perso, abbiamo stra-perso. La straordinaria partecipazione che c’è stata ha portato a non far bastare i 13 milioni e mezzo di voti che sognavamo alla vigilia. Abbiamo perso al Sud, abbiamo perso tra i giovani, abbiamo perso nelle periferie, abbiamo perso sul web».

L’Assemblea Nazionale del Partito Democratico è cominciata con qualche minuto di ritardo ma vede ora sul palco per la prima relazione proprio il segretario Pd Matteo Renzi, pronto alla sfida più difficile: riconquistare il suo popolo e il suo partito dopo qualche sconfitta di troppo, specie nell’appuntamento cruciale del referendum costituzionale. A vedere l’ingresso sembra tutt’altro che fredda l’accoglienza che la platea dei più di 1000 delegati del Partito Democratico: standing ovation e una minoranza che pare esserlo ancora di più a vedere la reazione dei dem in sala. Poi parte il Renzi combattente, quasi scomparso negli ultimi mesi di governo spesi in campagna elettorale: «E’ chiaro che abbiamo una situazione difficile: abbiamo perso battaglia referendaria per cui ci siamo spesi molto. E ringrazio per quell’impegno e per i mille giorni di governo il segretario Renzi e i tanti volontari che hanno sorretto quella battaglia referendaria». Le prime parole vanno allo strazio della situazione di Aleppo in Siria, occasione che per ricordare come il 2016 sia stato l’anno degli eventi internazionali fuori dal comune e purtroppo non sempre per motivi gioiosi, proprio come l’Isis amaramente insegna. Poi si torna al punto: «Nel 2016 il tema del commercio internazionale e accordi commerciali sembra conoscere una battuta di arresto. Dobbiamo dare una risposta a ciò che è accaduto con il voto al #Referendum e soprattutto il Paese è comunque ripartito grazie alle riforme di questo Pd. Ma non è al passato che dobbiamo guardare, I 1000 giorni sono il passato di questo Paese. Si può fare politica se si concretizzano i valori».

Sta iniziando in netto ritardo l’Assemblea Nazionale del Pd a Roma con l’arrivo alla spicciolata dei protagonisti che oggi terranno accesi i riflettori sopra la discussione politica nazionale. I lavori combineranno a breve, in ritardo di almeno un’ora, senza togliere però nulla al però specifico che avranno le prossime ore per il futuro del Partito Democratico. Sarà un tutti-contro-Renzi oppure lo spazio per il dialogo sarà permesso su entrambi i fronti della contesa post Referendum Costituzionale e post crisi di governo? Nell’attesa di scoprirlo, Enrico Rossi all’ingresso all’Hotel Ergife ha voluto lanciare un segnale di distensione verso il segretario Pd: «Speranza? Non si deve fare una confederazione antirenziana. Oggi da Renzi mi aspetto che annunci un congresso – i tempi ci sono -, non un election day. Renzi può indire il congresso, dimettersi e ripresentarsi. Io mi candido per dare rappresentanza all’area sociale» conclude davanti ai giornalisti il Governatore della Toscana, candidato alla segreteria per il prossimo Congresso dem. Rosato invece reclama la veridicità di queste discussioni, rispondendo a qualche critica della minoranza dem dopo le ultime Direzioni del partito: «”Noi non abbiamo mai fatto discussioni finte. La dialettica interna è un pezzo del nostro dna. Dopo la discussione, però, viene la decisione. Dobbiamo tornare ai vecchi tempi, dopo che si decide, si va avanti tutti insieme». I lavori dell’Assemblea, che qui sotto potete seguire in diretta streaming video, stanno per cominciare.

Mentre stanno per cominciare i lavori della Assemblea Nazionale del Partito Democratico a Roma all’Hotel Ergife, la vigilia del decisivo incontro e resa dei conti nel Pd è stata vissuta con la candidatura ufficiale di un altro big del partito, quel Roberto Speranza leader dellì’ala vicina a Bersani, che si aggiunge al Governatore Enrico Rossi nella lotta contro Renzi al prossimo Congresso e dunque primarie. «Sarò Davide contro Golia, basta arroganza, Renzi non ha in mano il 40% dell’elettorato. Dobbiamo opporci a Renzi con la ragione e con la fede», commenta Speranza lanciando la sua candidatura alla segreteria. In attesa ovviamente se oggi spunterà qualche altro nome importante, uno “a caso”, Michele Emiliano che da molti è dato come il vero e possibile antagonista dem alla ricandidatura dell’attuale segretario ed ex premier (vedi nostro focus qui sotto). Emiliano, Governatore della Puglia, ufficialmente appoggia Speranza ma non si esclude affatto una sua discesa in campo per provare a contrastare l’ala renziana del Partito Democratico. Oggi scoprirà le carte?

