Rassicurare un’intera nazione spaventata di fronte alla minaccia terroristica, ma non solo. Spingere anche a riscoprire i valori di solidarietà e comunità. Sergio Mattarella si accinge a trovare intorno a queste due priorità l’obiettivo ottimale del suo secondo messaggio di fine anno.
Sul testo, insieme ai suoi collaboratori, il Capo dello Stato lavora già da alcune settimane, ma la cronaca incalza, e non potrebbe essere altrimenti. Un anno fa fu la fotografia del corpo del piccolo Aylan, il bimbo siriano che aveva trovato la morte sulla spiaggia di un’isola greca. Quest’anno la notizia clamorosa è l’uccisione a Sesto San Giovanni (Milano) del killer di Berlino. Una fuga fermata da un pattuglia della polizia che ha fatto il suo dovere, ma che apre interrogativi inquietanti sulla possibilità che anche il nostro paese possa finire nel mirino degli attentati di matrice islamista. Non ha mai fatto mancare la sua vicinanza il Capo dello Stato nei momenti più tragici: è stato ai funerali di Valeria Solesin, a Venezia, ha accolto le salme dei nostri connazionali uccisi a Dacca. non poteva mancare nel caso di Fabrizia Di Lorenzo, travolta a Berlino mentre faceva acquisti al mercatino di Natale proprio dall’assassino ucciso poi alla periferia di Milano.
Forte è per Mattarella l’esigenza di spiegare che gli apparati dello Stato stanno facendo di tutto per prevenire ogni potenziale rischio. Va ribadito che lo Stato c’è, e che l’Europa può (e deve) fare di più in tema di sicurezza e difesa comune. “Il terrorismo ci vuole impaurire e condizione. Non glielo permetteremo”, disse nel discorso di Capodanno di un anno fa. E difficilmente i toni potranno essere differenti.
Nel suo primo messaggio agli italiani Mattarella era partito dall’emergenza lavoro, che esiste ancora, e che avrà doveroso spazio nel suo intervento. Ma quest’anno vi sono anche altre circostanze imprevedibili, che sono subentrate durante l’anno e che sono passate in cima alla lista delle preoccupazioni. La prima è senza dubbio la ricostruzione post-terremoto nelle regioni dell’Italia Centrale. Il Capo dello Stato ha ormai assunto come punto d’onore il pungolare le istituzioni a fare il massimo, come dimostrano le sei visite da fine agosto al 22 dicembre, e l’aver ricordato questo tema persino nei giorni della crisi di governo.
Nei soccorsi e nell’assistenza ai terremotati secondo Mattarella si è vista l’Italia migliore, quella capace di una generosità straordinaria, di altruismo e solidarietà. Tutti elementi che devono essere da esempio per una politica che fatica a tenere il passo. L’invito del presidente della Repubblica non può che essere quello ad abbassare i toni e a collaborare per il bene comune, all’indomani di un referendum dove l’alta partecipazione della cittadinanza al voto “ha manifestato con evidenza la richiesta di essere protagonista delle scelte collettive”, come ha spiegato nell’indirizzo di saluto natalizio alle più alte cariche dello stato.
Nel discorso a reti unificate il presidente avrà quindi l’occasione per tracciare un bilancio della crisi politica che è seguita alla consultazione del 4 dicembre. Crisi risolta — ha già avuto modo di sottolineare — nel più rigoroso rispetto della Costituzione “che tutti dobbiamo amare e rispettare”.
Davanti alla politica si apre un anno difficile, e Mattarella non potrà non ricordarlo. Si avvicina il momento in cui dovrà essere verificato “l’allineamento del parlamento rispetto agli orientamenti del corpo elettorale”. Il presidente non ha alcuna intenzione di frenare rispetto alle elezioni, tanto è vero che i suoi collaboratori smentiscono le intenzioni di voler far di tutto per arrivare alla scadenza naturale della legislatura, a febbraio 2018. Certo è però che ritiene indispensabile prima di sciogliere il parlamento almeno l’armonizzazione delle leggi elettorali di Camera e Senato. E il suo sarà un forte richiamo a affrontare questo nodo in un clima costruttivo. “E’ augurabile — ha detto sempre nel discorso alle alte cariche — che, sulle regole elettorali, si registri in Parlamento un consenso, auspicabilmente generale, comunque più ampio di quello della maggioranza di governo”.
Per tutti, per i cittadini come per il mondo politico, il cuore del messaggio probabilmente non potrà che essere un richiamo a essere all’altezza delle sfide che il paese ha davanti: sedere nel consiglio di sicurezza dell’Onu, presiedere il G7, a maggio a Taormina, presiedere il vertice celebrativo dei trattati che diedero vita sessant’anni fa all’Europa unita, rilanciando questo progetto appannato.
Si tratta di appuntamenti cruciali non solo per l’Italia, ma che l’Italia ha la forza e le capacità per affrontare e superare brillantemente. Del resto, lo stesso Mattarella ha più volte ribadito che “la percezione che all’estero hanno dell’Italia è complessivamente migliore di quanto non abbiamo noi stessi”. A patto — ha sempre aggiunto — di sapere fare squadra.