Gli ultimi sondaggi sul referendum costituzionale del 4 dicembre pubblicati prima del divieto elettorale mostrano sostanzialmente quanto anche i sondaggi “clandestini” pubblicati su siti e portali online di questi giorni riportano: il No è sempre avanti, ma il risultato è assai incerto dato che sia il dato sugli indecisi e sia l’affluenza / astensione è ancora molto instabile. Secondo i sondaggi prodotti e pubblicati il 18 novembre scorso da Winpoll per Scenari Politici si scorge come il No sia ancora la scelta preferita dal 53,5% degli elettori, mentre il Sì rincorre con il 46,5% dei voti. Gli indecisi al momento fluttuano tra il 15% e il 25%, un dato ancora molto alto per poter fare qualsivoglia previsione sul risultato del referendum costituzionale. I sondaggi allora si limitano a mostrare il possibile dato sull’affluenza, ancora al 57% con moltissimi astenuti che anche in questa chiamata elettorale rischiano “di vincere” rispetto ai cittadini che sceglieranno di esprimere il proprio diritto di voto.
Mancano due giorni al referendum costituzionale e la sfida Sì vs No, in assenza di sondaggi politici vietati dal silenzio elettorale, proseguono nell’incerta battaglia di questo ultimo giorno di campagna elettorale. Da domani, silenzio totale prima del voto di domenica che consegnerà la fine di un lunghissimo periodo politico di divisioni, lotte e battaglie tra la maggioranza di Renzi e le opposizioni praticamente unite nel fronte del No. Eppure, lil 16 novembre scorso un sondaggio interessante di Euromedia Research aveva già espresso la fatidica domanda agli elettori intervistati, ricevendo risposte interessanti che valgono ancora ovviamente adesso, che siamo praticamente a ridosso del voto referendario. I rischi e le paure non cambiano, la scelta di optare per uno o per l’altro voto invece potrà variare fino all’ultimo: diamo dunque un’occhiata alle risposte degli italiani in modo da fare anche una tara rispetto a quale idea si è fatta in ogni cittadino rispetto alla riforma Boschi. Quali sono i rischi maggiori se dovesse vincere il Sì? Secondo i sondaggi di Euromedia, il 30% non è per nulla spaventato da tale impressi, ma già il 19,8% ritiene che il cambiamento della Costituzione sarà in peggio. Il 19,2% degli elettori ritiene che tale referendum metterà in un ruolo di maggiore forza il premier Renzi, mentre il 17% ritiene che esista davvero il rischio di una deriva autoritaria di un uomo solo al comando; il 5,9% ritiene che col Sì si avrebbe un forte ridimensionamento politico delle opposizioni e delle alternative a Matteo Renzi, mentre da ultimo il 7,5% è ancora sostanzialmente indeciso e non saprebbe cosa rispondere a questa domanda..
Uno dei punti studiati dai sondaggi sui referendum costituzionale – anche in questi ultimi giorni in cui i dati non possono essere ufficiali e pubblicati per via del divieto da silenzio elettorale – riguarda le possibile conseguenze del Sì o del No rispetto al voto di domenica prossima. Ebbene, addirittura a meta novembre quando ancora mancavano giorni di campagna elettorale, nei sondaggi prodotti da Termometro Politico (pubblicazione il 18 novembre scorso) si riscontra un’analisi sul possibile No alla riforma e sulla conseguenza a livello economico. È stato chiesto agli italiani se con la vittoria del No avessero paura della reazione e del possibile panico nei mercati finanziarie Ue: per il 62,2% degli elettori effettivamente il rischio di un panico nelle borse sarà non solo possibile ma probabile, mentre è convinto del contrario il 24,9% degli italiani sentiti nei sondaggi sul referendum. Se però la domanda viene fatta solo agli elettori del NO, allora i dati ovviamente cambiano radicalmente: rischio panico mercati solo per il 4,8%, nessun rischio per il 91,7%, praticamente un plebiscito.
I sondaggi politici prodotti prima del divieto elettorale pre-referendum costituzionale hanno analizzato sotto molti punti di vista un possibile paragone sulla situazione italiana delle riforma costituzionale e sulle ultime stravolgenti novità in politica estera, con la Brexit prima e l’elezione di Donald Trump molto più recente (e molto più clamoroso). I sondaggi dell’Istituto Piepoli condotti il giorno ultimo per presentare dati politici ed elettorali, hanno ravvisato come un possibile effetto Trump in effetti è presente anche per la nostra situazione italiana, specie per il fattore populismo e voto anti-sistema. Gli italiani hanno dunque risposto così nei sondaggi: il 6% vede un fortissimo effetto che la vittoria di Trump possa avere sul nostro referendum costituzione, mentre il 23% è convinto che potrebbe avvenire questa ipotesi, senza grandi certezze. Di contro, il 32% considera poco influente il voto americano sulle nostre situazioni politiche, il 33% non considera per nulla un problema o un effetto postumo il voto per il presidente americano. E voi, quando sarete nell’urna, ci penserete?
Gli italiani, sondaggi o non sondaggi, amano il rischio? Sul Referendum Costituzionale al voto tra due giorni, il grande rischio viene visto da tutte e due i fronti che accusano gli avversari di portare l’Italia verso un equilibrio molto precario, invitando così a votare per la propria parte politica. Ma, se osserviamo degli interessanti sondaggi politici pre-divieto elettorale sul referendum, scopriamo che la scelta del “rischio” è vissuta in maniera diversa a seconda del fronte Sì o No. Osservando i sondaggi di Termometro Politico del 18 novembre scorso, alla domanda “qual’è la sua propensione al rischio”, la divisione tra gli elettori filo-Renzi e quelli filo-No è la seguente. Alta propensione al rischio e non interesse se si fanno errori, per il 41,7% degli elettori Sì, mentre il 31,9% di loro ha una bassa propensione al rischio e se fosse possibile non farebbe nulla per non fare errori (non so al 27%). Di contro, gli elettori del No hanno meno concezione di basso rischio ma anche di alto: 40,2% ama rischiare, il 29% preferisce non farlo (non so al 30,3%). E tra due giorni, alle urne, quale “rischio” verrà scelto? Qui sotto vi diamo una panoramica con le paure e i rischi avvertii come maggiori dagli elettori del referendum costituzionale.
Se vincesse il No al referendum costituzionale, nei sondaggi effettuati prima del divieto elettorale, cosa spaventerebbe davvero gli italiani intervistati? Una domanda semplice che ha ottenuto molteplici risposte che si possono considerare a buon diritto gli effetti principali ritenuti dannosi da chi ha scelto o è orientato a votare No. Nei sondaggi pubblicati il 16 novembre scorso dall’Istituto Piepoli si scorge come la paura più grande della vittoria del No al referendum è l’immobilismo che si confermerebbe nella politica italiana, «si dovrebbe ricominciare da capo con le riforme», votato questo effetto dal 14,3% degli elettori. Il 10,9% ritiene il No una condanna che porterebbe “una tempesta finanziaria nel nostro Paese con grandi difficoltà per la nostra economia”; il 9,7% ritiene invece “instabilità politica con grandi incognite sul futuro”, mentre il 7,8% riflette sul possibile ritorno sulla scena di personaggi politici che pensavo archiviati. Da ultimo, il 6,8% valuta il No come una possibile avanzata delle forze anti-sistema e populiste. Per il 43,4% degli elettori intervistati in questo sondaggio il No non spaventa per nulla e per questo motivo lo voterebbe al prossimo referendum costituzionale di domenica. (Niccolò Magnani)