Tra circa mezz’ora scatta a Roma l’Assemblea Nazionale del Pd dove potrebbe consumarsi molto più di una semplice riunione nazionale di partito. Molti dem sono pronti e affilati contro il segretario che dovrà gioco forza commentare la sconfitta cocente del referendum cercando di spiegare e di fare autocritica sul dove e il come si è perso quello che era l’appuntamento elettorale e politico più importante degli ultimi 10 anni di centrosinistra, e non solo. Matteo Renzi proverà a farlo ma con un iter molto ben chiaro in testa: al netto di ogni sfida interna e corrente dem, oggi sfileranno proprio tutte lanciando le candidature alla segreteria per il prossimo imminente Congresso Pd, il programma è chiaro e pare essere il seguente. Prima le primarie del centrosinistra e poi diritti verso le elezioni politiche; quando? Per Renzi dovrebbe avvenire già in primavera; la minoranza dem del Partito Democratico pare però non volerci vedere bene su questo fronte, secondo l’Unità infatti «Non è detto, anzi, che esponenti di correnti diverse come AreaDem o Giovani Turchi non si spendano per un proseguimento della legislatura a dopo l’estate con un governo Gentiloni che vede ammonticchiarsi sul suo tavolo sempre nuovi dossier». Insomma, la sfida aperta: Renzi oggi cosa deciderà?

Ebbene, la resa dei conti è giunta: oggi scatta l’Assemblea Nazionale del Pd a Roma, l’occasione in cui Matteo Renzi chiederà a gran voce il Congresso, atteso un po’ da tutti, e in qualche modo darà la cifra anche delle prossime mosse dell’esecutivo Gentiloni, specie su quali scenari dove proiettarsi e contro quali nemici dovrà vedersela. Giorni difficili con la sconfitta al referendum, la crisi di governo indetta e superata con la composizione rapidissima del nuovo governo sempre a maggioranza Pd-Ncd ma senza Ala di Verdini. E poi i primi appuntamenti internazionali e la grana del comune di Milano con l’autosospensione di Giuseppe Sala da sindaco perché indagato su Expo 2016. Per tutti questi motivi e per il futuro del Partito Democratico, l’Assemblea Nazionale di oggi è molto attesa: eccolo dunque, il grande ritorno dopo giorni di silenzio “assordante” dell’ex premier e ancora segretario Pd, da Pontassieve con furore: «Ripartiamo dall’Italia è il titolo dell’Assemblea del Pd di domenica prossima. Abbiamo subito una sconfitta dura nel referendum.

E io mi sono dimesso da premier. Domenica discuteremo di molte cose, in modo trasparente e chiaro, come deve fare chi ama la politica e crede nel servizio per il bene comune». Lo scrive su Facebook l’ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi. Via le polemiche, dentro i sondaggi e le domande ai suoi followers, un ritorno alle origini? «Non avendo più gli obblighi istituzionali di governo mi piacerebbe tornare a usare questa pagina soprattutto per ascoltarvi, più che per raccontare le cose fatte. E allora proviamoci: abbiamo a lungo discusso dei mille giorni del nostro governo. Ma ditemi voi: quale scelta vi ha colpito di più in positivo e quale vi è sembrato l’errore più grande di questi tre anni? Delle tante riforme dalla scuola al lavoro, dal sociale ai diritti, dall’Expo alle tasse cosa cambiereste? E soprattutto qual è la priorità secondo voi per i prossimi mille giorni? Perché la politica non è mai Amarcord, ma sempre paziente costruzione di futuro. Vi leggo volentieri».

Con inizio dei lavori alle 10 all’Hotel Ergife di Roma, l’Assemblea Nazionale Pd scatta oggi e per tutta la giornata: tutti gli iscritti e i delegati del Partito Democratico sbarcano a Roma per discutere degli ultimi due anni e mezzo, e soprattutto per il rilancio dei prossimi mesi con il Congresso che molto probabilmente verrà lanciato oggi. L’era Renzi volge verso il termine o il segretario saprà riconquistarsi la base nelle prossime primarie? In attesa di saperlo e di vedere cosa oggi dirà Matteo Renzi, dopo una settimana di silenzi, sale sempre di più una figura all’interno del Pd che potrebbe rivelarsi come il vero candidato opposto e rivale a Renzi per il prossimo congresso: è Michele Emiliano, il Governatore della Regione Puglia, e potrebbe essere il vero volto nuovo che “piace” un po’ a tutte le minoranze del Partito Democratico e che potrebbe scendere in campo, come del resto da lui mai smentito, per battere Renzi alla segreteria. «Il presidente della Regione Puglia non è un bersaniano, piuttosto è ben visto da Massimo D’Alema, però gode della considerazione di rappresentanti importanti della componente più numerosa tra le minoranze Pd, a partire da Roberto Speranza. Emiliano, è il calcolo, consentirebbe di  sfruttare l’onda del risultato del referendum al Sud, dove la quantità di elettori Pd che hanno votato No ha raggiunto punte del 30 per cento. Emiliano potrebbe rappresentare il partito del Sud contro un Renzi che, sempre risultati del referendum alla mano, si è consolidato nel Pd del Nord», osserva con acutezza un collega di Radio Popolare alla vigilia dell’Assemblea di oggi. Dopo il referendum Renzi vorrà riaffilare le armi ma sarà molto probabilmente Emiliano a tentare di opporglisi: già da oggi? (Niccolò Magnani)